Primo piano

Commento al Vangelo di domenica 30 giugno 2024 – di Liliane Tami

 Talita Kum! Imparare a risollevarsi nella malattia grazie a Gesù.

(Marco 5,21-43)

Nel Vangelo di oggi si parla di due donne che sono state guarite da Gesù.

Una di esse è l’emorroissa, una signora che soffriva di perdite di sangue da dodici anni ed è stata guarita toccando le frange del mantello da Rabbì di Gesù, e l’altra è una ragazzina, figlia di Giairo, che come lazzaro è stata risvegliata dalla morte.

Cristo è sia il medico che il “capro espiatorio” dei mali dell’umanità: se non fosse giunto a  farsi ammazzare brutalmente per amore, questi suoi miracoli non sarebbero stati possibili. In greco “Pharmakos” significa medicina e come ci ricorda il filosofo René Girard “Pharmakon” è anche il capro espiatorio che veniva abbandonato nel deserto e ucciso con cui estirpare tutti i mali di una comunità. Nel Libro Talita Kum, Il ministero della guarigione, Francesco Maria Marino ci spiega quanto sia importante il ruolo di Cristo in qualità di medico dell’anima. Il Suo amore, infatti, è in grado di guarire e/o sublimare tutti i mali, rendendoci capaci di accettarli ed accoglierli anche dal punto di vista spirituale. La fede trasforma la croce di una malattia nell’opportunità di una risurrezione, facendoci crescere spiritualmente.

A volte anche una malattia molto grave, se vissuta con la Grazia della Fede, può essere l’opportunità per crescere spiritualmente e fare opere bellissime di carità e tenerezza verso al prossimo: quanto sono preziose le parole che un anziano malato può donare con amore e tenerezza ai nipoti ed al personale curante? Più soffriamo e più ci facciamo simili a Gesù nella sofferenza e nella debolezza, ed è proprio il nostro dolore l’altare su cui si prova la nostra capacità di amare.

Talita Kum! Fanciulla, Alzati

Amare gli amici quando si è in salute, si è ricchi e si è felici è facile: vero miracolo divino, invece, è la capacità di amare nella sofferenza di una malattia senza lasciarsi incattivire da essa e continuando ad avere fede. L’emorroissa, anche dopo 12 anni di malattia, non ha mai perso la speranza.

Proprio come la donna con le perdite di sangue che, con sofferenza, ha continuato ad avere fede e ha toccato Gesù, ricevendo la grazia della guarigione! Allo stesso modo il malato che tocca Cristo, ossia si fonde con lui mangiando la Comunione ( che è il suo corpo) può compiere il miracolo di amare anche se si trova nel doloro totale ed è grondante di sangue.

Gesù, alla figlia di Giairo morta, ha detto “Talita Kum” che significa, in Aramaico, “ Fanciulla, Alzati!” E lei, ridestandosi dal sonno, è riuscita a riaprire gli occhi e rialzarsi. Allo stesso, tutte le persone malate, anche se non è facile, dovrebbero riuscire a cogliere nella propria sofferenza uno strumento con cui santificarsi e “rialzarsi”, ossia praticare la carità e facendo del bene verso al prossimo nonostante le proprie malattie. 

Ci sono persone, a volte, che hanno malattie gravissime e  si impegnano comunque nel volontariato, praticano gentilezza verso al prossimo e donano gioia e allegria agli infermieri e ai medici dell’ospedale con la loro bontà di cuore: costoro sono coloro che, pur sanguinando, sono riusciti a toccare Cristo e a perpetrare la sua opera di portare l’Amore nel mondo.

Liliane Tami, Filosofa e assistente spirituale

Relatore

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