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La zeolite: la roccia vulcanica contro alle radiazioni. Da Chernobyl alle missioni spaziali

di Space Exploration- Science e Tech – Liliane Tami

La zeolite è un minerale di origine vulcanica con una struttura cristallina porosa che le conferisce proprietà uniche di assorbimento e scambio ionico. Esistono diverse tipologie di zeoliti, ma la più utilizzata per il benessere umano è la zeolite clinoptilolite, che è sicura e non tossica. Contribuisce a mantenere un pH alcalino, contrastando l’eccessiva acidità nel corpo, che è spesso legata a infiammazioni e malattie croniche.

La zeolite è nota per la sua capacità di assorbire e rimuovere metalli pesanti (come piombo, mercurio, cadmio) e tossine dal corpo, favorendo un’azione di purificazione naturale. Aiuta anche a eliminare radicali liberi e sostanze nocive derivate da pesticidi e inquinanti ambientali.

Durante le missioni spaziali, dove vi è la microgravità, il corpo degli astronauti si misura con il mutare delle leggi biologiche terrestri e la zeolite si rivela un integratore alimentare importantissimo. Gli astronauti, esposti ai raggi cosmici e ai pericoli delle particelle ionizzanti, trovano nella zeolite un filtro naturale capace di intrappolare metalli pesanti e sostanze tossiche, riducendo il carico ossidativo e proteggendo le cellule dall’aggressione silente delle radiazioni.

Nelle stazioni orbitanti, dove ogni elemento è calcolato con precisione chirurgica, la zeolite potrebbe costituire un ingrediente imprescindibile nella dieta dei viaggiatori siderali, facilitando la disintossicazione dell’organismo e rafforzando la resistenza immunitaria contro gli squilibri derivanti dall’assenza di gravità. Come un fedele guardiano, questo minerale vulcanico veglia sull’equilibrio elettrolitico e aiuta a preservare la salute ossea, spesso compromessa dalla permanenza nello spazio.

Zeolite e Chernobyl: L’Argine alla Contaminazione

Se la zeolite è oggi studiata per proteggere i pionieri dello spazio, il suo valore curativo fu già dimostrato sulla Terra in contesti estremi. Dopo il disastro di Chernobyl, questa roccia porosa fu impiegata per ridurre la contaminazione da cesio e stronzio radioattivo, grazie alla sua straordinaria capacità di scambio ionico. Assorbendo gli isotopi nocivi, la zeolite contribuì a limitare l’assimilazione di radionuclidi da parte della catena alimentare e dell’acqua, offrendo una speranza laddove le radiazioni minacciavano la vita.

Nel suo silenzioso lavoro di purificazione, la zeolite si rivelò un balsamo per la terra avvelenata e un’alleata per chi era stato esposto a radiazioni elevate. Essa si dimostrò capace di ridurre l’incidenza di contaminazione nei tessuti umani, facilitando l’eliminazione delle particelle radioattive e mitigando il danno ossidativo che esse infliggono alle cellule.

Se nello spazio la zeolite protegge i corpi degli astronauti e sulla terraferma ha dimostrato la sua efficacia in condizioni estreme, nel quotidiano essa si manifesta come un elisir prezioso per il benessere umano. Le sue proprietà detossificanti la rendono un integratore sempre più apprezzato: intrappola metalli pesanti, pesticidi e tossine ambientali, favorendo la loro espulsione senza alterare il delicato equilibrio dei minerali essenziali.

Nel corpo, la zeolite agisce come un setaccio naturale, ripulendo l’intestino da impurità e sostenendo il sistema immunitario. Studi recenti ne suggeriscono l’efficacia anche nel ridurre l’infiammazione cronica e nel contrastare gli effetti nocivi dello stress ossidativo, elementi cardine nell’insorgenza di molte patologie moderne.

Dalla cenere dei vulcani alle profondità dello spazio, dalla tragedia di Chernobyl alla ricerca della longevità, la zeolite si conferma come un dono della natura, un alleato fedele nel viaggio dell’uomo attraverso le sfide del tempo e dello spazio.

fonti:

https://www.soc.chim.it/sites/default/files/chimind/pdf/2023_2_16_ca.pdf

MITEVA, Adelina; STOYANOVA, Valeria. Applicazione delle zeoliti nell’industria terrestre e spaziale: una revisione. Ricerca aerospaziale in Bulgaria, 2020, 32: 209-223.

http://journal.space.bas.bg/arhiv/n%2032/Articles/17_Miteva.pdf

https://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/ar900146w

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