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PERCHE’ LA GENTE NON VOTA I PARTITI ANTISISTEMA

di Fabio Traverso

La catastrofe del cosiddetto “governo gialloverde” ovvero del primo governo Conte ha avuto come parallelo esito la catastrofe elettorale dei due partiti (la Lega e il Movimento 5 Stelle) che ne furono i principali attori e che passarono in breve lasso di tempo da primo partito d’italia (i 5 stelle nel 2028 e la Lega l’anno successivo) a percentuali inferiori al 5% .

Sull’onda di questa catastrofe sono sorti numerosi movimenti politici (Ancora Italia, Vox Italia, Pro Italia, Italiexit, Democrazia Sovrana e Popolare e altri ancora ) con l’ambizione di raccoglierne l’eredità , facendosi alfieri dell’idea di sovranismo buttata alle ortiche da Lega e M5S con la loro partecipazione al governo Draghi; le prospettive politiche di tali partiti ( sintetizzabili sotto il termine  di “fronte del dissenso” ) sono parse ad una prima analisi vastissime, posto anche il significativo aumento dell’astensionismo (com’è noto oggi in Italia la maggioranza silenziosa non si reca alle urne) , tuttavia i risultati sono stati di gran lunga inferiori alle attese: i partiti anti-sistema, del resto incapaci di qualsiasi collaborazione tra loro, non sono stati votati dagli scontenti i quali hanno preferito implementare l’astensionismo: a cosa si deve questo insuccesso?

Una prima risposta è da ricercarsi nelle deficienze della leadership dei partiti anti-sistema: leader e ideologi di tali partiti sono , nella generalità dei casi, esponenti del cosiddetto ceto intellettuale (docenti precari, ricercatori a contratto, collaboratori altrettanto precari di case editrici o giornali ), persone  cui manca una precisa conoscenza del mondo del lavoro cui pure si rivolgono ; nel peggiore dei casi i suddetti vertici dei partiti anti -sistema sono composti da avventurieri politici che nell’attività politica cercano una, non sempre limpida, affermazione personale.

Un secondo vulnus che presenta la struttura dei movimenti anti sistema è la loro posizione ambigua nei confronti del problema dell’immigrazione : su tale problema preferiscono tacere (e tacitare chi invece al loro interno vogliono sollevare la questione) o trincerarsi dietro ovvietà e frasi fatte come quella per cui “non sono gli immigrati i nostri nemici” , messi alle strette si allineano del tutto alle posizioni della peggior sinistra pro-immigrazione: ad esempio Marco Rizzo , leader di DSP che di questi esponenti è uno dei più astuti, ha dichiarato che è giusto processare e condannare Matteo Salvini per sua azione di ministro degli interni e all’interno del suo partito vi sono numerose posizioni a favore dello “ius soli”.

Il terzo limite dei partiti anti-sistema è la loro posizione sulla politica estera : in quasi tutti i casi gli stessi si sono acriticamente allineati sulle posizioni russe nella questione della guerra russo -ucraina, peraltro paradossalmente ignorando , dopo aver cavalcato le posizioni degli esponenti no vax e no green pass sulla pandemia Covid 19, le posizioni fortemente restrizioniste della Russia (e della Cina) ; anche sulla complessa questione mediorientale i partiti anti-sistema si sono accodati all’antisionismo delle peggiori piazze pro -pal e pro-hamas.

Insomma nell’auspicata sintesi , a corollario di un moderno sovranismo, di “valori di destra e idee di sinistra” sopravvive solo la seconda parte dell’endiadi , alimentando il sospetto che tutto questo non sia casuale ma derivi da una precisa strategia di infiltrazione.

Giustamente la gente preferisce, piuttosto che votare questi partitelli , astenersi, intanto le istanze di chi ambisce a superare i concetti di destra e sinistra sono destinate, probabilmente per molti anni, ad essere disattese.

Relatore

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