Giorgio Dagostino, autore piemontese che già conosciamo, ci propone oggi questo thriller ambientato a Torino. Buona lettura!
Veronica quarantenne occhi di un azzurro intenso capelli biondi raccolti, alta longilinea fianchi modellati lunghe gambe affusolate, piccolo seno provocante vera espressione della femminilità. Giulio uomo di cultura e di forti sani principi è in possesso di laurea in chimica industriale da un decennio alle dipendenze di una grande industria chimica di Basilea, rientra a Torino il fine settimana ansioso di poter trascorrere ogni istante con l’amata moglie e godersi l’intimità della sua bella casa sulla collina. Quarant’otto anni intelligenza brillante uomo di gran classe, condivide con la moglie la passione per lo sport , nel tempo libero praticano il golf l’alpinismo e lo sci.
Veronica esercita la professione di avvocato ed è questa la ragione primaria per cui dopo dieci anni di matrimonio non hanno ancora avuto figli anche se tanto desiderati da Giulio, lavora a Torino collaborando con uno studio legale. Praticamente per ragioni di lavoro conducono vite separate. La fine di un’era con l’inizio non si sa ancora bene di quale che anche nei rapporti fra marito e moglie si fa sentire.
L’ambiente di lavoro di Veronica è composto da sei avvocati di cui lei sola è la rappresentanza femminile, tre colleghi sono suoi coetanei di cui Mauro è da tempo innamorato. Veronica pur essendosene accorta ha sempre fatto in modo di tenere le dovute distanze, ma nel corso di una serata in un noto ristorante dove festeggiano il successo di una causa vinta, dopo la cena una musica invitante apre le danze e Mauro la invita a ballare, lei amante del ballo si abbandona nella travolgente melodia di un valzer lento. La voce sensuale di Mauro le sussurra all’orecchio: “Ti amo Veronica non posso farci nulla”. Quelle parole sussurrate hanno procurato a Veronica un senso di piacere nuovo e si rende immediatamente conto che deve rientrare nella realtà, la tentazione di lasciarsi andare è forte ma a sua volta gli sussurra : “fermati… non rovinare questo rapporto di amicizia e di stima… Siamo colleghi e cerchiamo di comportarci conseguentemente… Guastare il mio matrimonio è l’ultima delle cose ch’io intendo fare, avviciniamoci al tavolo e beviamoci sopra da buoni amici”.
Giulio più tardi la chiama al telefono, la sua voce baritonale giunge sempre a Veronica come una dolce melodia: “Come stai cara, hai piacere questo fine settimana di andare in montagna?”… Senza indugiare Veronica gli dice “Ti amo e piacere che verrò, a venerdì sera”.
Verso le 17.00 di venerdì Giulio fa ritorno a casa è ansioso di potersi rifugiare tra le braccia dell’amata moglie ed è felice!… Si affaccia alla porta principale e stranamente la trova leggermente socchiusa, entra chiamando forte “ Veronica!” Un silenzio strano regna nella casa che appare deserta, Giulio si avvia verso il guardaroba e sente dei passi dietro di lui si volta e nello stesso istante gli viene puntata una pistola frontalmente da uno strano personaggio robusto di alta statura, è mascherato… Subito si rende conto della drammatica situazione in cui si trova gli viene intimato di alzare le braccia e di indietreggiare con il volto rivolto verso il muro. Dalla zona notte gli pervengono dei deboli lamenti… la voce è di Veronica che pronuncia il suo nome appena percepibile tra i singhiozzi… non ha dubbi su quanto sta avvenendo e pur non rendendosi ancora ben conto della gravità della situazione, con una mossa fulminea si volta, con la mano sinistra afferra il braccio del malvivente e contemporaneamente con la destra gli sferra un violento pugno in faccia. La reazione è immediata, il malvivente ha premuto il grilletto. Il proiettile lo colpisce in pieno volto. Giulio stramazza sul pavimento trascinandosi l’assassino a cui si era disperatamente aggrappato. Lancia un ultimo debole grido “Veronica… aaa”… La sua voce è ormai un lamento ma riesce ancora pronunciare il nome dell’amata ed esala l’ultimo respiro! È stato colpito mortalmente. Un rivolo di sangue gli esce dalla bocca contratta nel dolore e l’occhio destro è solo più un buco sanguinante, il volto è ridotto a una maschera. Veronica giace brutalmente violentata dai due aggressori che si danno a una fuga precipitosa con il bottino, compreso il Rolex violentemente strappato dal polso di Veronica.
Con immane fatica la donna si alza dal letto, tremante apre la porta dove ha sentito pochi istanti prima la voce del marito che pronunciava il suo nome e dopo pochi istanti lo sparo. A piccoli passi si avvicina. Apre la porta e lo spettacolo che le si presenta è terrificante. Il corpo di Giulio in un bagno di sangue. Si avvicina al corpo esanime, lo abbraccia disperata, acciecata dalle lacrime, trascina il corpo stringendoselo forte nel totale abbandono. Si avvicina poi al telefono e forma il numero del pronto intervento e tra le lacrime cerca di farsi capire e in breve termina scandendo l’indirizzo. Non sono trascorsi più di quindici minuti interminabili. La volante della polizia a sirene spiegate giunge fermandosi con uno stridore di pneumatici, due auto con quattro poliziotti di cui una donna, entrano nella casa e lo spettacolo desolante si affaccia ai loro occhi, subito l’agente prende fra le sue braccia Veronica staccandola con forza dal corpo esanime e con la tipica sensibilità femminile le pulisce il volto dal sangue. Veronica con un filo di voce cerca di spiegare l’accaduto, sempre rifugiata fra le braccia della poliziotta passando fra l’incoscienza e momenti di lucidità sussurra il numero telefonico dei suoi genitori che vengono immediatamente chiamati. Nel frattempo giungono due ambulanze, una per il ricovero di Veronica all’ospedale delle Molinette e l’altra per portare il corpo di Giulio all’obitorio. Scattano gli allarmi della polizia che ha provveduto a diramare il grave fatto di sangue a tutte le pattuglie in servizio sono stati istituiti posti di blocco in tutti i raccordi autostradali.
Ma….” il diavolo fa la pentola ma non il coperchio”: un fatto analogo è avvenuto il martedì della stessa settimana, violenza carnale con rapina. Si è trattato di una giovane donna che è stata in grado di fornire preziosi dettagli sull’ aspetto dei delinquenti descrivendoli e consentendo anche la riproduzione dei loro volti. Nella rapina perpetrata nel suo appartamento situato al piano terreno la giovane donna affacciatasi alla finestra per invocare aiuto mentre i ladri fuggivano con l’auto a tutta velocità è riuscita a individuarne la marca, descrivendola. La polizia setaccia la città nei rioni dove la malavita è presente e blocca le auto nei posti prestabiliti per cercare di individuare la BMW nera vecchio modello che corrisponde alla descrizione. Alle 22,30 all’accesso dell’autostrada per Savona viene fermata l’auto che corrisponde alla descrizione con i due individui a bordo. I due agenti della stradale immediatamente chiamano la centrale, procedono al fermo e portano i due al vicino commissariato.
Nella mattinata successiva Veronica viene messa al corrente dell’arresto dei due malviventi, si tratta di due giovani con precedenti già conosciuti dalle forze dell’ordine; Veronica è debole e ancora profondamente scossa apprende la notizia e trova la forza di esprimere sentiti apprezzamenti sull’efficienza delle forze dell’ordine. Subito dopo con gli occhi lucidi e un filo di voce chiede : “Dove è stato portato mio marito?” e senza potersi più trattenere da un pianto inconsolabile apprende che i funerali di Giulio sono stati fissati per il lunedì successivo. Nel corso della mattinata della domenica viene dimessa dall’ospedale ritorna nella casa dei suoi genitori dove ha trascorso tutta la sua adolescenza, si sente confortata e protetta dalla loro vicinanza.
I funerali avvengono con grande affluenza di amici e compagni di lavoro di Giulio venuti appositamente da Basilea unitamente ad un’alta rappresentanza dei quadri direttivi dell’azienda svizzera dove aveva lavorato per un decennio. Colleghi di lavoro e amiche di Veronica con la loro numerosa composta e mesta presenza . Veronica nella sua distinta alta figura composta segue il carro funebre sorretta dal padre e dalla mamma. “La Stampa” di Torino riportava in prima pagina il grave fatto di sangue nei suoi dettagli con le immagini dei due delinquenti.
Veronica rimane più di un mese praticamente inattiva cercando con fatica di portare avanti tutte le pratiche che le derivano dalla sua nuova terribile situazione. Affranta e rassegnata infine riprende il suo lavoro e sin dai primi giorni ciò le risulta di grande conforto. Nel corso del mese di marzo affronta il suo primo impegno processuale che le ha richiesto un’accurata preparazione portata avanti con un collega che le è stato di grande conforto, coinvolgendola sin dai primi giorni nella preparazione dell’arringa. Giunge il giorno previsto per l’inizio del processo e sin dal primo mattino Veronica non si sente troppo bene.
Il procedimento si apre con una accurata esposizione dei fatti da parte di Veronica, al termine la donna cede la parola al collega che entra nel vivo dell’accusa. Veronica è assalita dalla nausea che fatica non poco a sopportare ma tiene duro sino alla conclusione della procedura processuale, che termina con la condanna dei criminali, ringrazia il collega e provvede ai saluti di prammatica apprestandosi frettolosamente a far ritorno a casa. Non ha più dubbi: aspetta un bambino e subito provvede a telefonare al vecchio amico di famiglia, ginecologo, per sottoporsi ad una accurata visita medica.
Si inginocchia di fronte al crocefisso nella sua desolata camera matrimoniale; immersa nel suo dolore rivolge lo sguardo al cielo e con determinazione sommessa, scandendo ogni parola sofferta: “Se questa è la tua volontà o Dio infinitamente misericordioso, accetto con fede rassegnata la dura prova. Fa’ che questa creatura che vive in me senza alcuna colpa sia di Giulio….. e sia fatta la tua volontà”.
Cav. Giorgio Dagostino
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