Opinioni

Il fiacco amore e l’ubbia del benessere.

Testo di Indro D’Orlando

“Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel mondo, vedo una folla innumerevole di uomini eguali, intenti solo a procurarsi piaceri piccoli e volgari, con i quali soddisfare i loro desideri. Al di sopra di essi si eleva un potere immenso e tutelare, che solo si incarica di assicurare i loro beni e di vegliare sulla loro sorte. È un potere assoluto (…) ama che i cittadini si divertano, purché non pensino che a divertirsi (…).”

Oggi possiamo dire che queste parole di Alex de Tocqueville del 1835 erano profetiche. Ciò che l’occhio attento di Tocqueville ha scorto nell’ebbrezza turbolenta della situazione americana del suo tempo fu preveggente. Mette a segno il punto cruciale che caratterizza i tempi attuali: l’infantile e “fiacco amore” per i beni presenti. L’attaccamento patologico per i beni e piaceri materiali degli individui dimentichi di loro stessi è diventato lo strumento più efficace (perché subdolo, indolore, democratico, edonistico, narcotico, ipnotico) per plasmare la società e quindi per plagiare i cittadini. Tale strumento è stato volontariamente creato ed inoculato tra i cittadini, plasmati come soggetti di consumo al servizio dei poteri a cui sono economicamente e politicamente subordinati. Il potere dei beni e piaceri elargiti a tutti affinché tutti possano in essi dimenticarsi di loro stessi (della propria dignità e libertà) è il dispotismo più potente mai esistito: inocula il credo nell’ubbia che il benessere materiale sia sinonimo di felicità e di bene umano.

Tocqueville

Questo dispotismo moderno ed unico per il suo particolare modo d’imporsi senza opposizioni (tramite l’apparente libera volontà degli individui) è penetrato ovunque in tutte le società industrializzate e tecnologizzate del pianeta. Questo dispotismo è diventato una dittatura mondiale perché nessuno oggi può realmente dirsi libero di poter vivere senza di esso: siamo (quasi) tutti consumatori coatti. Questa dittatura economica trasforma il cittadino libero in un suddito dell’impero dei creatori e fornitori di beni e piaceri di consumo (multinazionali). Essa soggioga tutti alle proprie esigenze, ma senza tormentare i consumatori, anzi, facendo credere loro che essa è al servizio del loro bene (propaganda della pubblicità e del benessere materiale). Il degrado di un individuo è proporzionale alla riduzione della sua libera coscienza e dei suoi diritti naturali e fondamentali. Un individuo è degradato quando i suoi bisogni fondamentali sono usati e manipolati per trasformarlo in un soggetto orientato progressivamente al consumo coatto e a diventarne dipendente e succube (monopolio industriale dei beni primari). Un individuo è degradato quando la sua smania di consumo è inoculata (potenziamento delle offerte di consumo e dei mezzi di consumo) ed è tale per cui essa lo determina a sacrificare le proprie libertà (condizioni di controllo dell’individuo) barattandole con maggiori opportunità e vantaggi di consumo dei beni presenti. I cittadini consumatori possono ormai dirsi una specie di servitù regolata e tranquilla che apparentemente “sceglie” liberamente di consumare ciò che le viene data dai sovrani produttori di beni, i quali non vogliono altro che un popolo obbediente e dedito alle proprie passioni di consumo. Le nazioni e società si sono ridotte ad essere gruppi di grandi e piccoli consumatori in cui la libertà del consumo dei beni e piaceri presenti è diventata prioritaria per non dire assoluta rispetto a qualsiasi altro tipo di libertà. Il motto inoculato da questo sistema dispotico è riassumibile parafrasando una nota espressione del filosofo Cartesio: “consumo e godo dunque sono.”

Come profetizzò Tocqueville “a mano a mano che la massa (delle nazioni) si volge alla democrazia, la classe particolare (creatori di beni di consumo) che si occupa dell’industria diviene aristocratica”. Un’aristocrazia artefatta.

Questo fenomeno rivela che paradossalmente la nuova aristocrazia nasce in seno alla democrazia (libero mercato, libertà di consumo) per sfruttarla (guadagni sfrenati non ridistribuiti o non reinvestiti per il bene di tutti). Il nuovo dispotismo del consumo coatto non cerca di governare, ma vuole solo sfruttare. Esso non vuole sottomettere le persone, ma solo servirsene al meglio per accrescere il proprio potere economico. Il nuovo dispotismo opera un’inversione del potere creando un miraggio: esso millanta il benessere per tutti perché esso è in realtà lo strumento del suo potere, non il suo scopo.

Un altro grande intellettuale del XIX secolo, William Graham Sumner, denunciava – all’epoca del nascente potere industriale – il formarsi di una “plutocrazia” la quale usando la propria ricchezza guadagnata sfruttando i mezzi democratici e sociali corrompeva il potere politico. Graham Sumner si rese chiaramente conto che la nuova aristocrazia era ormai formata: un gruppo di affaristi molto ricchi in grado di “comprare” la politica e in grado di formare un potere nascosto nel cuore dello Stato. Che significa? “Una plutocrazia che agisce largamente in segreto (all’insaputa dei cittadini che si fidano dei propri rappresentanti politici), piega (con il denaro) ai suoi scopi (i vantaggi e guadagni economici) organizzazioni di partito, primarie, convenzioni (il sistema politico e legale).” La nuova classe aristocratica dei produttori e fornitori di beni e di mezzi di consumo (multinazionali, banche, social network, mass media, farmaceutica, ecc.) rappresenta la classe meno numerosa, ma essa è di fatto la più potente perché da sola rappresenta il fattore più determinante per la stabilità socio-economica di una nazione (il PIL).

Il PIL di uno Stato è stato pensato e creato per diventare il misuratore politico del benessere (facendo leva sull’opinione pubblica e sugli elettori) ed il mezzo tramite il quale la nuova aristocrazia economica attua il proprio potere sui sistemi politici condizionandone le scelte e le decisioni (apparentemente per il bene di tutti, ma in realtà a scapito del bene pubblico). I millantatori del nuovo dispotismo così impostato creano l’illusione collettiva che il benessere del consumo dei beni presenti così impostato sia davvero per tutti.  Il benessere così costruito come è oggi non è realmente per tutti. Se lo fosse non sarebbe più utile allo scopo per cui è stato costruito: il potere. Per fare si che il benessere del consumo dei beni presenti sia uno strumento di potere è del tutto necessario che esso non sia alla portata di tutti, ma resti il più possibile un miraggio ovvero il credo tale per cui i più numerosi possano credere di poterlo raggiungere, ma senza mai realmente raggiungerlo – consumando sempre.

Il sistema del consumo è dunque un sistema di potere che richiede e implica la propaganda del benessere materiale e la strumentalizzazione del fiacco amore per i beni presenti.

Il fiacco amore per i beni presenti è direttamente proporzionale al livello di educazione morale e culturale di un individuo. Un’educazione alla vera libertà permette all’individuo un giusto discernimento riguardo al benessere reale e a quello apparente. Molti sistemi educativi statali sono stati investiti e monopolizzati dai sistemi politici non per fare di essi strumenti virtuosi di una reale formazione degli individui (educazione alla libertà, all’autocomprensione di sé, alla cultura, al discernimento morale) ma di formattazione dei futuri cittadini addestrati a corrispondere alle logiche del potere economico da cui il PIL è dipendente.

Il totalitarismo del fiacco amore per i beni presenti condurrà alla dissoluzione della libera volontà dei cittadini e con essa all’annientamento dell’individuo gradualmente ridotto ad automa di un sistema tale per cui le persone esistono solo e soltanto perché consumando si sentono esistere.

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