L’amore agapico, di comunità.

Le letture di oggi ci presentano un tema bellissimo:  la comunità dei fedeli, unita e coerente in quell’amore che i greci chiamavano Agape, che è anche sinonimo di banchetto comunitario. Nel Vangelo di Giovanni Agape è usato anche per indicare l’Eucaristia, puro amore disinteressato. Appartenere alla comunità della chiesa è proprio questo: farsi parte del Corpo di Cristo nell’amore della comunità.

Essere uniti come perle su una collana

Le poesie dell’Antico Testamento che abbiamo letto, dal libro del profeta Geremia e il celebre Salmo 23, spiegano quanto sia bello sentirsi come figli e pecorelle protette e guidate dal buon pastore, che ci pasce con le erbe più buone e non ci fa mancare di nulla. Il fatto di essere uniti dall’amore per Dio è ciò che ci permette di prendere forma come Chiesa, come Corpo di Cristo. Gli uomini, fatti ad immagine e somiglianza di Dio, sono come perle sparse sulla terra: è grazie all’amore di Dio che, come un filo, possiamo unirci tutti rendendoci una bellissima collana. Senza il filo che unisce le perle esse, da sole, si smarriscono, rotolano e via e si perdono: allo stesso anche le pecorelle sole che non vengono guidate dal pastore si smarriscono. I sacerdoti guidati dal Papa, successore di Pietro, sono pastori e  filo preziosissimo che unisce tutte le perle, in quanto essi unicamente hanno l’immensa grazia di amministrare i Sacramenti, nostro unico strumento per entrare fisicamente in contatto con Dio. Proprio come le perle, anche le pecore acquisiscono un valore quando sono in gruppo, in una comunità capace di divenire preziosa collana come comunione di amici e apostoli che, con costanza e dedizione, si uniscono per costruire qualcosa di bellissimo come appunto è la nostra Chiesa, in perenne divenire e viva. San Paolo, infatti, spiega bene questo miracoloso processo di unione di tutte le parti: “Fratelli, ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo.”

Solvet et coagula alchemico – solo l’Amore Agapico di cristo può davvero unire gli uomini

 Gnostici e alchimisti, per secoli, hanno cercato di trovare il segreto del “ Solve et Coagula”, ossia quella cosa in grado di trasformare gli esseri umani individualisti in una comunità capace di essere Anima Mundi: ebbene, l’unica cosa davvero in grado di unire tutti gli uomini in un unico grande corpo divino è Cristo. Tutto il resto è speculazione filosofica e non serve a nulla. L’unità agapica con le persone e l’entrare in comunione con Dio non può che avvenire vivendo nell’amore, partecipando regolarmente ai Santissimi Sacramenti e vivendo nella propria quotidianità la realtà ecclesiale del proprio territorio.

La comunità dei fedeli, preziosissima corona composta da miliardi di gemme luminose  sapientemente incasellate dall’orafo, per vivere ed esistere si basa su tre cose, ossia le Scritture, i testi sacri, la Tradizione, cioè  ciò che la Chiesa è in virtù del proprio evolversi e il Magistero, che è quell’insieme di norme che permettono all’Istituzione di essere una solida base di roccia su cui costruire la propria casa.

Gesù, come riportato nel Vangelo odierno, ha voluto essere pastore insegnando alle persone molte cose: oggigiorno, ancora, abbiamo la possibilità di beneficiare dei suoi insegnamenti e prenderlo come guida e modelli in ogni ambito della vita lasciandoci guidare dal suo amore.

La scelta, grazie al libero arbitrio, sta però a noi: possiamo allontanarci dalle strade già battute e vivere come pecorelle smarrite, incamminandoci nel deserto, oppure  possiamo seguire la strada sicura di chi, prima di noi, ha saputo renderci tutti fratelli nella figliolanza divina. L’amore agapico e comunitario è in grado di salvare l’uomo dalla dissoluzione causata dall’individualismo, al “solvet” dell’egoismo vi pone rimedio la carità cristiana che unisce tutti i fedeli in questa opera divina che è la chiesa e che è composta da ognuno di noi.

Agapè. il banchetto comunitario

Liliane Tami, filosofa