Cultura

I 12 apostoli di Gesù. Omaggio alle 12 tribù di Israele

La Bibbia racconta che Gesù scelse 12 apostoli, o messaggeri tra i suoi discepoli più devoti. Dodici in omaggio alle 12 tribù di Israele.
Nel corso del 1. secolo d.C., per predicare la nuova fede gli apostoli percorsero migliaia di chilometri e cambiarono per sempre la Storia dell’umanità.

Così inizia un interessante articolo pubblicato dal National Geographic nell’edizione di marzo.
“Oltre ai 12 apostoli – si legge – anche altri convertiti della prima ora, come Mattia, la Maddalena, Marco e Luca sono considerati apostoli.

Paolo
Dopo una visione, Saulo – persecutore dei cristiani – prese il nome di Paolo e diffuse il Cristianesimo in tutto il bacino del Mediterraneo.
Pietro
Gesù diede ad alcuni discepoli un secondo nome. Simone il pescatore fu detto anche Cefa, “pietra” in aramaico e quindi Pietro. Fu il primo a battezzare i non ebrei.

Andrea
Pietro e suo fratello Andrea furono i primi seguaci di Gesù. Andrea predicò in Grecia e forse in Ucraina.
Giacomo il Maggiore
Era un pescatore, come il fratello Giovanni. La tradizione narra che predicò in Spagna e fu decapitato a Gerusalemme.
Giovanni
Figlio di Zebedeo e fratello di Giacomo, nel Vangelo che porta il suo nome è detto “il discepolo che Gesù amava”. Gli sono attribuite tre epistole e l’Apocalisse.
Filippo
Era originario della Galilea, la regione attualmente nel Nord di Israele, dove Gesù svolse gran parte del suo ministero.
Bartolomeo
Alcuni lo identificano con Natanaele, che obiettò alla provenienza del Messia: “Da Nazareth può venire qualcosa di buono?”. Avrebbe predicato in Turchia, India o Armenia.
Tommaso
Dopo aver dubitato della resurrezione tanto da chiedere di toccare le ferite di Gesù, divenne un fervente missionario; si narra che abbia fatto proseliti in India.
Matteo
Gesù scandalizzò gli ebrei cenando con Levi, esattore delle tasse e quindi considerato reietto. Levi prese il nome di Matteo e scrisse il primo Vangelo.
Giacomo il Minore
La Bibbia non dice molto su questo Giacomo, “figlio di Alfeo”. Per la maggior parte degli studiosi, l’epistola a lui attribuita sarebbe apocrifa.
Giuda Taddeo
Giuda Taddeo avrebbe predicato in Persia. Stando alla tradizione orientale, convertì la città di Edessa dopo averne guarito il sovrano.
Simone
Nel Nuovo Testamento è detto lo Zelota, forse in riferimento alle sue convinzioni politiche. In seguito avrebbe predicato in Persia, dove avrebbe subito il martirio.
Giuda Iscariota
L’apostolo che in cambio di trenta denari permise ai soldati romani di arrestare Gesù e poi, pentito, si impiccò.
Mattia
Furono gli apostoli a scegliere Mattia, che era già stato seguace di Gesù, per sostituire Giuda. Stando a una leggenda post-biblica predicò nella “terra dei cannibali”.
Maria Maddalena
Maria di Magdala seguì Gesù e rimase accanto a lui durante la crocifissione. Secondo la tradizione, sarebbe stata la prima a vederlo dopo la resurrezione.
Marco
Detto anche Giovanni, fu discepolo di Pietro e di Paolo. Fondò la Chiesa di Alessandria d’Egitto.
Luca
Era un medico pagano di Antiochia, che accompagnò Paolo nelle sue missioni. Sarebbe autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli.

Redazione

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  • La Bibbia, “il libro”, é di fatto una biblioteca composta da 66 libri scritti da più di 40 autori diversi, uomini diversi anche in quanto al loro ambiente sociale, famigliare, geografico e professionale, ad esempio : dal re d’Israele, Davide, a Luca, il medico di origini pagane, passando da un primo ministro a Babilonia, Daniele, a un alto funzionario di Persia, Neemia... e un pescatore sul lago di Gennesaret, Pietro, colui che con sobrietà scrive: “uomini che hanno parlato da parte di Dio, “portati” dallo Spirito Santo”.
    39 libri, l’Antico Testamento (o patto), che raccontano le origini e la storia d’Israele e annunciano Gesù, il Messia, e 27, il Nuovo Testamento, che raccontano le vita di Gesù (4), il Vangelo, e l’irraggiare della Buona Novella in tutto il mondo di allora, Atti, Lettere e Rivelazione... finitiva.
    LIBERI di credere, o no... il resto é solo tradizione umana.

    Il numero 12 é importante in tutto il testo vetero-testamentario e, nel Vangelo, parlando dei “Dodici”, s’intende i discepoli degli inizi diventati “testimoni oculari”, INVIATI (é il significato di apostolo, “translitterazione” dal greco) a diffondere l’annuncio della salvezza per mezzo di Gesù, il nazzareno messo in croce, risuscitato e elevato in cielo alla destra del Padre.
    “La foi est la conséquence et non l’origine de l’expérience, car, aux yeux des disciples, c’est de l’initiative du Christ Ressuscité que vient l’objectivité de la rencontre…
    La foi chrétienne repose donc sur le témoignage des premiers disciples, à savoir qu’ils ont été rencontrés par le Ressuscité; à notre tour, nous avons été rencontrés par Jésus, vivant.
    Avec l’épisode de Thomas (Jean 20. 24-29), ce sont les croyants à venir qui sont visés. Eux n’ont pas vu ce que les disciples ont vu, mais ils savent que ces témoins l’ont vu. C’est sur ce fondement que le monde entier a été bouleversé.” (Sic) Xavier Léon-Dufour, S.J.
    Secondo la lettera ai Corinzi (1Co 15.5ss) ”… apparve (litt. ”si fece vedere”) a…” : Pietro, ai Dodici apostoli (// Actes 1. 3), a più di 500 fratelli dei quali almeno 251 erano ancora in vita quando Paolo ha scritto la sua missiva - probabilmente conosciuti dai Corinzi, avrebbero potuto testimoniare e essere ”intervistati” direttamente - Giacomo, fratello del Signore e, sulla via di Damasco, all’Apostolo Paolo, che si definisce ”l’aborto” - il Saulo, il persecutore diventato: lo schiavo di Gesù Cristo - . Secondo i Vangeli, bisogna aggiugere i due (dei sette) non nominati dell’episodio della riva del Gennesaret (Giovanni 21) più i due, sul cammino di Emmaus (Luca 24). Ma i primi testimoni furono “le donne, al sepolcro”, ma, allora, esse non potevano essere considerate testimone legale. Eh, sì, parecchi gli “inviati”.

    Ma, TUTTI i christiani sono, di fatto, degli “inviati in missione” da Dio e sono, dunque : apostoli.
    ... E i “santi” non sono dei “Superman”, sono dei poveracci “abitati” dallo Spirito di Dio, con un solo “titolo di gloria” : peccatori incalliti, ma redenti.

    • Interessante questa precisazione sugli INVIATI.

      Io preferisco chi non viene "inviato" ma chi "si avvia" per diffondere il pensiero delle leggi della natura (positive, negative o neutre), e contro i manuali di istruzioni pseudo-trascendentali.

      Se riunissimo tutti gli scritti dei libri dei popoli originariamente semiti (tra cui certi islamici in senso largo) avremmo "Il grande libro monoteista" e riunendo tutti i testi degli scritti dei popoli aventi diverse divinità "L'enciclopedia politeista" con 1'000 e più Homo sapiens sapiens che hanno scritto e riscritto.

      Fortunatamente, la ragione umana ha fatto sì che in alcuni Paesi lo "Stato" deve essere laico, e le regole del convivere si basano su principi basilari condivisi dalla popolazione di questi Paesi... in primis la Svizzera, a parte quel difettuccio trascurabile contenuto nel preambolo della Costituzione, che tutto sommato si può vedere in maniera agnostica in quanto non definisce niente di preciso.

      Apostoli, santi o inviati speciali? No, grazie!

      (né dalle tribù di israele, né da quelle tribù vicine e lontane) 8-O

      • Ma i nostri avi al praticello del Grütli, avranno giurato davanti a Dio o promesso davanti agli uomini? Con le attuali leggi, quel patto, non datato e non firmato risulterebbe persino illegale. :wink:

        • La Storia scritta dagli uomini va sempre presa "con le pinze". Se vi è del buono da mantenere del passato e farne buon uso...viva la storia e i suoi miti.

          Il 1. Agosto è stato scelto per convenzione (nei primi giorni di agosto del 1291... circa 150 anni fa si è deciso di fissare un giorno preciso).

          Un patto è un patto. Come dicono (dicevano) gli inglesi: "Ma word is my bond" una stretta di mano, e il contratto vale.

          Non mi pare che nessuna legge preveda la forma scritta, data e firma per un PATTO tra uomini liberi...
          :wink:

      • CONDENSÉ À MA FAÇON.

        Nel nome di Dio:
        la fondazione... (e la durata + di 700 anni)
        Nel nome della religione:
        le guerre, il “Kulturkampf” con l’avvento dei radicali, al potere dal 1848, e la rifondazione “moderna” e, con pena, la laicità (Berna, Vaud e Zurigo, encor oggi riconoscono e finanzano le chiese con le imposte, ma ricordo che i cristiani della chiese evangeliche libere romande, specialmente a Ginevra, si sono schierati, secondo il Vangelo, per la separazione fra chiesa e stato. “Pas de mélange entre les serviettes et les torchons!” (citazione personale che assumo).

        LIBERTÀ di pensiero, di culto e relativo diritto di proselitismo sono entrati formalmente nella Costituzione... ma anche il sistema referendario, quello maggioritario che fa sì che in più si é (ma anche con la maggioranza dei Cantoni), più si impone la legge. Cattolici e Riformati, numerosi, hanno potuto continuare a suonare le campane dei loro luoghi di culto... in più delle sirene e, recentemente, il popolo ha preferito i campanili ai minareti con su l’altoparlante del muezzin... e i (veri) Liberi Pensatori si esprimono liberamente e lasciano la stessa libertà agli altri di farlo.
        Questa é la base della democrazia... e stop.

        DIO, quello che i cristiani professano UNO e TRINITARIO, non ha mai voluto “forzare la mano” a nessuno.
        Sulla croce, con il Cristo, uno a destra e l’atro a sinistra, i due ladroni HANNO SCELTO chi credere. Personalmente io ho scelto come quello che, da quel giorno, é con Gesù in Paradiso. Precisione : dove sia l’altro, non lo so perché il giudizio appartiene, e lo lascio, a DIO, solo.
        Qualcuno può trovarmi ingenuo, credulone, illuminato o “inviato”, ma fa parte della MIA libertà personale.

        Su Ticinolive c’é la libertà di parola... e i blog svelano: “de quel bois je me chauffe”, ma anche il grado di civiltà e di civismo dei blogger.

        Salve

          • La “legge”, la lettera e lo spirito.

            La scrittura “fissa” la parola... e poi arrivano gli “azzeccagarbugli”, gli interpreti, e non si sa più dove si andrà a finire. In questo sono d’accordo e anche sul fatto che la storia dipende dal lato da cui la si guarda come dal modo di come é distorta, o appropriata.
            Esempio (chiedo venia per il contesto) : Un uomo di nome Giobbe, vissuto circa 1500 anni prima di Cristo, disse e fu scritto - un popolo così minuscolo con un alfabeto quando i vicini usavano il cuneiforme, é giâ un exploit - del suo Dio [26 v. 7] : “Egli distende il settentrione sul vuoto e sospende la terra sul nulla.” Circa 3 millenni dopo, i grandi capi di quelli che si dicono loro discendenti spirituali, erano pronti a bruciare sul rogo Galileo.
            È la lettura e la sua applicazione concreta che é importante, o legalista o con spirito accorto, aperto, e onesto.
            Ma in più del contenuto é la data che fa la nostra “memoria”, altrimenti come fare per “imparare dalla storia” e “en tirer la leçon” ?
            Gli ebrei, ancora loro ma anche altri popoli, e oggigiorno, avevano una trasmissione orale importante, ma senza scrittura noi saremmo ancora da alfabetizzare.

            Cordialmente

  • Ciao bike,

    OUFFA ! come puoi costatare, ho finito e spedito la mia dichiarazione fiscale.

    Per il mio commento, ho dovuto concentrarmi al massimo per non inviare un libro come "L'Institution Chrétienne" del ginevrino, oriundo di Francia.

  • Non passa il giorno che non si parla di Israele. Ogni santo giorno!!!! Dateci tregua per favore, non se ne può più!!!

  • Israele: il Technion compie 100 anni, ma non li dimostra

    In Istituto tecnologia inventate wi-fi e pillola-telecamera

    30 MARZO, 12:30

    (ANSAmed) - ROMA, 30 MAR - Forgia gli ingegni migliori d'Israele e sforna premi Nobel: il Technion compie cento anni, ma non li dimostra. La prima pietra del prestigioso Istituto israeliano della Tecnologia fu posta l'11 aprile 1912, vale a dire 36 anni prima della fondazione d'Israele. A Haifa, non a Gerusalemme, scartata a causa del suo carattere spiccatamente religioso. Sono nate qui alcune delle invenzioni che hanno rivoluzionato il mondo: dalla wi-fi alla pillola-telecamera intestinale utilizzata in medicina; dal Re-walk (esoscheletro meccanico che permette di camminare a chi ha gli arti inferiori paralizzati) alle tecnologie di desalinizzazione.

    Per le porte dell'istituto sono passati nel corso di questo secolo diversi premi Nobel. L'ultimo a ricevere il riconoscimento dall'Accademia di Oslo è stato nel 2011 Daniel Shechtman, docente al Technion di scienza dei materiali. Ma il nome che spicca su tutti è quello di Albert Einstein.

    Primo presidente della Technion Society. Fu proprio il fisico ebreo tedesco a dichiarare: "Israele può vincere la battaglia della sopravvivenza solo scommettendo sull'innovazione tecnologica". Era il 1923, ed Einstein stava viaggiando nell'allora Palestina: con il tempo, le sue parole si rivelarono profetiche. Nel corso dei decenni, Israele ha fatto dell'eccellenza dei suoi centri di ricerca un valore rinomato e uno dei motori fondamentali della sua crescita economica, capace di attrarre investimenti stranieri. E il fiore all'occhiello di questa "Start-up Nation" è appunto il Technion, battezzato inizialmente Technikum. Attualmente, il Technion conta circa 13mila studenti, un terzo donne. In tutto, finora si sono diplomati qui in 93mila: tra di essi, vi è il 70% degli ingegneri del Paese, soprannominato "la Silicon Valley del Mediterraneo", e l'80% dei dirigenti delle compagnie israeliane quotate nel Nasdaq, il listino dei titoli tecnologici.(ANSAmed).

  • All’interno del nostro ordinamento giuridico sussistono alcuni principi di fondo (propositi non sempre soddisfatti) che sono essenziali alla sua stessa sopravvivenza; mi riferisco, ad esempio, agli aspetti di uguaglianza davanti alle leggi, alla libertà di espressione, ai concetti di ordine democratico e di laicità delle Istituzioni.

    "Nel mondo medioevale e nell’epoca premoderna,  le soluzioni sono state improntate ad una duttilità molto maggiore, la cui radice storica potrebbe essere rinvenuta nel riconoscimento – teorizzato dalla Chiesa a partire dalla fine del V secolo (Papa Gelasio, Lettera all’imperatore Anastasio, anno 494) – che potere religioso e potere civile attingono a sfere esistenziali distinte e dotate ciascuna di una propria autonomia e di un proprio intrinseco valore." Fine citazione.

    Tale confronto è destinato a comunque a continuare sicché può dirsi che la formula dello Stato “laico” vuole delineare il quadro complessivo di fondo entro il quale gli ordinamenti contemporanei intendono collocarlo. Dall’altro lato, invece, detta formula si presenta come il risultato di una soluzione di continuità rispetto alle disposizioni concrete che la storia del mondo occidentale cristiano ha sino ad un certo momento conosciuto. La distinzione fra lo Stato cristiano “confessionale” proprio dell’esperienza medioevale e la nuova forma di Stato appunto “laico” scaturito dall’affermazione dei principi politici liberali, è una formula tuttora autorevole. Di contro la laicità intesa come attitudine dello Stato a favorire l’esercizio della libertà religiosa e di culto sembra talvolta passare per una sorta di deprezzamento della capacità della comunità civile a fornire risposte autonome. Un problema di non semplice soluzione.Certo, il riconoscimento del principio pluralistico nell’ordinamento esige da parte di tutti i componenti il rispetto delle altrui appartenenze proprio perché vi è una naturale umana propensione a voler spingere le pubbliche istituzioni ad orientare la propria azione verso gli interessi attinenti alla propria concezione di vita. Sul nostro pianeta non tutti sono professanti di uno specifico credo. Trovo sia giusto anche per mantenere una necessaria... biodiversità, ma soprattutto direi che la "Giustizia dei credenti" non può diventare la "Giustizia di tutti". All'uomo serve un ordine terreno, una sua minima misura del giusto, un “temporaneo metro di giudizio” purché non sconfini nel fanatismo, ma ci vuole.

    Proprio per evitare gli azzeccagarbugli.

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