III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

le letture di oggi ci parlano di un tema centrale per la nostra vita: l’importanza della parola. Il Siracide ci ricorda che “la parola rivela i pensieri del cuore” e che “non bisogna lodare nessuno prima che abbia parlato”, perché è attraverso le parole che comprendiamo la verità di una persona. Il Vangelo di Luca ci ammonisce: “La bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda”. Parole buone nascono da un cuore buono, parole cattive da un cuore malato.

Nel prologo del Vangelo di Giovanni leggiamo che “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Dio stesso si è rivelato a noi attraverso la Parola. Questo ci dice quanto sia sacro il linguaggio: è lo strumento attraverso cui comunichiamo, comprendiamo il mondo e trasmettiamo la verità. La parola ha il potere di costruire, ma anche di distruggere, di educare o di corrompere.

Testi del Siracide scritti con caratteri gotici

Il linguaggio come strumento educativo

Una delle grandi sfide del nostro tempo è la povertà del linguaggio, soprattutto tra i giovani. Si perdono vocaboli, si impoverisce la capacità di esprimere sentimenti profondi, e spesso il linguaggio si riduce a espressioni volgari e superficiali. Un linguaggio povero porta a un pensiero povero. Se non sappiamo nominare le cose, non riusciamo neanche a comprenderle fino in fondo.

La cultura contemporanea spesso esalta un linguaggio aggressivo, rapido, privo di profondità. Eppure, la parola dovrebbe essere educazione alla bellezza, alla verità, alla riflessione. È fondamentale aiutare le nuove generazioni a riscoprire la ricchezza del linguaggio, insegnando loro a esprimere pensieri complessi, a raccontare esperienze, a condividere emozioni senza ricorrere alla trivialità.

Le nostre relazioni si fondano sulla parola. Attraverso di essa esprimiamo amore, perdono, incoraggiamento, ma anche odio, giudizio e disprezzo. Quante volte parole dette senza pensare feriscono più di un colpo fisico? Quante relazioni si distruggono a causa di parole dette con leggerezza o con cattiveria?

Gesù ci invita a vigilare su ciò che esce dalla nostra bocca. Se vogliamo costruire relazioni sane e profonde, dobbiamo imparare a parlare con saggezza, con rispetto, con verità. Le parole non sono mai neutre: possono essere fonte di benedizione o di maledizione.

Oggi il Signore ci invita a guardare la trave nel nostro occhio, ancor prima che giudicare la pagliuzza nell’occhio dell’altro. Noi tutti, infatti, possiamo riflettere sul nostro modo di parlare e cercare di migliorare. Le nostre parole costruiscono o distruggono? Sono parole di pace o di divisione? Educhiamo i giovani a un linguaggio ricco e rispettoso o lasciamo che si impoveriscano di parole e di pensiero?

Chiediamo al Signore il dono di una parola buona, vera, capace di edificare. Che la nostra bocca esprima sempre la ricchezza di un cuore pieno d’amore