Principessa del ducato di Parma, Margherita Farnese (7 novembre 1567 – 13 aprile 1643) andò in sposa a tredici anni a Vincenzo Gonzaga, rampollo del ducato di Mantova. Unire i due ducati dell’Italia settentrionale in un grande potentato, fu l’irrealizzata utopia dei duchi – dai nobilissimi natali – di Parma, Ottavio Farnese (nipote di papa Papa Paolo III) e Margarita d’Austria (figlia naturale di Carlo V), e del duca di Mantova, Guglielmo Gonzaga.
E’ il saggio, Un Parentado tra due grandi casate (Tipleco, 2017) di Giuliano Masola a raccontare, con serrata fedeltà alle fonti storiche strenuamente rinvenute negli Archivi, le vicende di questa principessa divenuta monaca, dimenticata dalla Storia. Grazie all’Autore, dalle ombre del passato i personaggi dai documenti riemergono in tutta la loro umanità, tra ambizione, potere, dolore. E’ dalla vicenda di Margherita studiata in questo saggio storico che Martine Chantal Fantuzzi (collaboratrice di Ticinolive.ch) ha tratto la tragedia in V atti in versi, in stile alfieriano, Margherita Farnese, pubblicata nel secondo studio di Masola, Donna Maura Lucenia (Tipleco, 2019) e già declamata, assieme alla presentazione del saggio, in occasione del genetiliaco della principessa, il 7 novembre 2017, nel palazzo della Pilotta.
Il matrimonio tra Margherita e Vincenzo, viene celebrato con grande sfarzo e i due sposini, belli, giovani e mirabilmente vestiti, viaggiano da Parma a Mantova tra il giubilo della corte, estasiata al cospetto di tanto giovanile splendore. Ma un’ombra incombe sull’unione: il matrimonio non può esser consumato, per una malformazione fisica della sposa. Tra innocenti menzogne da parte dei giovani per tenere salda l’inconsumata unione e chiacchiere sferranti di cortigiani troppo loquaci, per Margherita giunge la terribile prova dell’operazione, in un’epoca in cui la ginecologia è pressoché ignota, ed il dolore viene accompagnato dall’umiliazione, poiché la giovanissima sposa è costretta a piegarsi ai ferri pubblicamente. Margherita, orfana di madre (la bella Maria d’Aviz era morta neanche trent’enne) e con un padre valoroso in guerra ma sempre assente (Alessandro Farnese che era stato uno dei vincitori di Lepanto nel 1571 era impegnato nelle Fiandre) è sola, pressata dalla nonna Margarita d’Austria a sottoporsi a una nuova rischiosa operazione o dal suocero Guglielmo Gonzaga a monacarsi (cosicché il matrimonio possa essere annullato e il giovane Vincenzo possa convolare a nozze con un’altra rampolla), in prima persona sceglie, alla fine, di prendere velo e voti, consacrata dal Cardinal Borromeo.
Si conclude così la tragica vicenda di una fanciulla che abbandona la corte per il chiostro e all’età di sedici anni diviene monaca e la resterà per i successivi sessant’anni, fino alla morte. Sopravvive ad ogni suo parente, compreso l’ormai lontano Vincenzo, ora marito di Eleonora de Medici, che gli darà numerosa prole, tutta falciata da morte prematura. Che tra Vincenzo e Margherita vi fosse stato amore forse è confermato dalla scelta del nome della primogenita del duca di Mantova, Margherita, per l’appunto.
Donna Maura Lucenia secondo studio su Margherita di Giuliano Masola tratta dunque della successiva vita monasteriale della principessa, e include la Tragedia pubblicata di Martine Chantal Fantuzzi Margherita Farnese, nella quale Margherita, stretta in una spirale di potere e destino, rivendica se stessa scegliendo stoicamente di seguitar senza recalcitrare quel fato che imperioso le si prospetta, prendendo il velo.
La giovane principessa diviene così badessa di Parma. Monaca nel Convento di San Paolo (noto al mondo dell’Arte per gli splendidi affreschi di Antonio Allegri da Correggio, scoperti solo dopo l’ordinanza napoleonica di soppressione degli ordini), la sua vita è un po’ men dura, grazie anche agli intrecciati rapporti di reciproca stima con Giulino, il musico di corte, che l’adora platonicamente. Ma anche in un luogo sacro le voci dei malpensanti non si fanno attendere: Giulino viene allontanato, Margherita ancor più reclusa: dalla dura clausura di Sant’Alessandro (del cui convento oggi resta solo la sacrale chiesa, raramente aperta al pubblico) la donna diverrà badessa per ben sedici volte, prodigandosi per la cura della sua Parma, con la costruzione di mirabili chiese come la stessa Sant’Alessandro e l’Annunziata.
La presentazione di questo nuovo studio di Giuliano Masola e della Tragedia di Chantal Fantuzzi avverrà nella stessa Sant'Alessandro, Sabato 25 maggio alle ore 10.00, sotto i buoni auspici della principessa badessa Margherita Farnese.
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