La musica ha il potere unico di attraversare confini, abbattere barriere e parlare a tutte le anime, indipendentemente dalla loro provenienza. E tra le orchestre che meglio incarnano questo spirito universale, la Israel Philharmonic Orchestra occupa un posto speciale. Fondata nel 1936 da Bronisław Huberman, violinista polacco di fama mondiale, l’orchestra non è solo un’istituzione culturale di altissimo livello, ma anche un simbolo di resistenza, speranza e libertà in un mondo che, allora come oggi, ha disperatamente bisogno di armonia.

Chi, oggigiorno, sceglie di imbavagliare l’arte bella e di alto livello solo per motivi razzisti o politici dovrebbe vergognarsi: non è poi così diverso dagli estremisti dello scorso secolo che bruciavano i libri.

Le origini: la musica come rifugio e resilienza

Nel cuore degli anni ’30, con l’ombra cupa del nazismo che si allungava sull’Europa, Huberman intraprese un’opera titanica: salvare musicisti ebrei dalle persecuzioni e dalla minaccia di morte. Chiamando a raccolta i migliori talenti provenienti dalle orchestre d’Europa, egli diede vita alla Palestine Symphony Orchestra, che sarebbe poi diventata la Israel Philharmonic Orchestra nel 1948, con la nascita dello Stato di Israele.

Il concerto inaugurale, diretto da Arturo Toscanini, leggendario direttore d’orchestra e fermo oppositore del fascismo, non fu soltanto un evento musicale, ma un vero e proprio atto politico e morale. In un momento in cui il mondo sembrava sprofondare nella barbarie, questa orchestra rappresentava la forza della cultura come baluardo di libertà.

Un faro contro l’antisemitismo

Oggi, la Israel Philharmonic Orchestra non è soltanto una delle migliori orchestre al mondo, ma anche un simbolo di lotta contro l’antisemitismo. La sua esistenza testimonia come l’arte possa essere uno strumento potente per combattere il pregiudizio, l’odio e l’intolleranza. Attraverso le sue tournée internazionali, l’orchestra non porta solo la musica di Mahler, Beethoven e Mendelssohn, ma anche un messaggio di dialogo e inclusione.

Ogni concerto è una dichiarazione di valori: la musica non appartiene a una nazione, ma è patrimonio universale; ebrei, cristiani, musulmani e persone di ogni fede e cultura possono trovare nella sinfonia una lingua comune che unisce.

La musica come libertà d’espressione

In un mondo in cui ancora troppo spesso la libertà d’espressione è minacciata, la Israel Philharmonic Orchestra si erge come simbolo di ciò che la libertà può creare. La musica non è solo intrattenimento, ma una forma di resistenza culturale. Ogni nota suonata è un grido di libertà, ogni melodia è un invito alla pace.

In Israele, una terra spesso descritta attraverso le sue tensioni politiche, l’orchestra mostra un volto diverso: quello di un popolo che ha scelto di rispondere alla sofferenza e alle sfide della storia con la bellezza e la creatività.

Un’alleanza per la pace: cattolici ed ebrei insieme

La Israel Philharmonic Orchestra non rappresenta solo Israele, ma un ponte verso il mondo, inclusi i cattolici e tutti coloro che credono nella necessità di un dialogo interreligioso. Negli ultimi decenni, i rapporti tra la Chiesa cattolica e il mondo ebraico sono stati segnati da passi importanti verso la riconciliazione e la comprensione reciproca. La musica, in questo contesto, diventa un mezzo potentissimo per rafforzare questa alleanza.

Come ha ricordato Papa Francesco in più occasioni, ebrei e cristiani condividono un’eredità comune e una missione nel mondo: essere strumenti di pace e fratellanza. La musica, con la sua capacità di toccare il cuore umano, diventa il linguaggio perfetto per costruire ponti e abbattere i muri dell’odio.

La colomba che vola sul mondo

Mentre gli archi vibrano e i fiati risuonano, l’orchestra sembra invocare una colomba che vola sopra il mondo, portando con sé un ramoscello d’ulivo. È questo il messaggio finale della Israel Philharmonic Orchestra: attraverso la musica, possiamo sognare e costruire un mondo in cui le differenze non dividano, ma arricchiscano; un mondo in cui la melodia della pace prevalga sul rumore del conflitto.

Che il suono delle sue note continui a ispirarci e a ricordarci che, come dice il Salmo, “il Signore regna: esulti la terra!”. Una terra che può trovare unità, nonostante tutto, attraverso la bellezza e l’armonia.

Liliane Tami