Nel cuore pulsante della Chiesa, laddove la storia si intreccia con la politica e la fede si confronta con le maree mutevoli del tempo, si avverte l’eco di un’attesa solenne. Il respiro del conclave aleggia nell’aria come un vento antico, carico di presagi e speranze, di timori e rivelazioni.

La Cattedra di Pietro, scossa dai tumulti di un’epoca incerta, attende colui che dopo Papa Francesco avrà il compito di guidare il gregge attraverso le tempeste della modernità, tenendo stretti i lembi di un manto che oscilla tra Tradizione e rinnovamento.

Tra i cardinali si celano i nomi di coloro che potrebbero raccogliere l’eredità di Pietro. Alcuni, come il prudente Pietro Parolin, incarnano la diplomazia della Chiesa, custodi di un equilibrio fragile tra le potenze della terra. Altri, come il Matteo Zuppi, promuovono una Chiesa vicina agli ultimi e amica della sinistra globalisa, protesa verso il “dialogo e la misericordia”, con un orientamento palesemente modernista ed ecumenista. Si levano poi le voci delle terre lontane, quelle di Luis Antonio Tagle, che dice che anche le persone appartenenti alla comunità LGBT possono prendere la comunione ( Può una persona che vive pubblicamente l’amore in modo disordinato comunicarsi?), o di Pierbattista Pizzaballa, testimone di un Vangelo vissuto nell’ardente crogiuolo del Medio Oriente.

Ma non si tratta solo di uomini: in essi si agitano idee, visioni e battaglie che percorrono da secoli il corpo mistico della Chiesa. Lo scontro tra modernisti e tradizionalisti dal Concilio Vaticano II in poi è divenuto fiamma viva, e in questo momento difficile per la chiesa si levano voci come quella del Cardinale Robert Sarah, strenuo difensore della sacralità del rito antico, della Messa in latino, di un cristianesimo che attinge al cuore della Tradizione per non smarrire il proprio volto. La sua voce, come un austero rintocco di campana, ammonisce coloro che vorrebbero dissolvere la bellezza della liturgia in un pragmatismo senza radici. Sono molti, infatti, quelli che si auspicano il ritorno di un pontefice che, come Pio X, sappia porre un freno al modernismo esasperato.

All’ombra del conclave aleggia in modo inquietante il nome della Mafia di San Gallo, un consesso di prelati progressisti e con simpatia Woke, i cui intenti e le cui manovre sono avvolti nel mistero. Accusati di voler piegare la Chiesa ai venti di un’epoca liquida, i loro critici li descrivono come architetti di una riforma che rischia di snaturare l’anima stessa della Sposa di Cristo. Il loro sogno di una Chiesa più “aperta”, femminista e vicina alle teorie Gender rischia di trascinare la chiesa nel baratro della dissoluzione, rendendola simile al protestantesimo e a qualsiasi altra eresia. Il cardinal Zuppi era stato al funerale di Michela Murgia, che ha scritto dei libri sulla Bibbia Queer e a favore dell’eutanasia (Accabadora): Questi mischiarsi con coloro che non camminano nella luce del Vangelo, anzichè cercare di correggerli, è estremamente pericoloso. Gesù, infatti, curava i peccatori e li riportava verso al bene: aveva sì una relazione con loro, ma da maestro e non da pari.

Nel conclave che verrà, la Chiesa si troverà dinanzi a un bivio: innalzare un ponte tra passato e futuro, o lasciare che le correnti della modernità trascinino le sue fondamenta verso lidi sconosciuti. Il nuovo successore di Pietro avrà dinanzi a sé una sfida epocale: essere pastore e timoniere, sentinella e faro, guida e servo ben ancorato alle Scritture, al Magistero e alla tradizione, pur riuscendo a dialogare con le genti di un mondo post-moderno e dissoluto.

E mentre i cardinali si preparano a riunirsi sotto la maestà della Cappella Sistina, l’intero orbe cattolico trattiene il fiato. Chi sarà il prossimo Vicario di Cristo? La risposta giace tra le mura eterne di Roma, nel sussurro delle preghiere, nel segreto insondabile di un’elezione che appartiene, prima di tutto, allo Spirito Santo. E, intanto, a noi non resta che pregare.

Liliane Tami