Alberto De Marchi |

“Non esiste mondo fuori dalle mura di Verona, ma solo purgatorio, tormento, inferno. Chi è bandito da qui è bandito dal mondo, e l’esilio dal mondo è la morte”.

Questo adagio shakespeariano (Romeo e Giulietta, atto III, scena III), forse un po’ inflazionato, posto in apertura di questa mia carrellata di pensieri, ritengo sia utile per prendere coscienza che, invece, del marcio – per rimanere sulla scia tracciata dalle opere del bardo di Stratford-upon-Avon – oltre che in Danimarca ce n’è anche entro le mura scaligere.

È notizia fresca – il Consiglio Comunale de quo si è tenuto lo scorso giovedì 3 aprile – che l’Amministrazione comunale veronese, guidata dal giugno 2022 dall’ex calciatore e dirigente sportivo (oltre che, a suo modo, scolastico: per una maggiore disamina di questo punto consiglio la lettura del saggio a più mani curato da Pucci Cipriani e Ascanio Ruschi Da Barbiana al Forteto (Don Milani e il Donmilanismo), Solfanelli Editore, Chieti 2023, al quale ho preso parte con un breve contributo) cattolico progressista Damiano Tommasi, alla guida di una lista comprendente partiti, movimenti territoriali e liste civiche tutte afferenti all’area del (centro)sinistra, abbia preso la decisione di non stanziare più alcun contributo per la giornata di celebrazione dei martiri delle Pasque Veronesi (ricorrenza che si ripete annualmente dal 1997, bicentenario dell’evento storico in questione), grazie innanzitutto all’impegno profuso – in senso sia teorico, ovverosia di ricerca, checché ne dica soprattutto uno degli esponenti della Giunta Tommasi, che pratico-organizzativo – dal “Comitato per la celebrazione delle Pasque Veronesi”, fondato in quello stesso 1997 e da allora presieduto da Maurizio Ruggiero.

Ma cosa s’intende con “Pasque Veronesi”? Ci si riferisce a quella sollevazione, popolare ma non censitaria, con l’essenziale contributo delle truppe dalmatine di stanza a Verona, “in difesa della Veneta Repubblica, delle tradizioni dei padri e della Religione Cattolica” principiata il 17 marzo (Lunedì dell’Angelo) 1797, proseguita fino al 25 dello stesso mese e, dopo un pareva iniziale successo, repressa nel sangue (così come nel sangue era cominciata, nella fattispecie con l’invasione – da parte delle truppe napoleoniche impegnate nella Campagna d’Italia – di una città che, come Verona, si era fin da subito dichiarata neutrale, e senza che Venezia, la Capitale, facesse qualcosa per contrastare quest’ennesima – e numerosissime altre ne seguiranno – illegalità napoleonica) contro l’occupante transalpino, il quale discese ad imporre con la forza delle armi i tre principi scaturiti dalla ghigliottina rivoluzionaria.

L’opposizione allo stanziamento di fondi, che trova concorde, chiaramente, tutta la maggioranza, è stata esplicitata, in occasione del Consiglio Comunale citato in apertura, dall’Assessore alla – tra le diverse deleghe – Memoria storica Jacopo Buffolo; questi, scagliatosi contro i “finanziamenti a chi distorce la Storia”, avrebbe comunque assicurato, nel pieno rispetto delle libertà garantite dalla Costituzione italiana, la possibilità “di manifestare, ma la disinformazione pagata con i soldi dei veronesi deve finire. Le passate amministrazioni hanno dato più di 100.000 euro al Comitato delle Pasque veronesi per le sue celebrazioni antistoriche e antiscientifiche!”, chiosando che le posizioni di chi ha la volontà di tramandare una pagina di Storia (si metta l’anima in pace Buffolo, ché di Storia si tratta) in tutto e per tutto fondativa – assieme a molte altre – delle identità veronese, veneta e cattolica, sarebbero da equiparare a quelle di terrapiattisti e no-vax (sic!).

Ebbene, sabato scorso 5 aprile, durante il momento conviviale seguito alla conferenza, tenutasi in centro a Verona, “Eurasia e valori tradizionali: la sfida al globalismo”, ho avuto modo di confrontarmi con alcune persone toccate personalmente da questo accanimento ideologico: membri del Comitato impegnati nell’organizzazione fattiva delle celebrazioni e figuranti in costumi d’epoca, dietro le insegne o del corpo degli Schiavoni dalmati allora di stanza a Verona o a quelle del I° Reggimento Veneto Real. Un riassunto stringato di quanto uscito da quelle conversazioni è grossomodo questo: in carica – come già sopra ricordato – dal giugno 2022, l’Amministrazione Tommasi è il terzo anno di fila che decide ed attua di non concedere più fondi pubblici (la richiesta del contributo, in realtà non sempre andata a buon fine nemmeno quando presentata alla precedente amministrazione, di centrodestra, guidata da Federico Sboarina, è da diversi anni poco più che un pro forma) per la giornata di commemorazione dei caduti delle Pasque, quindi, fin qui, nihil sub sole novus; il problema vero e serio, al di là delle sperticanti uscite dell’Assessore Buffolo in difesa della libertà di manifestazione garantita a chiunque, è che quest’anno, per la prima volta, si è provato a scovare il cavillo burocratico che possa permettere anche il divieto alla commemorazione in sé e per sé, usando a pretesto le “esose pretese economiche” del Comitato. Esosità che non viene tirata in ballo quando i fondi pubblici da stanziare sono per il Tocatì, il festival internazionale dei giochi di strada che si tiene a Verona da oltre vent’anni (quella del settembre prossimo sarà la ventitreesima edizione); beninteso, anche quella è una manifestazione ricca di significato e sentimento per quanti, veronesi e non, siano consci che un futuro più o meno radioso (per quanto possa garantire il periodo storico da tregenda che stiamo vivendo) potrà aversi soltanto mantenendo saldamente piantate le nostre radici nella tradizione, quindi Dio ce lo conservi, però il sospetto di essere di fronte all’ennesima manifestazione del portato tutto italiano del “due pesi e due misure” è davvero forte!

La commemorazione, per quest’anno – tornando a parlare delle Pasque (quasi) proibite – , immagino si terrà: sarebbe un eccessivo esporsi, per l’Amministrazione Tommasi, andare avanti sulla strada della proibizione totale; forse, a questo risultato, hanno contribuito anche le proteste – invero rumorose e decisamente colorite ma, come diceva un esponente politico venetista di lungo corso, che non posso menzionare poiché, ciò che riporto virgolettato, lo ha espresso in una chat privata all’interno di un gruppo WhatsApp, “la Storia non è una reazione chimica […] dove due atomi di idrogeno si uniscono ad un atomo di ossigeno per formare acqua, processo privo di emozioni, ideali, comportamenti imprevedibili. È invece frutto del momento politico, economico, culturale che attraversa un popolo […]” -, dagli spalti della sala ove stava tenendosi il Consiglio, di esponenti di movimenti e sigle del mondo dell’indipendentismo/autonomismo e della Tradizione. Ma l’anno prossimo?

Per scongiurare un peggioramento ulteriore della situazione già oltremodo tesa, mi sento di espormi in prima persona invitando l’Assessore Jacopo Buffolo a presenziare alla commemorazione del 17 aprile prossimo oltre che a visionare il docufilm di Tommaso Giusto Le Pasque Veronesi. Quando Verona insorse contro Napoleone 17-25 aprile 1797, del 2023: un amministratore pubblico, più che il diritto di trincerarsi dietro i dogmi della scientificità (i quali, da laureato in Storia, porto decisamente in palmo di mano e da sempre cerco di fare miei il più possibile, anche se homo sum ecc. ecc.), fatalità però sempre a senso unico, ha il dovere di non sconoscere nessuna pagina della Storia della città che la sua tanto decantata democrazia gli ha permesso di guidare; anche se non gli piace, dal momento che, amministratore, lo è di tutti, non solo dei suoi!