Oscar Wilde non fu accusato di aver abusato del giovane figlio del marchese di Queensberry, Lord Alfred Douglas (conosciuto anche come “Bosie”). Tuttavia, la loro relazione fu al centro di un famoso processo.
Nel 1895, il marchese di Queensberry (padre di Bosie) accusò pubblicamente Wilde di essere un “sodomita”, lasciando un biglietto in un club che frequentava Wilde, in cui lo definiva un “posing somdomite” (un errore ortografico per “posing sodomite”, ovvero “sodomita esibizionista”). Wilde, spinto anche da Lord Alfred Douglas, decise di querelare il marchese per diffamazione.
Durante il processo per diffamazione, i legali del marchese di Queensberry portarono in tribunale prove a sostegno dell’accusa, inclusi testimoni che affermarono che Wilde avesse avuto relazioni sessuali con giovani uomini. Le prove furono così schiaccianti che Wilde ritirò l’accusa di diffamazione.
Dopo aver ritirato la querela, Wilde fu arrestato e accusato di “gross indecency” (attentato al pudore), un reato che all’epoca includeva atti omosessuali. Fu processato e condannato a due anni di lavori forzati nel maggio 1895. La condanna segnò la fine della sua carriera e influì pesantemente sulla sua salute. Wilde uscì di prigione nel 1897 e trascorse gli ultimi anni della sua vita in esilio, principalmente a Parigi, dove morì nel 1900
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