L'”antipapa” di Francesco si chiama Carlo Maria Viganò. Italiano, 77 anni, già nunzio apostolico negli Stati Uniti è oggi arcivescovo di Ulpiana, consacrato dal 1992 da Papa Giovanni Paolo II.
Il 26 agosto l’arcivescovo Carlo Maria Viganò aveva lanciato un’accusa contro il Papa, per farlo dimettere. Oggi ha rilanciato il suo attacco, in un’intervista rilasciata ad Aldo Maria Valli, uno dei cinque giornalisti che hanno pubblicato il suo memoriale. Rifugiato in un luogo che non dichiara, per mantenere la sua riservatezza (e la sua incolumità?) dai Media, l’ex nunzio apostolico negli USA respinge l’accusa di “essersi vendicato” contro Francesco.
“Nessuna vendetta” dichiara, infatti “ma, sugli abusi deve emergere la verità.” E proprio La Verità, giornale di stampo conservatore quasi preconciliare, pochi giorni addietro, proprio il fatidico 26 agosto, quando tutto incominciò, se ne usciva con il titolo “Il Papa sapeva degli abusi sessuali del cardinale Gay, ma li ha coperti.” L’accusa, sconvolgente, veniva proprio da Viganò.
“Ho parlato perché oramai la corruzione è arrivata ai vertici della gerarchia della Chiesa. Ho parlato solo perché la verità emerga.”
Mercoledì, ier sera, udienza generale apostolica. Al termine, un gruppo di fedeli intona un’acclamazione. Dalle grida emerge il tifo: “Viganò, Viganò!”, chiaro riferimento all'”antipapa” di Francesco, che riporrà la spada nel fodero solo quando si sarà fatta giustizia. E pulizia. Il Foglio, quotidiano online apertamente di sinistra, riporta tuttavia la versione del tifo “Italo, Italo!” ovvero Italo Castellani, arcivescovo di Lucca, invocato dai suoi candidi cresimandi. Possibile che il candore di giovani che s’apprestano al Sacramento, oscuri quello della vendetta in nome della Giustizia? Sì, secondo la sinistra, che tanto ama Francesco. No, secondo quel mondo conservatore, latente, che prima o poi scoppierà. Poiché il cattolicesimo non può morire con Papa Francesco. Forse.
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