Cultura

Una tavola dei Dieci Comandamenti di 1500 anni venduta per 5 milioni di dollari

In un’epoca in cui passato e presente si intrecciano con singolare intensità, un frammento della storia sacra ha catturato l’attenzione del mondo: una rara tavola in pietra contenente l’incisione dei Dieci Comandamenti è stata venduta per la cifra straordinaria di 5 milioni di dollari. Questo evento, di per sé straordinario, non solo ha riacceso l’interesse per le antiche leggi mosaiche, ma ha posto in rilievo il valore spirituale e culturale che questi precetti continuano a esercitare sull’umanità contemporanea.

La tavola, risalente probabilmente all’epoca bizantina (IV-VIII secolo d.C.), è stata messa all’asta da un collezionista privato negli Stati Uniti, dopo essere stata scoperta nei pressi di un’antica sinagoga distrutta in Israele. Realizzata in pietra calcarea e scolpita in caratteri ebraici paleo-ebraici, la reliquia riporta una versione leggermente diversa del Decalogo rispetto a quella comunemente nota dalla Bibbia canonica, riflettendo così l’eterogeneità delle tradizioni testuali ebraiche. Questo dettaglio, lontano dall’essere un mero elemento di curiosità, rende il manufatto ancor più prezioso per studiosi, teologi e archeologi.

Una testimonianza del sacro nel mondo materiale

I Dieci Comandamenti, come narrato nel libro dell’Esodo (Es 20) e ripetuto nel Deuteronomio (Dt 5), rappresentano il fulcro delle leggi morali e religiose dell’ebraismo e del cristianesimo. Sono considerati non solo un patto divino tra Dio e il popolo d’Israele, ma anche una base etica universale che ha plasmato il pensiero giuridico e morale di intere civiltà.

Il manufatto recentemente venduto non è, ovviamente, la tavola originale consegnata a Mosè sul Monte Sinai, secondo la tradizione biblica. Tuttavia, esso incarna una straordinaria continuità culturale e spirituale, un ponte tangibile che collega i tempi antichi alla modernità. La pietra è una testimonianza fisica di come queste leggi siano state trascritte, tramandate e venerate attraverso i secoli, sopravvivendo a guerre, esili e distruzioni.

Il dibattito sull’etica del commercio di reliquie sacre

La vendita di una reliquia di tale portata ha inevitabilmente suscitato dibattiti accesi. Da una parte, vi è chi celebra il fatto che il manufatto abbia trovato una nuova collocazione, probabilmente in una collezione privata o in un museo, dove sarà protetto e valorizzato. Dall’altra, molti criticano l’idea che un oggetto intriso di tale sacralità possa essere trattato come una mera merce di scambio, acquistata al miglior offerente.

Per le tradizioni religiose che venerano il Decalogo, le tavole dei Dieci Comandamenti non sono solo antiche iscrizioni, ma simboli vivi di un’alleanza eterna con Dio. La loro commercializzazione può quindi apparire come una forma di desacralizzazione, un allontanamento dal loro intrinseco significato spirituale.

Un messaggio eterno

Nonostante le controversie, l’evento riporta al centro del discorso pubblico la straordinaria attualità del messaggio dei Dieci Comandamenti. In un’epoca caratterizzata da fratture sociali, polarizzazioni e crisi morali, i precetti mosaici continuano a offrire una guida universale, un codice etico fondato su giustizia, compassione e responsabilità verso il prossimo.

La loro incrollabile rilevanza si riflette nel fatto che essi non appartengono solo alla storia antica o alla sfera del sacro, ma sono parte integrante di un patrimonio culturale comune, che trascende confini religiosi e geografici.

La tavola venduta per 5 milioni di dollari, dunque, non è solo un prezioso reperto archeologico, ma un memento vivente di come il divino e l’umano si incontrino in quei comandamenti incisi su pietra, che parlano all’anima di ogni generazione

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