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VENDITA RETE TIM A KKR, CESSIONE DI DEMOCRAZIA?

di Francesco Pontelli – Politica – 03 Luglio 2024

La semplice approvazione di una legge quadro, relativa ad una ancora presunta “autonomia differenziata”, ha risvegliato il dibattito politico registrando persino nuovi propositi referendari abrogativi.

La contrapposizione politica ed ideologica è inevitabilmente destinata a raggiungere i classici livelli della guerra tra Guelfi e Ghibellini.

Contemporaneamente a questo disarmante teatrino politico, il governo in carica ha ceduto controllo di un asset fondamentale come quello delle comunicazioni, cedendo il controllo della rete di Tim al fondo KKR.

Quindi, nel più assoluto disinteresse della classe politica italiana, espressione di una incapacità di analisi strategica imbarazzanti, il passaggio della rete Tim al fondo privato KKR, rende in questo modo il nostro paese più vulnerabile, sia sotto profilo strategico economico, ma anche quello strettamente militare.

In altre parole, la rete si trasforma da strumento strategico di salvaguardia della integrità delle comunicazioni economiche (industria 5.0) ma anche militari, in un asset gestito per interessi privati, nel quale ogni comunicazione tra soggetti privati e pubblici quindi non verrà più sottoposta ad una tutela italiana governativa.

Viceversa, il traffico digitale potrà diventare un contenuto di informazioni da proporre ad interessi per esempio di multinazionali, ma soprattutto in caso di guerra potrà diventare uno strumento di pressione se soggetta al controllo di Nazioni alleata ma con interessi divergenti.

La stessa connessione internet potrà così diventare uno strumento di pressione politica ed economica (con la sola ipotesi di sospensione del traffico o del raddoppio dei costi) ma soprattutto politico nei confronti del Governo italiano.

Un quadro molto critico ma che diventerebbe disastroso nel caso in cui il fondo, su mandato e come espressione di un’alleanza con gli Stati Uniti, volesse impedire una posizione critica dell’Italia nei confronti della NATO utilizzando il ricatto digitale (*).

Solo la miopia di una classe politica nazionale, supportata in questo da quella europea, può individuare nella semplice nascita di un nuovo esercito europeo lo strumento principale di pressione politica e strategica nei confronti degli scenari di guerra (per esempio nel conflitto russo-ucraino).

Risulta evidente che non si riesca a comprendere come la cessione di una rete internet rappresenti un danno epocale, per la stessa indipendenza di uno Stato ed il mantenimento della propria democrazia.

Quindi mentre in Italia si individua nella ipotesi di una autonomia differenziata l’attacco all’integrità al paese, non si ode una parola in relazione alla cessione di sovranità del governo, che opera e rappresenta lo Stato, nei confronti della integrità delle comunicazioni.

Francamente pur rientrando in quel terribile scenario ideologico pseudo liberale, il quale indica nella privatizzazione degli asset pubblici il futuro economico del nostro paese, questa scelta specifica del governo Meloni sembra proprio rientrare nella descrizione del reato previsto all’art.241 “attentati contro l’integrità l’indipendenza o l’unione dello Stato”.

Considerare questa operazione come una semplice operazione finanziaria rappresenta la certezza di un analfabetismo istituzionale dilagante. 

(*) Il fatto poi che tra i consulenti del fondo KKR  ci sia l’ex capo della CIA Petraeus, indica chiaramente la valenza strategica e militare dell’operazione.

Relatore

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