Cultura

Bogancloch. La critica cinematografica. A cura di Diego Rivera

Bogancloch. Un film del regista R. Ben Rivers, presentato al Film festival di Locarno 2024 nella categoria “Concorso Internazionale”. Recensione a cura di Desio Rivera

Jake Williams è la figura sulla quale è girato questo film qui in prima mondiale. Ritrae la vita di questo personaggio, reso famoso  da una serie televisiva britannica,”Ben Fogle’s New Lives in the Wild”. Il suo vivere da eremita lo ha fatto conoscere (e desiderare di emularlo) grazie al suo profilo Facebook. Infatti, appena passato in tele, più di 200 persone volevano passare qualche giorno con lui nella sua roulotte. Di tutto questo, in questo film-documentario, non si parla. È invece il seguirlo, osservarlo, contemplarlo lungo il filo delle stagioni a Boganclock la sua casa sperduta nelle Highland scozzesi. Un bianco e nero con effetti film corrotto dal tempo, interrotto qua e là da fotogrammi a colori di palazzi dozzinali di fronte a un lago/mare/fiume?  con barconi in primo piano.

Il film dura 86 minuti e, tra lunghissime sequenze statiche, accade: lui che raccoglie una gallina morta in mezzo alla strada, lui che insegna astronomia con un planetario fai-da-te con sole, luna e qualche stella (fatti con coperchi di lattine) attaccati ad un ombrellone che fa girare per mostrare i movimenti dei pianeti agli allievi che, al primo suono di campanella, se ne vanno di corsa mentre lui ancora sta girando l’ombrellone, un incontro con altre persone con  brevissimi discorsi intellettualmente ricercati, un bagno caldo in una vasca di metallo posata all’aperto, in pieno inverno, tra la neve, con sotto la legna che arde per riscaldare l’acqua  e pochi altri movimenti. Insomma, tanta contemplazione statica (compresa l’ultima interminabile scena ripresa da un drone che si alza altissimo sopra la sua catapecchia ingombra di rottami e resta lì immbile).

Ma renderà più chiaro quanto sia “avvincente” questo film, l’episodio vero che mi è capitato. Accanto a me, durante la proiezione, vi era una giornalista britannica. Nei lunghi momenti statici del film io mi guardavo intorno ad osservare gli altri presenti, lei compresa. E lei aveva gli occhi chiusi e la bocca semiaperta. Evidentemente addormentata. Dopo più di mezz’ora dall’inizio della proiezione, scarto una cicca e la giornalista inglese seduta accanto a me, mi fa segno di non fare rumore. Io mi scuso per averla svegliata e lei sembrava seccata… E si, difficile resistere svegli.

Relatore

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