Una nuova udienza del processo in Corte d’Assise per l’omicidio dei coniugi Gianpiero Ferrari e Gabriella Plozza, uccisi il 21 novembre 2010 nei loro uffici al pianterreno dell’abitazione a Brusio.
Dopo una lunga pausa dovuta a problemi di salute di uno degli avvocati difensori, a Sondrio sono riprese le udienze al processo per l’omicidio dei coniugi Ferrari di Brusio. Alla sbarra Ezio Gatti, imprenditore italiano e il moldavo Ruslan Cojocaru, accusati di essere rispettivamente il mandante e l’esecutore materiale del delitto.
A testimoniare sono stati chiamati due agenti della polizia svizzera, a cui è stato chiesto di riferire, in particolare, sulle armi rinvenute nella casa e negli uffici dei coniugi Ferrari.
Dalle testimonianza dei due poliziotti, assistiti nella loro audizione da un’interprete che ha tradotto dal tedesco all’italiano ogni loro risposta, è emersa la presenza di un vero e proprio arsenale.
Nel corridoio che porta alla sala riunioni dove è stata uccisa Gabriella Plozza, sono state trovate due rastrelliere con diversi fucili e pistole lancia razzi, revolver e armi di ogni genere in cassaforte e pure nei cassetti, oltre a cannoni anti-arei e un carro armato, tutto detenuto legalmente.
“Ferrari era da noi conosciuto come possessore di armi da guerra – ha precisato uno dei poliziotti – ma non come trafficante di armi.”
Le domande del Pm Luisa Russo e del legale che difende Ruslan Cojocaru, l’avvocato Rossella Sclavi, sono state rivolte soprattutto a capire se le armi utilizzate per l’omicidio (una Beretta serie 92 e una pistola calibro 6 e 35) potessero trovarsi all’interno della casa e non essere quindi state portate dall’assassino.
La difesa, infatti, sostiene proprio questa tesi, mentre l’accusa è fortemente convinta che le armi che hanno ucciso i due coniugi non fossero di loro proprietà.
(Fonte : Il Giorno.it)