Era appena finita la guerra di Secessione, quando il 14 aprile del 1865, Abraham Lincoln, primo presidente repubblicano, subì un attentato a teatro da parte del sudista John Wilkes Boot. La morte di Lincoln portò il suo vice, il democratico Andrew Johnson, alla presidenza.
Colpito da un revolver, James Garfield (1831-1881) cadde il 2 luglio del 1881, mentre si apprestava a prendere un treno alla stazione di Washington, e morì dopo due mesi di agonia, a causa dei medici che non usarono strumenti sterilizzati.
William McKinley durante una visita a Buffalo, fu ucciso dall’anarchico Leon Czolgosz, punito poi con la sedia elettrica. Era il 6 settembre del 1901 e l’improvvisa morte di McKinley catapultò alla presidenza il suo vice, Teodore Roosvelt.
Il 22 novembre del 1963, JF Kennedy, durante una visita istituzionale a Dallas, venne ucciso a colpi di fucile mentre si trovava a bordo della limousine del corteo presidenziale, con la moglie Jackie. A sparare fu Lee Harvey Oswald: operaio di simpatie sovietiche, fu arrestato nel giro di poche ore, per poi finire a sua volta ucciso, due giorni dopo, per mano di Jack Ruby, un probabile mafioso.
Il 1968 fu la volta di suo fratello Bob, dato per vincitore alle elezioni che si conclusero, invece, con la sua morte e l’elezione di Richard Nixon.
Nel 1972 George Wallace, candidato alle elezioni di quell’anno, subì un attentato che lo costrinse per sempre su una sedia a rotelle.
Anche Ronald Reagan, eletto nel 1980, subì un attentato nel 1981.
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