Di Nicola Schulz Bizzozzero-Crivelli, curatore della rubrica Hic et Nunc che si occupa di psicologia, sanità e psicopatologia e della Prof.ssa Donatella Marazziti

Spinti dal desiderio di vedere il corpo più snello, i pazienti assumono pasti proteici, anabolizzanti e farmaci, cadendo in un vero e proprio disturbo alimentare

La cura per il proprio corpo, la volontà di rimanere in forma e l’attenzione all’alimentazione possono diventare una malattia? Assolutamente sì. La vigoressia è un disturbo alimentare che si può definire una psicopatologia dei tempi moderni ed è caratterizzata da “essere caratterizzato da una continua ossessività e preoccupazione per la propria massa muscolare, l’allenamento, dieta ipocalorica e iperproteica, con l’obiettivo di avere un corpo atletico anche a discapito della propria salute”, come spiega Nicola Schulz Bizzozzero Crivelli, del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Sezione di Psichiatria e del Dipartimento di Neuroscienze, Sezione di Psichiatria dell’Università di Pisa.

“Alzano sempre l’asticella del perfezionismo”

I pazienti vigoressici sono spinti dal desiderio di vedere il proprio corpo più muscoloso, più snello o semplicemente più magro, entrando in un circolo vizioso che li porta spesso a assumere pasti proteici, anabolizzanti e farmaci dannosi per la propria salute. La vigoressia causa idee ossessive e comportamenti ripetuti, come il guardarsi in maniera compulsiva allo specchio, cercare conferme e rassicurazioni sul proprio aspetto fisico, eccessiva ansia causata dalla credenza che il proprio corpo non sia ancora sufficiente magro e/o muscoloso, da tenere a bada con riti e comportamenti ossessivi. “Paragonano in modo continuo il proprio fisico (in termini di tonicità muscolare) con quello degli altri avendo sempre l’idea di avere una muscolatura sotto la media ed è proprio in questo momento che entra in gioco l’asticella del perfezionismo che, potrà solo aumentare perché per questi pazienti non sono mai abbastanza gli sforzi fatti per raggiungere un “certo obbiettivo” e di conseguenza continuano a ricercare l’impossibile”, continua Schulz.

Le differenze con l’anoressia e i sintomi

A differenza di altri disturbi alimentari, come l’anoressia, colpisce in particolare uomini, presente soprattutto dall’adolescenza e nei grandi sportivi, ma che può comparire anche dopo i 40-50 anni d’età). Viene definita “anoressia inversa” perché se chi è anoressico diminuisce le calorie per dimagrire, i vigoressici invece le aumentano per far crescere la muscolatura. I sintomi, delineati dal Diagnostic Stastical Manual of Mental Disorders V (DSM-V)  che permettono di diagnosticarla sono: marcata dipendenza dall’esercizio fisico, attenzione rigorosa sulla dieta, compromissione di più aree importanti di funzionamento come quello sociale o relazionale, uso di sostanze illegali, distorsione relativa all’immagine corporea, problemi di autostima e insoddisfazione personale. Sono in aumento i disturbi depressivi unipolari in questi pazienti, che sovente finiscono per isolarsi a causa della loro ossessione per il corpo, cui dedicano la maggior parte del tempo e delle energie.

Le cause? La società e la famiglia

Per Schulz, “i modelli sociali e di marketing sulla bellezza e la perfezione portano un messaggio sbagliato e di superficialità alla società e di conseguenza soprattutto agli adolescenti”. Essi di conseguenza riconoscono solo tale bellezza  come modello, abbassando la loro autostima quando non riescono a raggiungerlo e aumentando la probabilità di sviluppare un problema”. Le cause, al di là del “modello imposto dalla società”, che porta a sacrificare “addirittura la propria salute per arrivare all’accettazione del proprio corpo”, sono sempre da ricercare “nella sfera familiare, sociale e nella propria sfera psicologica”. Infatti, “alcuni pazienti possono avere avuto familiari che tendevano ad atteggiamenti di perfezione e che avevano un rapporto con il cibo di tipo ossessivo compulsivo, come lettura sistematica dei nutrienti, della presenza di zuccheri e carboidrati o che avevano un’attenzione molto eccessiva per la forma fisica e l’essere sempre impeccabile”. Innegabile è che c’è in ogni caso una costante ricerca di identificazione in un “modello imposto dalla società”, che porta a sacrificare “addirittura la propria salute per arrivare all’accettazione del proprio corpo”.

Ci si cura con antidepressivi e/o psicoterapia

Curare un paziente con la vigoressia non è sempre semplice perché molto pazienti credono di non avere un problema. Si usano solitamente inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) oppure con la psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT, Cognitive Behavioural Therapy), anche se si discute ancora se si tratti di una patologia a sè stante, oppure un sottotipo di disturbo ossessivo-compulsivo

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“Curarsi è sano ma non si esageri”

“Curare la propria dieta, la propria immagine corporea e seguire del sano sport è importante, ma non deve mai raggiungere livelli disfunzionali come in questo caso con la vigoressia”, è il messaggio di Schulz.

Nicola Schulz Bizzozzero Crivelli, Department of Medical and Experimental Medicine, Section of Psychiatry and Department of Neurosciences, Department of Psychiatry, University of Pisa. Degree in Psychology, Degree in Science of Tourism, Degree in Political Science and International Relations, and Master in Criminology. Ending the specialization in Clinical and Dynamic Psychology.

Assistant of psychiatrist Donatella Marazziti, a psychopharmacologist, and Medical Director of the Azienda Ospedaliera Pisana (AOU) and Professor at the University of Pisa, Pisa, Italy, and at the Unicamillus University of Rome, Italy.