Cristo ci insegna la pace: un appello contro la corsa al riarmo
Negli ultimi giorni, l’Europa è attraversata da un dibattito sempre più acceso sulla necessità di rafforzare la propria capacità militare. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha chiesto agli Stati membri di aumentare drasticamente la spesa per la difesa, con una proposta che prevede un esborso di 800 miliardi di euro. Una cifra immensa, che distoglie risorse da bisogni urgenti come la sanità, l’istruzione e il sostegno alle famiglie.
Di fronte a queste scelte, è necessario fermarsi e riflettere: è davvero questa la strada giusta? Cristo ci ha insegnato un’altra via, quella della pace, del dialogo e della riconciliazione. Quando Pietro, nel Getsemani, estrasse la spada per difendere il suo Maestro, Gesù lo fermò con parole che risuonano ancora oggi come un monito per tutti noi: “Rimetti la spada nel fodero” (Gv 18,11).

Un mondo che ha bisogno di pace, non di armi
La Commissione europea propone uno stanziamento di 800 miliardi di euro: 650 permettendo agli stati di spendere di più al di fuori dei vincoli del fatto di stabilità, 150 miliardi sotto forma di prestiti europei a tasso agevolato. Sulla necessità di riarmarsi per un’Europa più forte anche sul piano diplomatico si potrebbero raggiungere giovedì l’unanimità dei 27.
Nel Vangelo, Cristo non ci chiede di combattere, ma di essere strumenti di pace. Eppure, l’Europa sembra muoversi nella direzione opposta, gettando benzina sul fuoco di conflitti che rischiano di diventare sempre più distruttivi. La proposta di von der Leyen non è solo un impegno economico sproporzionato, ma rappresenta anche un pericoloso cambiamento di paradigma: invece di cercare soluzioni diplomatiche, si investe nella militarizzazione.
Diversi leader mondiali stanno mettendo in discussione questa follia bellica. Donald Trump ha dichiarato che non sosterrà ulteriori invii di armi all’Ucraina, mentre Viktor Orbán ha espresso chiaramente la sua contrarietà a nuove forniture militari. Questo atteggiamento è stato criticato da molti, ma solleva un interrogativo fondamentale: è giusto continuare a inviare armi in un conflitto senza fine, invece di insistere per una soluzione negoziata?
La vera forza sta nella diplomazia
La storia ci insegna che le guerre non portano mai alla vera pace. Investire in armamenti significa alimentare un circolo vizioso di violenza, che si autoalimenta e genera solo distruzione. Cristo ci chiama a essere costruttori di pace, non fautori di conflitti. L’Europa, nata dall’ideale di unione tra i popoli, non può ora trasformarsi in una macchina da guerra.
Il Vangelo ci invita a scegliere la via del dialogo, della comprensione reciproca e della mediazione. È questa la strada che dobbiamo percorrere, rifiutando la logica della violenza e opponendoci a politiche che rischiano di impoverire i popoli e di trascinare il mondo in una nuova era di tensioni e conflitti.
Non possiamo tacere di fronte a una scelta così pericolosa. Le parole di Cristo devono risuonare ancora oggi con forza: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9). L’Europa deve riscoprire la sua vocazione pacifica, investendo nel bene comune, nella solidarietà tra i popoli e nella diplomazia. Solo così potremo costruire un futuro di vera sicurezza e di autentica giustizia.
Diciamo no alla corsa agli armamenti, diciamo sì alla pace.