Ticino

Al Festival di Arzo la tragedia e il calvario di Cristina Mazzotti (26 e 27 agosto)

2017

Quando la mafia arriva al Nord. La storia di un sequestro che sconvolse l’Italia

Per chi c’era, qui, negli anni Settanta, il rapimento e l’uccisione di Cristina Mazzotti fu uno schiaffo in pieno volto: la mafia non è una “questione meridionale”, è una realtà feroce, violenta, senza scrupoli, una realtà che ci riguarda. Sta raccogliendo i soldi che servono per finanziare il nascente traffico di stupefacenti e lo fa con il riscatto che le famiglie benestanti dei giovanissimi sequestrati versano. Soldi che non bastano a vedersi restituire vivi i propri figli, soldi che arrivano anche nelle banche della Svizzera italiana. «Io c’ero…» bisbigliano gli spettatori meno giovani di 5 centimetri d’aria. Storia di Cristina Mazzotti e dei figli rapiti, lo spettacolo, scritto da Paola Ornati e Marco Rampoldi e interpretato dalla giovane e bravissima Lucia Marinsalta, che sarà presentato ad Arzo, nell’ambito della diciottesima edizione del Festival internazionale di narrazione, sabato 26 e domenica 27 agosto 2017.

Nato da un Laboratorio di scrittura per la scena organizzato dal Piccolo Teatro di Milano, e rivolto agli studenti del corso di Sociologia della criminalità organizzata del Professor Nando Dalla Chiesa, dell’Università Statale di Milano, 5 centimetri d’aria è un monologo in cui convergono, in un flusso continuo, le voci delle vittime e quelle dei carnefici, a ripercorrere un ventennio di terrore, durante il quale la criminalità organizzata trasforma giovani vite in merce di scambio e si fa largo nel Nord Italia: spiana la strada che la porterà a conquistare un nuovo territorio, ad aprire ristoranti, entrare nelle aziende, conquistare appalti.

A partire dagli anni ’70 e per i successivi due decenni, i sequestri di persona saranno più di 600. Molte delle vittime sono giovanissime, molte di loro non torneranno mai a casa. Come Cristina Mazzotti, 18 anni, rapita in provincia di Como il 26 giugno 1975, segregata in un buco scavato in un garage a Castelletto Ticino dove può respirare attraverso un tubo di 5 cm di diametro e nel quale i suoi carcerieri le somministrano dosi massicce di tranquillanti quando occorre sedarla ed eccitanti quando deve comunicare con i suoi genitori.

Il suo corpo non regge e viene abbandonato in una discarica. La stessa sera suo padre Helios, un industriale nel settore dei cereali, consegna personalmente ai rapitori un miliardo e cinquanta milioni di lire che gli assicurano che presto potrà rivedere sua figlia. Il cadavere di Cristina viene ritrovato solo quaranta giorni dopo.

Il blitz che porta all’arresto dei carcerieri e di altri complici parte grazie alla segnalazione di un direttore di banca di Lugano insospettito dal deposito da parte di uno dei riciclatori del riscatto. Seguono numerosi arresti e un lungo processo che si conclude un anno dopo con otto ergastoli. Ma il padre di Cristina Mazzotti non è presente in aula. È morto qualche mese prima di crepacuore.

A giorni sul sito www.festivaldinarrazione.ch l’intero programma della diciottesima edizione del Festival che riserva un’attenzione particolare ai giovani talenti della scena e ai giovani spettatori.

Relatore

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