Economia

OMS : La nuova bozza del trattato pandemico

Liliane Tami – Filosofa della Scienza, bioeticista e manager sanitario

Mentre il mondo ancora cerca di capire cosa sia realmente accaduto durante l’emergenza Covid-19, con tutti i suoi errori, le censure e le imposizioni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)o WHO (World Healt Organization) prepara un nuovo accordo globale che dovrebbe “prevenire e rispondere meglio” alle future pandemie. La Svizzera ha definito questo accordo un «significativo successo dopo una maratona di tre anni».

Ma la svizzera sta agendo per amore dei suoi cittadini o come con ignava ed acritica debolezza ha dato la sua adesione ad un ente sovranazionale foraggiato dalle Big Pharma che si arricchiscono con le malattie?

Come verrà interpretata davvero la nuova bozza del trattato pandemico, e quali sono le implicazioni per le nazioni, i cittadini e la libertà? La SVizzera, che è politicamente neutrale, non dovrebbe stare fuori da enti sovranazionali mossi da interessi economici di aziende private ( vedasi i vaccini covid)?

Il World Health Organization (WHO) , ad esempio, spende soldi per fare studi sulla teoria gender, come è visibile a questo link . https://cdn.who.int/media/docs/default-source/documents/gender/sogie—faq-final-08.10.2024.pdf?sfvrsn=ef076e29_3&download=true Vogliamo proprio farne parte?

Secondo quanto approvato dagli Stati membri dell’OMS, il documento, che sarà sottoposto a votazione finale all’Assemblea Mondiale della Sanità nel maggio 2025, mira a rafforzare la cooperazione sanitaria internazionale, ma introduce misure vincolanti che sollevano interrogativi gravi e legittimi sulla sovranità nazionale e sul diritto alla libera scelta terapeutica. Inoltre L’OMS ha bisogno di trovare un totale di 2,5 miliardi di dollari entro la fine del 2027, di cui circa 600 milioni quest’anno: non sarebbe meglio investirli nella produzione di cibo sano e naturale senza PFAS e pesticidi, ad esempio, o per sensibilizzare i giovani su un corretto stile di vita?


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Uno dei punti chiave del trattato prevede che, durante una pandemia, i produttori farmaceutici dovranno destinare il 20% della produzione di vaccini, terapie e test all’OMS, di cui una parte da donare e una da vendere a prezzi calmierati.
Dietro la retorica dell’“equità”, tuttavia, si nasconde un meccanismo centralizzato che rende l’OMS un attore dominante nella gestione di futuri eventi sanitari, a scapito delle competenze nazionali e locali.

Inoltre, si chiede agli Stati di migliorare la sorveglianza sanitaria, di condividere dati sensibili e di seguire linee guida e piani prestabiliti per affrontare scenari pandemici — piani che, per quanto formalmente “rispettosi della sovranità”, di fatto tendono a uniformare le risposte sanitarie, riducendo gli spazi decisionali delle singole nazioni.

Dopo gli anni del Covid, molti cittadini hanno compreso l’importanza di avere trasparenza scientifica, pluralismo terapeutico e libertà di scelta, soprattutto quando si parla di salute. In troppi casi, abbiamo visto l’OMS — influenzata da interessi politici ed economici — sostenere narrazioni uniche, screditare approcci alternativi e difendere posizioni che non sempre si sono rivelate nell’interesse dei cittadini.

La medicina non è solo vaccini e lockdown: è anche prevenzione, stile di vita, medicina naturale e complementare, relazione medico-paziente, umanità. Eppure, questi approcci sono quasi del tutto assenti nella visione OMS, che resta rigidamente ancorata a un modello tecnocratico e centralizzato, spesso più vicino ai grandi laboratori farmaceutici che al benessere integrale della persona.


Un trattato internazionale che impone misure, schemi di risposta, vincoli industriali e condiziona le politiche sanitarie nazionali non può essere accettato a cuor leggero. La sovranità sanitaria è un principio essenziale: significa che ogni Stato deve avere il diritto di valutare, scegliere e modulare le proprie risposte in base al contesto, alla popolazione, ai valori costituzionali e culturali.

Difendere la sovranità non è egoismo: è responsabilità. Significa proteggere la libertà terapeutica, evitare derive autoritarie e garantire che ogni scelta medica sia realmente condivisa, informata e rispettosa della persona. Come abbiamo visto, gli interessi delle grandi aziende farmaceutiche, durante al COVID, hanno calpestato la libertà dei singoli individui, ed in particolar modo di coloro che non erano nella fascia a rischio di Covid. Non possiamo permettere che ciò accada ancora.


Invece di centralizzare il potere in mani lontane e opache, l’Europa e i singoli Stati dovrebbero investire nella medicina preventiva, nelle pratiche naturali, nella salute ambientale e nella consapevolezza personale.
Dovremmo riscoprire la medicina integrata, promuovere lo stile di vita sano, sostenere l’agricoltura pulita e recuperare la fiducia nel rapporto tra medico e paziente, oggi troppo spesso sostituito da algoritmi e protocolli impersonali.

La vera salute nasce da popoli liberi, consapevoli, sovrani. E la vera cooperazione internazionale non impone, ma dialoga. L’OMS, se vuole essere davvero autorevole, dovrà rispettare la libertà dei popoli e ascoltare anche le voci fuori dal coro, ossia coloro che studiano la salute senza averci poi guadagni economici o politici.

Relatore

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