Cari amici, oggi la Parola di Dio ci invita a contemplare la bellezza della Chiesa come famiglia e a riflettere sulla nostra missione nel mondo: ricostruire la Gerusalemme celeste, cioè il Regno di Dio, in mezzo a noi.
Nella prima lettura, vediamo il sacerdote Esdra che proclama la Legge davanti al popolo d’Israele. È un momento di grande commozione: uomini, donne e bambini ascoltano attentamente, si alzano in piedi, rispondono “Amen” e si prostrano dinanzi al Signore. Questo gesto ci ricorda che la Parola di Dio è il fondamento della nostra fede e della nostra comunità. Gli ebrei, reduci dall’esilio babilonese, erano un popolo ferito, smarrito, ma in quell’assemblea si ritrovano uniti attorno alla Legge del Signore. Anche noi, come famiglia di cristiani, siamo spesso dispersi e feriti dalle difficoltà della vita. Siamo chiamati a ritrovarci attorno alla Parola, che ci dà speranza e forza per affrontare le sfide. San Paolo, nella seconda lettura, ci offre una bellissima immagine della Chiesa: il corpo di Cristo. Ogni membro ha un ruolo specifico, ma tutti siamo parte di un’unica realtà. Non c’è gerarchia di importanza: anche ciò che sembra piccolo o debole è essenziale.
Questa visione ci invita a vivere come una vera famiglia, in cui ciascuno contribuisce con i propri doni. Nella Chiesa, nessuno è superfluo. Quando un membro soffre, tutto il corpo soffre; quando uno è onorato, tutti gioiscono. Questa solidarietà ci distingue e ci rende testimoni credibili dell’amore di Dio nel mondo. Il Vangelo di oggi ci presenta Gesù nella sinagoga di Nazaret, dove proclama il passo di Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me, mi ha consacrato per portare ai poveri il lieto annuncio, proclamare la liberazione ai prigionieri, dare la vista ai ciechi.” E poi, con forza, dichiara: “Oggi si è compiuta questa Scrittura.”

•Gesù ci mostra che la ricostruzione della Gerusalemme celeste inizia con lui e continua con noi. Come gli ebrei tornati dall’esilio hanno ricostruito le mura di Gerusalemme, così noi, come famiglia di cristiani, siamo chiamati a edificare un mondo nuovo:
•Portare il lieto annuncio ai poveri significa donare speranza a chi è scoraggiato.
•Liberare i prigionieri significa aiutare chi è schiavo del peccato, delle dipendenze, o dell’ingiustizia.
•Ridare la vista ai ciechi significa aprire gli occhi a chi non vede l’amore di Dio nella propria vita.
Un messaggio fondamentale emerge dalla lettura di Neemia: “Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza.” Essere famiglia di Dio non è un peso, ma una gioia. Quando ci mettiamo al servizio del Regno di Dio, sperimentiamo una felicità profonda, che non dipende dalle circostanze esterne, ma dalla consapevolezza che Dio è con noi.
Oggi siamo invitati a riscoprire la bellezza della Chiesa come famiglia e la nostra missione di cristiani. Come gli ebrei tornati dall’esilio, anche noi viviamo in un mondo spesso lontano da Dio. Ma, uniti dalla Parola e guidati dallo Spirito Santo, possiamo lavorare insieme per ricostruire la Gerusalemme celeste: una società più giusta, più amorevole, più solidale. Non dimentichiamo mai che la gioia del Signore è la nostra forza. Con questa gioia, andiamo avanti con fiducia, portando il messaggio di Cristo a ogni angolo del mondo.