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Un governo di transizione senza il primo ministro Papandreou non significa ancora il salvataggio della Grecia, scrive oggi il quotidiano dei Paesi Bassi Trouw : “Difficilmente si può rimproverare a Papandreou di mancare di coraggio. Ha dichiarato senza mezzi termini di fronte al Parlamento che gli accordi per salvare l’euro e le strette misure di austerità che ne sono conseguite sono il prezzo da pagare per decenni di corruzione e nepotismo.
Il coraggio di Papandreou si è tuttavia mutato in incoscienza quando ha annunciato il referendum. Questo aveva messo in discussione il piano di salvataggio della Grecia e sottoposto a un’estrema pressione l’intera Unione europea.
… Il principale partito d’opposizione deve essere pronto ad assumere precise responsabilità. Il suo capo, Antoni Samaras, dovrà ora dimostrare che il suo scopo principale non era quello di avere lo scalpo di Papandreou. Adesso deve capire che in gioco c’è la sopravvivenza dell’economia greca.”

La formazione di un governo di transizione è da più parti vista come null’altro che un piccolo passo verso la soluzione del problema greco. Papandreou si è da subito detto pronto a cedere il posto al nuovo governo, ma di fatto gli è stato messo un coltello alla gola: dapprima perché ritirasse l’idea del referendum e poi l’imposizione della condizione che voleva la formazione di un nuovo governo, pena la sospensione degli aiuti alla Grecia.

Ora tutta la responsabilità è sulle spalle di Samaras. Malgrado si pensi che il capo dell’opposizione abbia un maggior margine di manovra, è certo che eventi cruciali lo aspettano al varco.
Eventi che cambiano e che si susseguono ad una velocità incredibile. Il che dovrebbe preoccupare.