Due morti e centinaia di feriti negli scontri che venerdì e sabato hanno interessato Piazza Tahrir, al Cairo e molte altre città egiziane. I manifestanti chiedono la fine del governo militare e il rapido trasferimento del potere ad un governo eletto democraticamente.
Le manifestazioni che hanno attraversato il paese hanno chiamato a raccolta due milioni di partecipanti, secondo gli organizzatori, solo 200mila secondo le fonti governative.
I disordini in Piazza Tahrir sono scoppiati quando la polizia ha cercato di far evacuare centinaia di persone ancora presenti dopo le manifestazioni di venerdì, che al centro della capitale avevano radunato quasi 50mila persone, in gran parte islamisti.
I disordini sembrano essere terminati domenica mattina. Molti feriti anche tra le forze dell’ordine. Numerosi gli arresti fra i manifestanti.
Disordini si sono verificati anche ad Alessandria d’Egitto, dove centinaia di persone si erano radunate di fronte agli uffici dei servizi di sicurezza e a Suez, nell’est del paese.
Il governo egiziano, composto da membri del Consiglio supremo delle forze armate, dirige il paese dalla caduta del presidente Moubarak, all’inizio dell’anno. Qualche settimana fa aveva avanzato una proposta costituzionale per garantire all’esercito l’autorità esclusiva sulla gestione del dipartimento della Difesa.
Questa disposizione sarebbe dovuta essere discussa con i gruppi islamisti e liberali ma per mancanza di visioni comuni le trattative sono state interrotte.
Una quarantina di associazioni e di partiti politici avevano indetto manifestazioni in tutto l’Egitto per protestare contro la proposta costituzionale e per garantire il trasferimento dei poteri al popolo. Di fronte al crescente malcontento, il ministro dell’Interno ha modificato il contenuto della proposta, ma per la popolazione questo non basta: l’esercito deve ritirarsi dal potere.
La prima fase delle elezioni legislative, primo scrutinio del dopo-Moubarak, dovrebbe iniziare il 28 novembre.