Il neo ministro della cultura Alessandro Giuli è al centro della polemica politica alimentata dal fatto di aver militato , giovanissimo, nel movimento “Meridiano zero” a Roma.
Si tratta di un movimento extraparlamentare di destra attivo soprattutto nel Lazio ed ispirato a determinate posizioni di pensatori come Julius Evola e Ernest Junger, al centro della cui azione extraparlamentare era il concetto di “tecnoribellione” ovvero, in parole povere , una sorta di neo luddismo contro la società contemporanea .
Caratteristica di Meridiano Zero è stata anche l’aver recuperato, in chiave “neo-pagana” le celebrazioni del solstizio e del 21 aprile “Natale di Roma”.

Mentre da sinistra Giuli viene descritto come un fascista in doppio petto molti da destra lo accusano invece di trasformismo ed opportunismo: gli si rimproverano determinate recenti prese di distanza da un certo mondo proprio della vecchia destra radicale come la polemica nei confronti delle “pozzanghere fasciste” che Giorgia Meloni dovrebbe estirpare definitivamente dal suo partito, l’essersi più recentemente ancora definito “liberale” , l’aver licenziato un libro sul pensatore comunista Antonio Gramsci, l’aver vantato un nonno partigiano e così avanti.
Ora, aldilà dell’assurdità di voler confrontare le idee di un ragazzo di 17/18 anni con quelle di un uomo di cinquanta, è possibile, anzi è probabile , che nelle più recenti prese di posizione di Giuli nei confronti del suo passato “estremista” vi sia anche un risvolto di opportunità pratica, tuttavia i suoi critici di destra dimostrano di non aver compreso quegli stessi pensatori tradizionalisti a cui affermano di richiamarsi.
Secondo i tradizionalisti vi sono nell’esistenza elementi secondari e caduchi, come la politica, ed altri invece eterni , come il sacro e la trascendenza.
Alessandro Giuli nel suo itinerario si è sempre dimostrato fedele ai secondi, gli unici che in ultima analisi contino.
Nel 2012 ha pubblicato un eccellente saggio sul culto di Cibele in Italia “e venne la magna madre” che da solo gli varrebbe un posto di rilievo nella storia degli studi delle religioni.
Come giornalista ha prodotto un’eccellente trasmissione di divulgazione televisiva “Vitalia, alle origini della festa” , purtroppo penalizzato dal palinsesto in seconda serata, permeato di sensibilità pagana, nel quale Giuli stesso , dopo aver suonato il flauto, offriva doni a Cerere,
Chi condivide una certa visione del mondo dovrebbe essere ben lieto che un uomo non immemore delle radici spirituali d’Italia , sia assurto ai più alti scranni del mondo della cultura , sarà poi il tempo, e soltanto questo, a dirci se il Giuli ministro sarà stato degno del Giuli storico .
Va ricordato ai censori da destra del neo ministro: vivere in un ghetto non è solo inutile, è triste.
Fabio Traverso
