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Settimana lavorativa di 6 giorni: il pericolo dell’alienazione marxista in Europa

In Grecia il governo ha esteso le ore lavorative da 40 a 48. Cio’ significa far lavorare le persone sei giorni invece di cinque, e quindi nell’arco di un anno equivale a 57 giorni di lavoro in piu’. Quasi due mesi in più di lavoro all’anno: una vera mostruosità che puo’ condurre una nazione già messa in ginocchio al suicidio morale e all’alienazione. Cosa dovrebbero fare le persone, già working-poor e frustrate dalla crisi? Drogarsi di cocaina e twerk su tik tok per sopportare le ristrettezze economiche e la fatica del lavoro?

Molte nazioni, al contrario, hanno cercato di abbassare le ore di lavoro per migliorare la qualità di vita dei dipendenti. Nel 2022, ad esempio, il Belgio ha legiferato per dare ai dipendenti il ​​diritto legale di distribuire la settimana lavorativa su quattro giorni invece di cinque e anche in diversi altri paesi si sta cercando di abbassare il carico di ore settimanali per migliorare la qualità di vita delle persone.

Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, ha varato questa legge per sopperire alla mancanza di forza lavoro, causata dal calo demografico e dal fatto che circa 500.000 greci, soprattutto giovani e istruiti, hanno lasciato il Paese in occasione della crisi del debito iniziata nel 2009.

Operai in una fabbrica cinese.

Questa scelta però è estremamente pericolosa: si rischia di abbassare la qualità di vita dei cittadini creando disequilibri nella cosiddetta work-life balance.

Gli esseri umani non sono bestie che possono lavorare così tanto senza coltivare i rapporti con la propria famiglia e le proprie passioni: il rischio di questa scelta è quello di minare ancora di più il morale di un paese già in sofferenza a causa della crisi economica.

Karl Marx l’aveva già messo in evidenza: i lavoratori che lavorano troppo si alienano sempre di più dal mondo circostante e perdono senso critico, gioia di vivere, capacità di istruirsi e capacità di coltivare legami stabili e positivi. L’alienazione è un concetto filosofico e , come già insegnava Hegel, significa smarrire la relazione con sè stessi e con Dio a causa della stanchezza data dal troppo lavoro. Da ciò poi ne deriva ogni comportamento bestiale e immorale.

 L’obiettivo degli articoli 25 e 26 della Legge 5053/2023 è quello di contrastare i fenomeni del lavoro sommerso, ma anche di incrementare il reddito dei dipendenti, in quanto la loro retribuzione giornaliera per il 6° giorno sarà aumentata del 40% rispetto alla paga giornaliera: ma non è così che si migliora la qualità di vita delle persone.

La work-life balance, ossia la bilancia tra il tempo dedicato al lavoro e il tempo dedicato ad altro, dev’essere armoniosa altrimenti il rischio è quello di cadere in burn-out e soffrire di esaurimento nervoso, stress e infelicità. Già col Covid-19 e le conseguenti restrizioni sociali sono aumentati i casi di sofferenza psichiatrica, quindi minare ancora di più il benessere psico-fisico dei cittadini con un giorno in più di lavoro è estremamente negativo.

 La Piramide di Maslow è una teoria elaborata da Abrahm Harold Maslow nel 1954 e ha creato una gerarchia dei bisogni dell’essere umano. Alla base vi sono i bisogni fisiologici, come il cibo e il sesso, e in seguito quelli di base come la casa e la famiglia per poi arrivare a quelli sociali e infine più individuali.

Aggiungere un giorno di lavoro ai lavoratori significa creare problemi a livello sociale e ciò ha consegunze negative sul senso di realizzazione di sè e sulla capacità di provare gioia e soddisfazione per il proprio vissuto.

è di prioritaria importanza, quindi, che i politici si impegnino a trovare delle alternative alla settimana di sei giorni altrimenti il rischio è quello dello sfacelo morale e , soprattutto, di creare una società infelice ed alienata proprio come accadeva nel 1800 quando gli operai nelle fabbriche venivano trattati come schiavi.

Liliane Tami, filosofa

Relatore

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