Il pensiero del giorno

Il caso di beatificazione di Carlo Acutis e il bisogno di nuovi santi

E’ stata avviata la beatificazione di Carlo Acutis, un talentuoso ragazzo scomparso nel 2006 a quindici anni per leucemia.

Il suo corpo è stato riesumato, imbalsamato, una maschera di silicone ne ha ricostruito il volto. Trovandolo intero i cattolici già acclamano al miracolo poiché sono passati ben quattordici anni; trovandolo nella normale corruzione cadaverica i laici spiegano che tuttavia è ancora intero perché sono passati solo quattordici anni. Poiché alla fine, il senso di tutta questa storia, è che ogni epoca vuole il suo santo. Ed ogni popolo il suo mistero.

Nel 2006 a Monza un ragazzino di 15 anni si ammalò di leucemia fulminante e in tre giorni morì. Si chiamava Carlo Acutis, in vita era stato molto colto e maturo per la sua giovane età. Carlo aveva due passioni, l’informatica e la religione.

Una devozione innata, quella di Carlo, fatta di peluche a forma di agnellini, di fiori portati al cospetto delle statue della Vergine e dei Santi, e di letture di agiografie. A soli sette anni, con permesso speciale, per la sua profonda maturità in materia ecclesiastica, Carlo aveva ricevuto la Prima Comunione.

Adolescente, in un’epoca non remota ma in cui internet era ancora agli albori, intraprese, dimostrando un grande talento per l’informatica, una ricerca internazionale, anche spostandosi materialmente supportato dalla madre, sui miracoli Eucaristici nei vari Paesi.

La descrizione della sua infanzia e della sua breve vita ricorda quasi l’aneddoto del filosofo San Tommaso d’Aquino che a tre anni si strinse a sé pezzetto di carta, sua madre provò a tirarglielo via e s’accorse che vi era iscritta la preghiera dell’Ave Maria.

Se Carlo fosse nato in altri tempi, probabilmente sarebbe divenuto un colto uomo di Chiesa. Tuttavia, il destino volle che Carlo nascesse nel 1991 e morisse nel 2006.

Carlo offrì le sue sofferenze alla Chiesa e al Pontefice, predisse a sua madre che sarebbe divenuta di nuovo madre, che le avrebbe dato nuovi segnali, poi spirò. Fu sepolto nel cimitero di Assisi, poi, lo scorso anno, venne traslato nel Santuario della Spogliazione. La fama del giovinetto devoto si sparse in tutt’Italia tra i Cattolici, nel 2018 Papa Francesco lo dichiarò Venerabile; nel novembre 2019 la Consulta medica della Congregazione delle cause dei santi espresse, il proprio parere positivo su un miracolo compiuto dall’intercessione dell’anima del giovinetto: una donna afflitta da un tumore che lo aveva pregato era curiosamente guarita.

L’ineffabile di cui l’uomo moderno ha ad oggi un disperato bisogno si aggira in letti di fiumi di fede, talvolta inariditi, talvolta in piena, a seconda della personalità del fedele.

E così è stata avviata la beatificazione del ragazzino, il suo corpo è stato riesumato, imbalsamato, una maschera di silicone ne ha ricostruito il volto. Trovandolo intero i cattolici già acclamano al miracolo poiché sono passati ben quattordici anni; trovandolo nella normale corruzione cadaverica i laici spiegano che tuttavia è ancora intero perché sono passati solo quattordici anni.

Poiché alla fine, il senso di tutta questa storia, è che ogni epoca vuole il suo santo. Ed ogni popolo il suo mistero.

Con “devozione e amore” come spiega il Vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino, dal corpo del giovinetto è stata estratta la reliquia del cuore, che sarà esposta sino al 17 ottobre, il giorno della beatificazione, assieme al corpo, in una teca.

Il Vescovo stesso specifica che il corpo non è stato trovato incorrotto, bensì intero, con tutti gli organi. Il giovinetto sarà il primo santo sepolto in tuta da ginnastica e sneakers, capace di avvicinare molti giovani dell’epoca contemporanea all’istituzione millenaria della Chiesa.

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