All’uomo povero non regalargli solo un pesce, ma insegnagli a pescare: prevenire la povertà aiutando gli studenti a collocarsi nel mondo del lavoro, questo è il prezioso contributo per arginare la disoccupazione giovanile della campagna sociale #NonCiFermaNessuno, di Luca Abete.
Ecco una bella notizia: secondo i dati dell’ISTAT la disoccupazione in Italia è scesa al 6,7% su base mensile tenendo in considerazione lo scorso luglio rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Per limitare il problema della fuga dei cervelli all’estero e la piaga della disoccupazione, però, è importantissimo continuare a lavorare sul territorio per integrare al meglio i giovani e gli studenti nel mondo del lavoro.
Luca Abete, attraverso il progetto #NonCiFermaNessuno, da dieci anni, si sta impegnando moltissimo in questo campo e ha offerto un prezioso contributo alla lotta contro la povertà del Paese, facilitando la relazione tra studenti e mondo professionale.
Il tour motivazionale #NonCiFermaNessuno ha fatto più di 115 tappe in decine di università diverse, ha coinvolto più di 200mila giovani e ha raccolto, solo per questa decima edizione, oltre 11mila pasti gratuiti, numero che quotidianamente cresce attraverso la call to action “Gioca & Dona” con “SuperFoody”, il primo webgame solidale che trasforma cibo virtuale in pasti reali.
Chi è Luca Abete:
Luca Abete è un volto notissimo della TV italiana per le sue inchieste a Striscia la notizia e per i suoi numerosi premi giornalistici, ma non solo: il suo impegno sociale con il tour motivazionale #NonCiFermaNessuno ha aiutato concretamente centinaia di studenti di tutta Italia ad inserirsi nel mondo professionale e a prevenire la povertà. Sul sito noncifermanessuno.it è possibile vedere tutti i progetti passati e futuri per aiutare i giovani studenti universitari ad inserirsi nel mondo del lavoro aiutandoli innanzitutto a credere in loro stessi e nelle loro potenzialità. Il contributo di questa campagna sociale per aiutare le persone in difficoltà economica, con progetti a lungo termine, continua ad avere successo ed è sempre più apprezzata basti pensare al forte legame con il Banco Alimentare.
Questo mese di settembre è ripartita la seconda parte del tour che ha visto come sesta tappa Pescara. La città natale di Gabriele D’Annunzio si è contraddistinta per la grande partecipazione al “talk” dove i tanti studenti presenti hanno accolto Abete con grande entusiasmo ed affetto. Le prossime tappe saranno rispettivamente a Catania, Cassino, Catanzaro e Bergamo.
Gentile Luca Abete, con le tue inchieste giornalistiche hai avuto modo di vedere e denunciare situazioni di disagio, ingiustizia, illegalità e sofferenza in tutto il Paese…cosa ti spinge ad impegnati così tanto per la giustizia sociale?
– Un po’ ci son nato così, un po’ ci sono diventato. Nella mia famiglia certi valori sono la normalità. Poi son sempre stato curioso, ho operato nel volontariato. L’esperienza da clown, artista di strada, poi mi ha restituito la serena consapevolezza di quanto sia bello dare una parte di sé stessi al prossimo e quanto tutto ciò può arricchirmi. Oggi con Striscia e con #NoncCiFermaNessuno, ho potenziato tutto ciò, in abiti diversi, ma con uguale determinazione e soddisfazione.
La giustizia sociale passa anche dal valorizzare le persone in relazione alla loro formazione. Qual è l’impegno per gli studenti universitari della tua campagna sociale #NonCiFermaNessuno?
– Confrontandomi con loro ho capito che l’ossessione di raggiungere un risultato ad ogni costo li privava della giusta serenità e faceva perdere di vista la cosa più utile: le sconfitte possono diventare un momento di crescita. Avviare un percorso interiore di analisi dei propri momenti aiuta ad arricchirsi, a trovare nuove consapevolezze e ripartire addirittura più forte. Nelle scuole quindi invito tutti a studiare ma anche a studiarsi: un percorso parallelo che migliora la vita e valorizza il proprio talento.
Oggi si parla molto dei NEET, i ragazzi che non studiano e non lavorano, e del problema del MISMATCH, ossia l’incapacità di conciliare il proprio titolo di studi con una professione. Cosa ne pensi?
– Il problema sta tutto nel percorso non tanto nella meta. Spesso si cerca il diploma o la laurea giusta per affermarsi nel mondo lavorativo senza tener conto che la differenza la fanno molto spesso le skills che sottovalutiamo. Chi arricchisce il proprio bagaglio di esperienze durante la propria formazione di certo avrà più gratificazioni ad ogni livello.
Come ti è nata l’idea di creare questo format che ormai è giunto al suo decimo anno di vita?
– Ho semplicemente offerto ai ragazzi quello che nessuno ha mai pensato di proporre a me e alla mia generazione. Gli adulti talvolta parlano con la presunzione di essere a conoscenza di tutto. Io offro agli studenti italiani l’occasione per raccontarsi e esprimere disagi, rabbia ma anche capacità di resistere e resilienza. L’obiettivo è facile: contagiare di coraggio più ragazzi e ragazze possibile.
Sei religioso? Se sì, cosa significa la fede per te? Hai un santo di riferimento?
– Credo molto nei principi sani del supporto reciproco, dell’amore per ogni cosa viva intorno a noi. Non ho un santo di riferimento ma mi ispira il pensiero del Mahatma Gandhi. La sua frase “sii il cambiamento che vuoi vedere nel Mondo” muove le mie azioni e alimenta la mia perseveranza.
Mi ha toccato molto anche poter conoscere e condividere una bellissima esperienza con Papa Francesco. Nel 2016 sono stato invitato in Città del Vaticano ed insieme a Sua Santità ho avuto l’onore di parlare davanti a 7.000 ragazzi provenienti da ogni parte d’Italia. Questa occasione mi ha ispirato non poco.
Parliamo un po’ di belle ragazze… parlaci del coinvolgimento di Miss Mondo coi tuoi progetti e qual è l’obiettivo.
– Uscire dalla propria area di confort è uno dei punti fondamentali della mia campagna sociale. Alle finali nazionali di Miss Mondo arrivano ogni anno 150 ragazze che sognano il successo e sono pronte a mettersi in gioco nonostante per la maggior parte di loro ci sarà da scontrarsi con la delusione di una sconfitta. Ognuna è pronta a viverla in maniera diversa. Ci sono storie incredibili che emergono. Ascoltarle è meraviglioso.
In cosa consiste il Tour del 2024? In che città andrai e a fare cosa?
– Siamo ormai allo sprint finale della decima edizione del tour. Siamo stati nelle grandi città come Roma e Napoli, ma la nostra mission è offrire ascolto anche nelle Università più piccole. Il format cambia pelle nel tempo proprio per questo motivo: allargando sempre più il campione a disposizione riusciamo a modellare nuove traiettorie capaci di intercettare i bisogni dei ragazzi.
Ti è mai capitato di andare all’estero?
– Allargare il nostro fronte di ascolto anche alle voci fuori dal nostro Paese è un obiettivo che coltiviamo da tempo. Nel 2020 avevamo in programma una tappa in Albania, la pandemia poi ha fatto saltare tutto. Ora che le cose si sono sistemate da questo punto di vista, credo che ci siano nuovamente le condizioni per ripensare a qualche salto all’estero.
Io sono studente uditrice alla Facoltà di Teologia di Lugano, una facoltà in cui insegnano diversi professori molto importanti e che cambia la vita. Qui vi sono molti giovani seminaristi e scoprire il mondo delle vocazioni religiose è bellissimo e riempie il cuore di gioia! Mi piacerebbe che tu passassi da noi a farci un saluto. Cosa ne pensi?
– Non ho dubbi! Sono affascinato dalle testimonianze dei ragazzi. Ascoltare anche le vostre mi incuriosisce non poco. Più che per un saluto conto di passare per trascorrere un po’ di tempo con voi.
Un’ultima domanda, un po’ spinosa… spesso per gli studenti laureati in materie umanistiche è difficile trovare lavoro. Cosa ne pensi? Cosa potrebbe fare la politica per aiutare maggiormente letterati, teologi e filosofi a trovare il giusto collocamento professionale nella società?
– È inevitabile che periodi storici accompagnino tendenze differenti. Questo non è un periodo facile per alcune materie e per diverse facoltà. Credo che però esistano casi singoli eccellenti che lasciano ben sperare e soprattutto esistono delle regole preziose che se ben applicate possono aprire porte che si pensa debbano restare chiuse inevitabilmente. Passione, originalità, impegno e perseveranza credo possano condurre a realizzare il sogno anche di tanti studenti di scienze umanistiche.
Liliane Tami e Marcello Rocco
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