Le letture di oggi spingono a riflettere su un tema molto importante, ossia la hybris, che è la superbia che ci conduce a crederci perfetti e a trascurare poi le più più basilari azioni di misericordia.
La hybris (ὕβρις), traducibile con tracotanza o superbia, per i greci era una forma di orgoglio eccessivo che induce a ignorare i bisogni umani e le leggi divine. Il Terzo Reich è l’esempio perfetto di Hybris: i nazisti col pretesto di rendersi superuomini ariani hanno voluto spodestare Dio e si sono costruiti un proprio sistema rigidissimo di leggi perverse. In genere, infatti, più una persona è superba e più tende a seguire schemi e regole rigidissime.
I farisei e la superbia
Duemila anni fa, in medio oriente, vi erano i farisei che erano un gruppo di religiosi estremamente rigorosi nei confronti della legge e disprezzavano i plebei che non seguivano con rigore le leggi. I farisei rispettavano tutte le minuziosissime regole della religione ebraica e, ad esempio, se il sabato vedevano una persona in difficoltà potevano arrivare a non aiutarla siccome era, per legge, il giorno di riposo.
Gesù, di fronte a questo assurdo e paradossale fanatismo nei confronti della legge, è insorto: ha detto che si, è importante osservare le leggi, ma bisogna essere sempre buoni e caritatevoli. I Farisei invece erano classisti: si credevano i più puri perchè legati alle famiglie sacerdotali, quindi per mantenere il loro status si separavano dagli altri cittadini… e se vedevano un malato di lebbra sporco e malvestito di certo non lo invitavano a sedersi con loro ai loro eleganti banchetti.
Spesso anche a noi succede di considerare delle persone dei lebbrosi e quindi evitiamo di parlare con loro ed aiutarli perchè noi ci riteniamo superiori: quanto spesso ci accade?
Gesù, quindi, criticava i farisei per la loro ipocrisia e la loro tendenza a mettere l’apparenza esteriore e l’osservanza formale della legge al di sopra della giustizia, della misericordia e dell’umiltà. Per loro era importantissimo lavarsi le mani prima dei pasti, ma non, ad esempio, soccorrere i bisognosi. I farisei, col loro atteggiamento superbo, sono diventati duri di cuore e hanno dimenticato il Quid [termine latino per indicare l’essenza ] della fede, che è l’amore misericordioso e compassionevole.
Nel Vangelo di Marco (7,1-8.14-15.21-23) di oggi infatti Gesù rimprovera i farisei per la loro meticolosa attenzione ai dettagli minori della legge , mentre trascurano i punti più importanti della religione, ossia la giustizia, la misericordia e la fedeltà. In altri passi del vangelo di Matteo Gesù paragona i farisei a “sepolcri imbiancati,” che all’esterno appaiono belli, ma all’interno sono pieni di ossa e impurità.
Per non essere come farisei superbi dobbiamo, quindi, imparare ad essere umili, dilatare il nostro cuore e camminare nella luce, piuttosto che ostentare a parole una fede fatta solo di regole, CV ed esibizione.
Icaro è, nella mitologia greca, quel personaggio che ha voluto volare troppo vicino al sole e le sue ali di cera si sono sciolte facendolo precipitare: ebbene, anche chi desidera essere santo non deve peccare di superbia e deve sì anelare a Dio ma senza diventare un fariseo vuoto come un sepolcro imbiancato.
È inutile andare a messa tutti i giorni se poi non si è capaci ad essere buoni, onesti, compassionevoli e gentili col prossimo.
Gesù, che è Dio e che fu anche un grandissimo filosofo, insegna a non cadere nella hybris e ha insegnato ai suoi discepoli l’umiltà e la priorità dell’amore e della misericordia sopra ogni formalismo. Nella lettera di Giacomo Apostolo è scritto infatti: “Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo”.
Questa frase è importantissima e ci spiega che il vero rapporto con Dio non si basa sull’orgoglio o sull’autoesaltazione, ma su un cuore puro, capace di riconoscere i propri errori e desideroso di cercare sinceramente la pace e il bene altrui con le opere di carità e beneficienza. E’ Santo non chi si finge cristiano ma chi sa amare in modo incondizionato e si impegna per vivere coi frutti dello Spirito Santo, che sono amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e autocontrollo.
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