Abbiamo ricevuto in gradito omaggio dall’amico Carlo Danzi il bel volume “Un secolo di storia politica – Dal Partito Agrario all’UDC (1920-2020)”, edito ad opera della Fondazione Carlo Danzi.

Un’intervista per il libro e il centenario ci voleva assolutamente e dunque ci siamo rivolti a Giovanni Maria Staffieri, che per decenni è stato attivo nel Partito, rappresentandolo anche in Gran Consiglio.

Nell’intervista si parla dell’UDC del XX secolo… e della nuova UDC, che nasce nel 1998 e ottiene il suo successo più spettacolare 21 anni dopo.

Un’intervista di Francesco De Maria.

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2020

Francesco De Maria  L’Unione Democratica di Centro compie oggi 100 anni. Un bel volume commemorativo è stato edito dalla Fondazione Carlo Danzi. Chi ne sono gli autori?

Giovanni Maria Staffieri  Tre anni or sono , quando all’avvicinarsi del centenario della fondazione del Partito Agrario Ticinese (19 dicembre 1920) precursore dell’UDC ho sviluppato l’idea di approfittare di questa circostanza per realizzare una pubblicazione che evidenziasse la presenza attiva del partito nel panorama politico ticinese, mi sono posto tre chiari obiettivi : lo studio e la redazione del volume dovevano essere affidati a uno o più autori indipendenti e non relazionati al partito ; l’opera non doveva avere quale scopo l’apologia del partito ; ogni vicenda relativa al partito , anche controversa , doveva essere esposta con prudente criterio senza nulla sottacere od occultare. Credo che la scelta mirata dei quattro competenti coautori abbia pienamente dato seguito a questi requisiti , e sono : il politologo Prof. Oscar Mazzoleni , curatore assieme allo storico Prof. Fabrizio Mena e i ricercatori Carolina Ferrari – Rossini e Marco Marcacci .

Che cos’era il Partito Agrario all’inizio? Che cos’è l’UDC oggi? Ce ne tracci, a grandi linee, la storia.

Il Partito Agrario Ticinese è stato fondato nel 1920 per iniziativa di alcune personalità politiche , militanti fino ad allora nel Partito conservatore e nel Partito liberale dominanti in Ticino , allo scopo di dare seguito e soluzione alle problematiche emergenti dal ceto agricolo che occupava la maggioranza della popolazione attiva ma che era poco ascoltato dalla classe politica .

Durante il primo ventennio del secolo vennero invero preliminarmente svolti dei concreti tentativi per riunire trasversalmente dei granconsiglieri dei partiti storici in una “deputazione agraria”, che ebbero tuttavia scarsa efficacia a motivo della ingombrante tutela esercitata da questi partiti che non le permettevano la indispensabile autonomia operativa . Donde la decisione , suffragata dalla volontà degli aderenti alle varie società agricole , di conquistarla attraverso la costituzione allo scopo di una nuova formazione politica .

Da un lato , da un secolo ad oggi , tanto le aziende agricole quanto gli agricoltori si sono ridotti a poche unità percentuali di occupazione in questo settore economico ma con una accresciuta produttività e una solida organizzazione scolastica , professionale e sociale . Dall’altro lato , nel medesimo periodo , il Partito Agrario si è parimenti dapprima assottigliato nel consenso popolare , riprendendo poi vigore elettorale evolvendosi progressivamente (seguendo del resto la società in movimento) verso la difesa del ceto medio senza tuttavia disattendere i suoi scopi originari.

Questa lunga e laboriosa operazione ha avuto un primo importante impulso nel 1971 con la decisione congressuale sulla nuova e più consona denominazione del partito in “Unione Democratica di Centro” (UDC) , ove per “Centro” è ovviamente inteso il ceto medio interclassista e non una collocazione ideologica .

Oggi , dopo alterne vicende elettorali e interne l’UDC , grazie anche ad un finalizzato rinnovamento generazionale delle persone coinvolte sul fronte politico e ad una maggiore attenzione ai temi politici a livello federale , può affermare di aver raggiunto un consenso popolare e una coesione interna come mai era avvenuto prima , che lascia positivamente sperare per il futuro del partito e della sua attività .

Che cos’ha significato l’UDC per la sua famiglia e che cos’ha significato la sua famiglia per l’UDC ?

Come ho indicato avanti il Partito Agrario , al momento della sua fondazione , doveva rappresentare anche la sintesi ideale per il superamento delle latenti ostilità fra i due partiti storici . Nel 1920 principali esponenti fondatori furono l’ingegnere agronomo Gaetano Donini , Consigliere nazionale liberale in carica e già Consigliere di Stato , mentre dal partito conservatore provenivano gli avvocati Francesco Cattaneo , sindaco di Faido , e mio nonno Riccardo Staffieri di Bioggio , Pretore di Lugano Campagna e già granconsigliere . Tutte persone che rinunciarono alla loro già avviata carriera politica nei partiti di appartenenza per dar vita al nuovo partito .

Ovvio che la mia famiglia è stata successivamente coinvolta nell’attività del partito attraverso più generazioni e ancora attualmente con i miei figli, ma sempre per libera scelta autonoma personale e sul solco tracciato dai fondatori.

Quali i suoi ricordi personali, come militante e dirigente?

Ricordo di aver aderito all’allora “Partito agrario e ceto medio” nell’ottobre 1966 quando venni invitato da mio zio avv. Giancarlo Staffieri , granconsigliere , a partecipare presso il Campofelice di Tenero ad un incontro con la deputazione del partito svizzero (a quei tempi “Bauern- , Gewerbe- und Bürgerpartei”) alle camere federali in presenza del Consigliere federale Rudolf Gnägi e del Presidente del partito Dott. Hans Conzett . Mi colpì in quelle persone la semplicità , la competenza , la dedizione naturale e sincera alla cosa pubblica e la simpatia che emanavano , indipendentemente dalla loro provenienza cantonale e attività privata esercitata . Insomma ebbi l’impressione di incontrare dei veri patrioti con i quali mi trovavo a mio agio e in sintonia. Rimarrei a questo ricordo personale essenziale che mi riconduce alla scelta partitica che non ho mai disdetto o disatteso e che mi ha permesso di vivere nella cosa pubblica uno straordinario patrimonio di esperienze politiche e umane che vorrei augurare di acquisire ad ognuno che ha a cuore il nostro Paese.

Mi nomini tre figure eccellenti nei 100 anni di storia dell’UDC Ticino.

Mi torna difficile , per non dire impossibile , operare una selezione volta a indicare tre figure “eccellenti” che hanno segnato le vicende del partito nel suo secolo di esistenza. Sarebbe poco corretto da parte mia; non sta a me stabilire le pagelle di merito politico di chi ha illustrato il partito . Coloro che avranno l’opportunità di leggere con attenzione il libro storico appena uscito si faranno certamente un’idea su chi, “ex operibus” , ha svolto al meglio la propria missione politica , specie operando nello “spirito dei fondatori” .

Nel 1998 con la presidenza von Wyttenbach e poi con Gianfranco Soldati si inaugura quella che potremmo chiamare l’ UDC “blocheriana”, la quale sembra godere di una certa fortuna e discrete prospettive…

Si tratta di una delle importanti svolte evolutive che hanno condotto l’UDC all’attuale “stato di grazia”. In fondo sia von Wyttenbach che Gianfranco Soldati, provenienti rispettivamente dal PLR e dal PPD, sono i moderni interpreti di chi ha operato nel 1920 la “svolta agraria”: la storia si ripete anche nei suoi aspetti positivi.

Che cosa resta dell’ “anima contadina” originale? E qual è oggi lo stato di salute dell’agricoltura ticinese?

I creatori del Partito Agrario si sono battuti a difesa dell’agricoltura e del ceto agricolo in ossequio a tre principi e valori fondanti : Patria , Libertà e Federalismo. Essi erano in definitiva degli autentici patrioti nel pensiero e nell’azione; questa è l’”anima originale” degli agrari, che non è solo contadina, e questi sono i principi che devono sempre essere tutelati e valorizzati nel tempo e che si ritrovano connaturati nell’UDC .

A proposito dell’agricoltura ticinese: di pianura e alpestre, l’allevamento, la viticoltura e la vivaistica, la Scuola agraria cantonale di Mezzana, la gestione del demanio, l’economia lattiera e casearia e quant’altro, oggi si può ragionevolmente affermare che il suo stato occupazionale, produttivo e organizzativo si trova in buone condizioni, grazie anche alle garanzie federali in favore dell’agricoltura nel suo insieme.

Come giudica lo stato attuale della Lega dei Ticinesi (i grandi concorrenti)? La collaborazione tra Lega e l’UDC funziona? Come prevede l’evoluzione del rapporto di forza tra i due partiti?

Ho sempre sostenuto che quello della Lega dei ticinesi è un fenomeno con il quale è necessario convivere e collaborare concretamente sui temi comuni all’UDC, sia sul piano cantonale che federale (il suo deputato al Nazionale on. Quadri fa parte del Gruppo UDC) e comunale; i risultati positivi lo confermano. Quali siano le prospettive future non ci è dato prevederle, però occorre osservare che la Lega vive attualmente difficoltà interne specialmente per l’assenza di quella guida carismatica che sostituisca e compensi la scomparsa del leader fondatore. Ma questa è un’altra storia .

Parliamo ora dell’ambita conquista del Consiglio nazionale (2011).

Nel 2011 la conquista da parte dell’UDC del primo seggio in Consiglio Nazionale , dopo quello effimero di Gaetano Donini nel 1920-21, nella persona di Pierre Rusconi è un’altra delle tappe storiche della progressiva rinascita politica dell’UDC registrata a partire dalla fine degli anni ’90 e nonostante qualche incidente di percorso. Del resto in occasione delle elezioni federali gli elettori hanno sempre maggiormente premiato il loro appoggio all’UDC rispetto alle elezioni cantonali fino a giungere all’assegnazione del seggio in Consiglio Nazionale grazie alla congiunzione di lista con la Lega dei ticinesi. Questo seggio è poi stato consolidato nel 2015 passando a Marco Chiesa e ancor più nel 2019 con la memorabile doppietta che ha portato all’UDC un seggio al Nazionale con Piero Marchesi e uno agli Stati con Marco Chiesa .

17 novembre 2019 – Marco Chiesa festeggia in un affollatissimo bar di Pregassona. La sua elezione agli Stati proietta il presidente cantonale Piero Marchesi al Nazionale

E poi della conquista del Consiglio degli Stati (2019).

Il “colpaccio” conseguito dall’UDC ticinese con le elezioni federali del 2019, in controtendenza rispetto all’UDC svizzera, era imprevedibile e inimmaginabile nella misura in cui si è manifestato. Mentre il seggio al Nazionale era ormai saldamente e autonomamente difeso da Chiesa, per gli Stati il ticket Ghiggia/Lega + Chiesa/UDC era denso di incognite e l’incognita si è risolta al turno di ballottaggio quando, dopo l’uscita di Ghiggia, a conferma degli accordi con la Lega veniva portato in lizza il solo Marco Chiesa per l’UDC, che aveva di fronte avversari del calibro dell’uscente Filippo Lombardi del PPD e Giovanni Merlini del PLR, più Marina Carobbio per le sinistre e i verdi : tutti quanti alla rincorsa dei due unici seggi in palio. L’esito della competizione è stato spettacolare e politicamente rivoluzionario per il Ticino: eletti in testa Chiesa (UDC) con 42552 voti, seguito da Carobbio (PS + sinistre + verdi) con 36469 che batteva sul filo di lana per 45 voti Lombardi (PPD) , mentre Merlini (PLR) veniva miseramente travolto con appena 33278 voti .

Sul risultato di queste elezioni si potranno fornire valutazioni , analisi e opinioni di ogni genere : qui ne prendiamo semplicemente atto , non senza tuttavia esprimere alcune considerazioni di carattere generale. L’UDC ha operato negli ultimi decenni un profondo e opportuno rinnovamento programmatico, generazionale e nell’approccio politico. Rinnovamento che l’elettorato ha dimostrato di apprezzare e di appoggiare nell’urna e questo è un chiaro segnale che il cittadino elettore preferisce quelle forze politiche che realmente si riformano, ristrutturano e aggiornano, mentre punisce e punirà sempre di più con il voto quelle che si dimostrano sorde a queste inderogabili necessità, allontanandosi dai legami ideologici e operando libere scelte di opinione, indipendenti e sorprendenti. Scelte che sfuggono alla logica desueta e ingessata di quei partiti che ancora si cullano incoscienti nell’illusione della continuità ripetitiva e automatica della loro ormai trapassata “belle époque” e che si troveranno presto o tardi , più presto che tardi, a dover decidere tra una radicale e rischiosa rifondazione, e il fatale, malinconico percorso del loro viale del tramonto .

Marco Chiesa è diventato presidente dell’UDC nazionale. Se l’aspettava?

Marco Chiesa – mi si passi il termine – è un “cavallo di razza” che dovrà e saprà giocare al meglio tutte le carte politiche che avrà a disposizione in qualità di neosenatore e di Presidente dell’UDC svizzera. Mi e gli auguro che il suo potere di convincimento, condito e catalizzato da una sana dose di genio latino , vada ben oltre i presenti confini elettorali del partito che gli assicura il suo appoggio globale.

Chiesa deve lottare contro l’Accordo quadro, contro la legge sul Co2, contro l’isolamento del partito. Un potente mal di testa, direi!

Quella dell’isolamento politico dell’UDC è diventata una equivoca leggenda metropolitana. Da temere non è l’eventuale emarginazione formale da parte dei partiti pseudoborghesi, sinistri e sedicenti progressisti; determinante è invece l’appoggio materiale del popolo al momento delle scelte politiche sulle quali è direttamente chiamato a pronunciarsi. In altre parole e di contro: in un confronto politico preferisco essere smentito da una onesta votazione popolare piuttosto che dalla slealtà dei partiti avversari. Chiesa, l’UDC ticinese e l’UDC svizzera avranno prossimamente parecchia carne politica da mettere sul fuoco , ma sfido chiunque a mettere in dubbio che abbiano le capacità e il coraggio di gestire le formidabili tematiche nazionali e internazionali che ci attendono oltre la siepe .

Per concludere, caro Giovanni Maria, diciamolo tra noi, che cosa vuol dire oggi essere “gente di destra”? Non le sembra che sia diventato… dopo tanto stare nell’angolo e subire… persino un po’ di moda?

Qui esprimo il mio pensiero personale. Se amare e difendere la Patria, la Libertà e il Federalismo con le relative istituzioni democratiche significa essere “di destra”, ebbene allora mi dichiaro assolutamente “di destra” e non ho alcun timore o imbarazzo ad affermarlo in modo chiaro e convinto. E , per cortesia, non mi si venga a dire che questa è retorica.

Esclusiva di Ticinolive