Il ponte è lungo 55 chilometri e congiunge le tre capitali regionali Zhuhai, nella Cina continentale, con Hong Kong e con Macao. Le tre economie compattate significano 1,5 trilioni di dollari di PIL (la dimensione di un’economia al top nella Comunità Europea) e ci vivono 75 milioni di abitanti.
Hong Kong è storicamente il posto prediletto per i cinesi per commerciare con l’estero, attesa la sua centenaria esperienza, Macao è il Casinò del mondo, con la maggioranza dei clienti provenienti dalla Cina continentale e Zhuhai e una sede dell’alta tecnologia che si collega con due grandi aree manifatturiere, Shenzen e Guangzhou.
Oltre ad essere il ponte più lungo al mondo sul mare, ha utilizzato ben 420.000 tonnellate di acciaio, circa un milione di metri cubi di cemento e dato lavoro a circa 14.000 operai con una spesa complessiva per l’erario cinese di circa 20 miliardi di dollari. Si stima che questa mastodontica opera abbia un’aspettativa di vita di 120 anni e potrà resistere ad eventi sismici di grado 8 sulla scala Richter.
Il ponte va certamente salutato con grande rispetto per l’arditezza ed il successo nell’esecuzione, ma, allo stesso tempo, certamente crea preoccupazione ai sostenitori dell’autonomia di Hong Kong, comprensorio di 7,5 milioni di abitanti.
Essi si sentono sempre più circondati dalla presenza di Pechino, nonostante la scadenza dell’autonomia dei 50 anni sia ancora lontana. Se l’opera di alta ingegneria suscita la nostra grande ammirazione, allo stesso tempo, riflettendo, ci fa sentire tristi nel costatare che il mondo va a più velocità; perlomeno a due! E noi siamo parte del gruppo dei lenti.
Rimanendo nel mio piccolo mondo, come posso dimenticare e non pensare al progetto centenario del Ponte di Messina? O alla TAV dall’Italia verso la Francia, in corso da un ventennio, ma sempre in dubbio. Od ancora, nel mio microcosmo, l’autostrada per Chiasso sempre martoriata dai lavori perlomeno negli ultimi 20 anni. O la perla dello svincolo di Mendrisio: una vera e propria agonia per i poveri automobilisti considerando i tempi biblici dell’esecuzione dei lavori.
Rendiamoci conto quando diciamo che noi siamo il vecchio mondo perché lo siamo certamente : in Asia – che è il futuro di questo secolo – si fanno opere straordinarie in poco tempo (In Cina in venti anni circa 15 mila chilometri di ferrovia ad alta velocità). Da noi ….per uno svincolo lillipuziano un’eternità…..
Forse è ora di renderci conto di fronte a queste realtà che è giunta l’ora di uscire dal nostro piacevole letargo.
Vittorio Volpi
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