PARLIAMO DI “RETROTOPIA” E “PRESENTISMO”? (titolo originale)
Ci sono sempre più poveri. Quale sarà la fine del percorso? In Europa si stimano già 120 milioni di abitanti sotto o al limite della soglia della povertà. Il 5 per cento delle famiglie dei più benestanti detiene la ricchezza del 75 per cento rispetto alle famiglie dei meno abbienti.
Aumenta drammaticamente il numero dei cosiddetti Neet (not in education, employment or training): cioè milioni di giovani europei che non hanno e non vedono un futuro per sé. Si sta preparando una crisi del debito ed una bomba sociale? Eppure, ad eccezione della grave crisi economica del 2008, quasi tutti i paesi, anche se di poco, hanno segnato crescite economiche.
Come spiegarlo? Una chiave di lettura ci viene da Zygmunt Bauman – recentemente deceduto – nel suo saggio “Retrotopia”, scritto di grande interesse. Secondo questo saggio, c’è una tendenza in corso , di fronte alle incertezze del futuro, di sognare e credere nel ritorno all’antico, ad una “età dell’oro” che di fatto non è mai esistita.
Tale fenomeno, che sottintende il rigetto della società presente, si diffonderebbe soprattutto a causa della innovazione tecnologica che fa perdere posti di lavoro, della globalizzazione che rende non competitive le fabbriche in occidente, delle ondate migratorie e che distrugge il risparmio accumulato.
La tesi è bene analizzata in un saggio di pregio di Enrico Giovannini (L’utopia sostenibile). Esso spiega il rigetto del presente alla ricerca di qualcosa che non c’è più, semmai ci fosse mai stato. Il saggio naturalmente invita a prendere coraggio a formulare strategie per il futuro che siano “utopie sostenibili”, onde evitare il peggio.
Un altro importante saggio recente , “Prigionieri del presente” di De Rita e Galdo, sottolinea invece quanto devastante sia l’atteggiamento prevalente in alcuni paesi anche europei, in primis ad esempio l’Italia, di essere caduti nella” trappola della modernità” e di vivere di “presentismo” (sommatoria di mancanza di profondità di memoria e prigionia del presente).
Questo vivere solo nel presente induce a non fare, non pensare ed accettare supinamente quello che c’è. Non c’è ribellione, contestazione ai soprusi, ai cattivi atteggiamenti, politici, burocratici, civili. I cittadini sembrano aver accettato che purché si abbia da mangiare e si facciano vacanze, tutto vada bene.
Il saggio suggerisce gli antidoti a tale situazione: con la speranza che in tanti lo leggano facendosi un’esame di coscienza e si risveglino.
Da attento osservatore, ad esempio della società italiana, rimango stupefatto dall’indifferenza ed alla tendenza a considerare tutto ciò che accade con cinismo, con abulia, con noncuranza, senza prendere coscienza del nostro progressivo degrado quotidiano. Il Corriere della Sera del 27 settembre, per esempio, riportava per l’ennesima volta negli ultimi anni, la notizia sulla disparità dei costi delle siringhe per i diabetici. Sorprenderà qualcuno inducendolo finalmente a ribellarsi oltre alla estemporanea reazione che finisce velocemente nel dimenticatoio?
Penso di no. Se n’è già parlato decine, centinaia, migliaia di volte: ed ormai tutti pensiamo che tanto nulla succede….
La trappola del “presentismo”, accettandola, ci impedisce di muoverci verso il “continuismo”: che è la reazione, è fare strategie sostenibili per il futuro, è finalmente l’agire dei cittadini..
Pensiamo alla riforma Fornero. Criticata severamente perché prevede un allungamento dell’età pensionabile. Ci sta e certo comporta varie contraddizioni.Ma accorciare il pensionamento non risolve i problemi del mondo che non è quello utopico che abbiamo in testa e che, soprattutto, sta cambiando a velocità vertiginosa. La realtà ci dice che in Giappone l’età pensionabile sta per essere elevata a 70 anni. Anche la Russia sta allungando l’età pensionabile. La soglia dell’essere “anziani ” è ormai universalmente accettata, non è più ormai di 65 anni , ma di 75. Sappiamo che i neonati di oggi hanno la possibilità, al 50 per cento, di campare fino a 100 anni.
E noi come pensiamo di fronteggiare un simile fenomeno straordinario di longevità, senza precedenti nella storia? Nei dibattiti e talk show, tranne nei seminari per élites, non si discute per nulla su quale sarà l’impatto della “AI” (intelligenza artificiale) che, nei prossimi 20 anni rovescerà come un calzino la nostra vita, il nostro modo di vivere, sotto tutti gli aspetti. E che dire del pendolo dell’economia che si sposta sempre più verso l’Asia? Che ne sarà di noi europei che conteremo sempre meno perchè le economie degli altri saranno sempre più moderne e competitive. Una mano potrebbe venirci in questo frangente dalla Unione Europea che ha avuto grandi meriti nel preservare la pace fra di noi.
Oggi però purtroppo è sempre di più in balia delle onde, senza, per ora, una leadership strategica all’orizzonte. Se dovessimo giudicare la UE sulla base degli sbandamenti sulla questione dell’immigrazione, non ci rimarrebbe che metterci a piangere…
Vittorio Volpi
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