La perizia psichiatrica condotta sul giovane 17enne serbo che il 1. luglio in un appartamento di Daro, sopra Bellinzona, aveva ucciso il patrigno Arno Garatti ha rilevato che al momento del delitto il ragazzo non era completamente lucido, era parzialmente incapace di discernimento.
Una valutazione che va ad attenuare le responsabilità del ragazzo e che è stata consegnata di recente – come si legge oggi su La Regione – a Fabiola Gnesa, sostituto magistrato dei minorenni.
La madre del ragazzo, che al momento del delitto era in Serbia presso la famiglia, è stata accusata di complicità nell’omicidio. Il suo arresto era avvenuto il 4 settembre.
Gli inquirenti ritengono possibile che abbia istigato il figlio a uccidere il patrigno. Pare che tra lei e Garatti non corressero buoni rapporti e il giovane potrebbe essere stato influenzato dalla situazione di disagio e di conflitto in cui vedeva la madre.
La donna è ancora interrogata dagli inquirenti. Lo stesso avviene per altre persone che si presume siano coinvolte in questa brutta storia.