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Bambini mai nati – di Benedetta Galetti

Quali diritti ha un bambino mai nato?

Fondandosi sulla modifica costituzionale accettata in votazione il 14 giugno 2015, il Parlamento è andato davvero troppo in là in ambito della LPAM. Ha elaborato una legge che permette la produzione di ben 12 feti e alla sistematicità dei test genetici preimpianto volti all’individualizzazione del feto potenzialmente più sano.

Le motivazioni a favore della legge sono incerte e piuttosto lacunose. Si parla di turismo in ambito della procreazione medicalmente assistita, ossia di svizzeri che si recano in altri paesi. Ciò detto, non mi sembra che l’Italia o la Germania o, ancora la Francia abbiano legiferato regolamentazioni liberali in ambito di suicidio assistito o eutanasia per il solo fatto che i rispettivi cittadini vengono a farsi ammazzare in Svizzera a suon di quattrini. Vengono inoltre citati gli esempi legislativi di Belgio e Olanda. In ambito etico, è difficile trovare legislazioni più liberali e più pericolose di quelle di questi due paesi. In Olanda, l’eutanasia è praticata sui minorenni, in maniera più o meno volontaria, e sui neonati.

Il pendio scivoloso

Ma non solo gli argomenti avanzati sono discutibili, è infatti altrettanto discutibile ciò che manca, il non detto. Senza dubbio, siamo di fronte a un pendio scivoloso. Un domani, tutto questo sarà scontato e accetteremo più facilmente deviazioni che oggi ci fanno rabbrividire. Inutile però disegnare immagini apocalittiche di un futuro in cui il figlio ce lo personalizzeremo come si fa con un’auto davanti a un pc, in cui i nostri figli si volteranno per la strada per gettare un’ultima occhiata a colui che non doveva nascere, in cui le assicurazioni si rifiuteranno di sostenere le spese mediche di un essere umano malato quando i genitori potevano scegliere di non farlo nascere, in cui se il risultato di un controllo preimpianto è stato contradetto dalla situazione alla nascita, il nuovo nato verrà soppresso (non sto immaginando nulla che un premio Nobel non abbia già proposto).

Come dicevo, queste immagini macabre, benché possibili, non sono necessarie per fondare un ragionamento contro la modifica legislativa, poiché le motivazioni per respingerla si trovano facilmente al suo interno.

Un diritto che sceglie arbitrariamente le vite che valgono la pena

Il Parlamento non può permettersi di dire quando una vita vale la pena di essere vissuta, qual è una vita degna e quale no, quale vita è di serie A e quale di serie B. Non è l’art. 8 della Costituzione a impedirglielo, ma è la necessità di riconoscere la vita come bene essenziale, primordiale, dal quale dipendono tutti gli altri beni. Si tratta di una questione di buonsenso, di opinione comune. Nessuno è legittimato a giudicare la vita umana. In uno Stato di diritto, in una comunità fondata sulla solidarietà, gli esseri umani devono essere accettati cosi come vengono al mondo, senza giudicarli. In altri termini, l’essere umano è così com’è e non spetta al diritto di giudicare la legittimità e la qualità di una vita.

Il diritto alla genitorialità e la libertà senza limiti

Il diritto alla genitorialità, compreso com’è nella società attuale, si declina in modi diversi. Dall’utero in affitto, all’adozione da parte delle coppie omosessuali, fino ai bimbi in provetta.

E, in fondo, tutti questi temi e il diritto alla genitorialità sono in stretta relazione sulla maniera di concepire la libertà individuale. Tutte queste problematiche e attualissime questioni si riducono a qualcosa di molto semplice: la preminenza del bene o la preminenza della libertà. E, purtroppo, allo stato attuale delle cose, è la libertà a dominare. Siamo intrisi dell’idea che la libertà individuale sia limitata esclusivamente dall’altrui libertà. In altri termini, la nostra libertà si estende fin dove non lede la libertà altrui. Ma questo altrui deve trovarsi davanti a noi, deve essere vivo, deve avere dei diritti. Quali diritti ha un bambino mai nato?

Benedetta Galetti

 

Relatore

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