Nonostante una massiccia dimostrazione di forza da parte della polizia antisommossa, che nella giornata di ieri a Minsk con l’aiuto di cannoni d’acqua e barriere ha effettuato altri numerosi arresti, migliaia di manifestanti sono scesi anche oggi per le strade della capitale accompagnati dalle bandiere con i colori rosso e bianco. Le proteste, senza precedenti nel paese, sono scoppiate dopo che Alexander Lukashenko ha rivendicato la vittoria delle ultime elezioni nazionali del 9 agosto con l’80% dei voti.

I manifestanti, tra cui molti studenti universitari, chiedono le sue dimissioni e la fine della brutalità della polizia. “Non vogliamo tornare alla vita che avevamo da molti anni. Finalmente ci sentiamo importanti perché abbiamo vissuto nell’apatia per troppo tempo e ora abbiamo solo questo sentimento di solidarietà e pensiamo che i cambiamenti stanno già avvenendo, quindi non è sicuramente ora di arrendersi”, ha dichiarato ai giornalisti una manifestante per nulla scoraggiata dalle forze di sicurezza.

Senza tener conto degli arresti e delle intimidazioni, i manifestanti a favore della democrazia in Bielorussia continuano le proteste per mostrare il loro disappunto sul “furto” avvenuto alle elezioni nazionali da parte di Lukashenko, accusando le autorità di aver truccato la sua rielezione. Sono stati migliaia gli studenti che hanno scioperato il primo giorno di scuola scendendo in piazza a sostegno delle proteste. E purtroppo sono molti i video condivisi sui social che mostrano giovani picchiati da agenti della polizia e trascinati via su furgoni. Un affronto che sta incoraggiando ancora di più a continuare le manifestazioni.

Le autorità bielorusse hanno bloccato oltre 50 siti web d’informazione per impedire le pubblicazioni degli enormi raduni, compresi due canali televisivi satellitari finanziati dalla Polonia e dagli Stati Uniti. Sono stati inoltre revocati gli accreditamenti di 19 giornalisti appartenenti ad importanti agenzie di stampa internazionali, i quali sono stati anche oggetto di detenzione temporanea appositamente per interferire con il loro lavoro.

Lukashenko sta cercando di mettere a tacere i media indipendenti e stranieri. Forte dell’appoggio del presidente russo Vladimir Putin, che al momento però si è astenuto dal dispiegare truppe militari, Lukashenko ha ricevuto giovedì il primo ministro russo Mikhail Mishustin, quest’ultimo in visita in Bielorussia per capire come Mosca possa aiutare ulteriormente a rafforzare la sua posizione, presentandogli una bizzarra teoria complottistica su come fosse una falsificazione il recente avvelenamento del leader dell’opposizione russa Alexei Navalny, confermando di averne le prove. Per i bielorussi, che sono davvero stanchi di Lukashenko eletto nel 1994 e che ha governato per 26 anni, sono comportamenti di un tiranno che vuole aggrapparsi disperatamente al potere pur non avendo più nessuna legittimità. E la gente non dimentica la sua arroganza accompagnata dalla platealità quando appare in pubblico in divisa militare con giubbotto anti proiettile armato di fucile.

Per i manifestanti è ora che lui se ne vada. L’Unione europea ha deciso di imporre sanzioni e di congelare beni, tuttora in fase di elaborazione, ai funzionari bielorussi coinvolti ai presunti brogli elettorali, alle percosse e torture dei manifestanti e alle loro incarcerazioni. Il relatore della Nazioni Unite, Anais Marin, ha dichiarato che la rielezione di Lukashenko a presidente è stata “completamente” manipolata.

Moltissimi bielorussi stanno manifestando in tutto il paese da un mese oramai, anche se al movimento di protesta manca un leader chiaro. Molti attivisti sono stati messi in prigione o sono stati costretti a lasciare il paese.