La caratteristica principale della filosofia è stata e sarà sempre quella di pensare puramente. E pensare puramente significa prendersi una pausa, entrare in quello che i latini chiamavano otium, in opposizione a negotium, che andava inteso nel senso delle più importanti attività e preoccupazioni quotidiane.
Tuttavia, l’età della modernità ha permesso il passaggio dall’otium al negotium, tanto che oggigiorno dobbiamo riformulare una serie di domande su cose che nessuno si pone più. Non a caso, l’amplificazione dello stato di negotium ha comportato automaticamente quello che Alexandru Dragomir chiamava il pensiero che passa da una generazione all’altra senza essere giudicato, assumendo così la forma di un pregiudizio.
Se ci troviamo di fronte a una situazione del genere in termini di pensiero, normalmente avremmo il compito di trovare una soluzione, se non curativa, almeno confortante, che provochi i nostri animi. E se cerchiamo, avremmo possibilità di trovare una soluzione del genere, scavando a fondo nell’universo delle fatiche pensanti dello stesso Alexandru Dragomir, che, nelle banalità metafisiche di Crase, introduce e propone un nuovo tipo di pensiero, che chiama libero e filosofico. Un pensiero assoluto, che si forma in più modi e che non necessariamente compare in un’istituzione destinata a coltivare il pensiero filosofico.
La variante spontanea, come si può definire così il pensiero libero e filosofico, è in prima e ultima istanza un tratto distintivo della natura umana poiché ci appartiene quando ci troviamo di fronte a problemi privilegiati della nostra vita.
Non dimentichiamo le ansie che determinano la nascita di questa spontaneità, perché ognuno di noi può essere travolto da un’angoscia con cui entrare nell’ambito dei problemi indecifrabili. Del resto, i pensatori, e la storia della filosofia ce lo ha ampiamente dimostrato, si pongono domande senza risposta a portata di mano, così come si pongono domande con quante più risposte possibili. Data questa realtà, possiamo capire meglio perché la filosofia è il sistema di pensiero delle persone.
Un altro modo di pensare e comprendere il significato della filosofia sarebbe quello di correlarlo con la scienza. Facendo questo approccio o esperimento mentale, abbiamo l’opportunità di scoprire la scienza alla luce del progresso, mentre la filosofia alla luce della stagnazione. Perché, però, un progresso della scienza e una stagnazione della filosofia?
Ogni volta che gli scienziati discutono degli ultimi risultati della scienza Non fanno altro che consumare il passato e collocarlo, contando sempre ciò che resta.
Invece la filosofia è permanentemente presente nel proprio passato, confondendosi con la storia delle concezioni astratte del mondo. Mentre ogni scienza si concentra sulle ultime scoperte, la filosofia vive stagnante. Pertanto, possiamo dire che l’evoluzione della filosofia è fatta da queste successive aggiunte e da alcune perdite prima della scienza. Perdite perché quando le scienze sono maturate, hanno espropriato interi territori alla filosofia.
La filosofia è stata costretta nel corso della sua storia a precisare la sua specificità e il suo territorio. Ogni sistema filosofico cercava di essere grande e assoluto perché voleva spiegare e chiarire tutto. Allo stesso tempo, è innegabile che la maggior parte della storia umana si è svolta con l’aiuto di una concezione del mondo. Da questo punto di vista non è affatto esagerato dire che siamo tutti sotto i grandi pensatori del mondo, che siamo tutti imbevuti di un problema posto dalla filosofia in generale.
La scienza ci insegna come stanno le cose e la filosofia ci sfida ad assumere un modo di pensare per conto nostro.

Comprendere la scienza significa cogliere una caratteristica fondamentale, è in continua evoluzione, offrendo così all’umanità un progresso tecnico, che porta senza discussione e una serie di benefici. È questo progresso tecnico che rende le generazioni così diverse l’una dall’altra.
D’altra parte, la filosofia richiede uno studio speciale perché non è una descrizione, è un pensiero e si basa su un codice. Il nucleo della filosofia è solo il suo pensiero, e la sua storia è principalmente una storia di codici di pensiero.
Ma se la filosofia è caratterizzata da questo codice di pensiero, che in un certo senso ne rende difficile la comprensione, perché dovremmo ancora aver bisogno di leggere i filosofi?
I testi filosofici sono ugualmente stimolanti e interessanti. Ma perché sono principalmente insapori? Questa realtà è dovuta soprattutto al fatto che i problemi sono sistematizzati, e la sistematizzazione è spesso contro il principio del piacere. Tuttavia, un testo filosofico può diventare interessante perché c’è la possibilità di incontrare un problema provocatorio e non da ultimo con un nostro acuto interesse. Ma se un testo filosofico, attraverso il pensiero che sistematizza, ci invita a un modo di pensare a sé stante, allora dobbiamo assumerci il compito di pensare il pensiero che incontriamo in quel testo filosofico. Solo così può diventare interessante e vivo.
Per tutti gli aspetti citati, la filosofia rappresenta prima di tutto una sfida senza confini, una vocazione all’intimità che si nutre del talento di formulare domande e di ripeterle di generazione in generazione. La domanda significa la sfida del pensiero, e solo per questo esiste una storia della filosofia iniziata con i presocratici – a chi dobbiamo le risposte alla domanda su cosa sia l’essere? – e che è proseguita con tutti i suoi episodi memorabili, magici e unici.
Senza pretendere di essere di nuovo la regina della scienza e della cultura, la filosofia resta un’avventura del discorso, una finestra sulla ricerca della saggezza e una storia che continuerà finché la gente saprà chiedere.