Estero

Il martirio di Indi Gregory: la “santa” bambina

L’ultima regina della Scozia medioevale indipendente, fu una bambina che morì a sei anni prima di essere incoronata. Dopo la sua morte, Edoardo I d’Inghilterra ne approfittò per invadere la Scozia. Sono le premesse di Braveheart, ma quel che ci interessa è che Margherita di Scozia fu (quasi) venerata come santa, una santa bambina.

Oggi, l’Inghilterra ha una nuova santa. Si tratta di Indi Gregory, una piccolina affetta da una malattia rara che ha colpito il Dna mitocondriale che l’ha costretta a vivere solo grazie all’ausilio apparecchiature medico-sanitarie, a cui sono stati diagnosticati solo 8 mesi di vita.

Sgambetta, sorride, ma per i giudici dell’Alta Corte inglese, deve morire. Le hanno staccato la spina, perché le sue condizioni sono state considerate critiche dai medici del Nottingham’s Queen Medical Centre, ospedale in cui la piccola Indi è ricoverata.

I giudici, dopo aver sentito il parere dei medici, hanno deciso dunque che sarebbe stato opportuno staccare la spina dei macchinari che la tengono in vita.

I genitori avevano richiesto l’estradizione, per poter curare la bambina in Italia, presso l’ospedale Bambin Gesù di Roma.

Giorgia Meloni l’aveva approvata, scrivendo su twitter: “Dicono che non ci siano molte speranze per la piccola Indi, ma fino alla fine farò quello che posso per difendere la sua vita. E per difendere il diritto della sua mamma e del suo papà a fare tutto quello che possono per lei”.

I genitori della bimba, dopo aver ricevuto un parere positivo da parte delle autorità politiche italiane, si erano rivolti ai giudici e ai medici affinché la piccola Indi fosse trasferita all’ospedale Bambino Gesù di Roma. Ciò nonostante la decisione dell’Alta Corte è rimasta invariata.

Con un Consiglio dei Ministri immediato, svoltosi subito dopo il verdetto dei giudici inglesi, i politici italiani hanno deciso di conferire la cittadinanza italiana alla bimba inglese.

Questa mossa avrebbe permesso al governo italiano di occuparsi del caso di Indi Gregory e del trasporto presso l’ospedale Bambino Gesù di Roma. Inoltre, lo Stato italiano  avrebbe coperto i costi dei trattamenti sanitari che saranno ritenuti necessari.

Non c’è stato niente da fare. Il giudice Robert Peel ha deciso che il supporto vitale della bambina britannica di otto mesi doveva essere rimosso a partire dalle 14 (15 in Italia, ndr) del 9 novembre. La famiglia, sostenuta dal Christian Legal Centre, l’organizzazione che supporta i genitori, presenterà ricorso.

Dean Gregory, il padre della bambina, aveva dichiarato: “faccio appello al governo britannico affinché permetta a Indi di andare in Italia prima che sia troppo tardi. Come padre non ho mai chiesto o implorato nulla in vita  mia, ma ora prego il governo britannico di aiutarmi a salvare la vita  di nostra figlia. È vergognoso che l’ospedale e i tribunali del Regno Unito ignorino semplicemente l’offerta del governo italiano. Ho dovuto affrontare ripetute minacce da parte dell’ospedale: hanno cercato di intimidirmi e di accelerare la morte di Indi, anche quando ci sono ordini del tribunale in sospeso. Non sembra esserci alcuna  attenzione o compassione, solo crudeltà verso di noi come famiglia”.

E così, il 9 novembre, sono iniziate le procure per staccare i dispositivi che la tengono in vita, come ha stabilito lʼAlta Corte di Londra, secondo cui ulteriori cure “sono solo dolorose” perché la bambina non ha “speranze di miglioramento”.

A farla respirare adesso è solo un ventilatore. Nessuno sa fino a quando Indi riuscirà a vivere. “Il Regno Unito l’ha condannata a morte”, ha detto il padre, che da settimane conduce una battaglia contro la giustizia inglese per dare una ulteriore chance alla figlia. “Ci hanno persino impedito di portarla a casa nostra per i suoi ultimi giorni”, ha raccontato il padre, che insieme con la moglie ha accompagnato Indi nel tragitto dall’ospedale all’hospice a bordo di un’ambulanza scortata dalla polizia.

Relatore

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