Non bisogna mai dimenticare l’essenza del macronismo. Liberale, liberista, libertino e libertario, il globalismo di Macron è innanzitutto plutocratico.
Emmanuel Macron è l’ex dirigente della banca Rothschild che dopo essere divenuto ministro dell’Economia del secondo governo governo di Manuel Valls, fu imposto alla Francia nel 2017 con un’ astuta operazione mediatico-giudiziaria che eliminò il suo concorrente più pericoloso: il gollista Francois Fillon, considerato “filorusso” e non abbastanza laicista.
Gerontofilo ed evidentemente bisessuale, Macron è a sua volta probabilmente ricattabile dagli stessi giganteschi poteri economici che l’hanno scelto quale loro migliore rappresentante.
Solo il più breve governo di Mario Draghi, imposto alla politica italiana da Goldman Sachs, è paragonabile alla presidenza Macron come espressione diretta dei “mercati finanziari” e dei grandi potentati economici.
In Francia tutto il blocco sociale del macronismo, il suo zoccolo duro, è composto dalla grande borghesia liberale, di sinistra o di destra, di Parigi e delle grandi città.
Il macronismo è un fenomeno plutocratico, ultracapitalista, neoborghese, politicamente di centro, culturalmente di sinistra (la sinistra che odia la famiglia, la vita e tutte le identità), socialmente di destra (la destra alto-borghese del denaro).
Fanaticamente atlantista, mondialista e antirusso, Macron esprime una Francia vassalla, anche ideologicamente ( “woke” e “queer” ) dell’americanismo senz’anima.
E proprio per questo che la Francia macroniana, purissima espressione della civiltà “aperta”, “marittima”, talassocratica e orgiastico-mercantile, radicalmente materialista, edonista e individualista, si apre verso il basso, verso forme di spiritualità blasfeme e rovesciate, al punto da sbandierarle senza ritegno nella cerimonia inaugurale delle Olimpiadi.
Troppo spesso i cattolici hanno dimenticato una verità limpidamentte espressa da Cristo nell’Evangelo: chi serve Mammona finisce sempre per odiare Dio.
La plutocrazia è il regime della spiritualità alla rovescia.
Martino Mora
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