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Un deciso no alla riforma tributaria

Il 9 giugno si voterà anche sulla riforma tributaria. I referendisti contestano solo 2 delle 5 misure di tale riforma, ovvero quelle a favore degli alti redditi. Le altre 3 misure condivise anche dai referendisti – maggior deduzione per spese professionali, facilitazioni per il trapasso aziendale e le donazioni, così come la facilitazione per il prelievo di capitale previdenziale – hanno dovuto essere ripresentate con delle iniziative parlamentari, poiché come sempre accade su questioni fiscali, il Governo ha presentato le misure in un unico pacchetto, così da non poterle se del caso referendare separatamente.

Come funziona il meccanismo lo abbiamo potuto vedere in questi ultimi mesi. Da una parte si tagliano le prestazioni e i servizi alla cittadinanza, mentre dall’altra ciò che si è “risparmiato” viene riversato ai redditi sopra i 30’000 Fr al mese. Un vero e proprio travaso di ricchezza da chi ha meno forza finanziaria a chi ne ha di più, in barba all’art. 6 della Costituzione svizzera il quale dice che “ognuno assume le proprie responsabilità e contribuisce secondo le proprie forze alla realizzazione dei compiti dello Stato e della Società”. Questa revisione tributaria capovolge invece i termini della solidarietà: chi ha meno deve essere più solidale con chi ha molto di più!

Come se non bastasse tale travaso viene poi nel contempo rafforzato attraverso la tanto declamata concorrenza fiscale, un vero e proprio stillicidio al ribasso che, se non arrestato, chiede un contributo sempre minore alle persone molto facoltose arricchendole ancor di più e nel contempo sottrae risorse fiscali allo Stato che deve tagliare su servizi e prestazioni alla cittadinanza.

Il travaso di ricchezza dalla collettività alle sue funzioni dirigenti (i cosiddetti capitani d’azienda e i loro azionisti), lo possiamo infine osservare anche nello squilibrio tra aumento dei salari nominali e diminuzione dei salari reali. I salari nominali sono sì leggermente aumentanti, ma il carovita (cassa malati, energia, affitti, …) sovrasta tali aumenti per cui in termini reali i salari sono diminuiti con tutte le conseguenze a livello pensionistico. A chi pensiamo vada tale differenza corrispondente a carovita e remunerazione pensionistica non versati? Basta guardare i dati dell’Ufficio federale di statistica e la recente ricerca dell’Unione sindacale svizzera per comprendere come le persone più facoltose siano diventate ancora più abbienti drenando denaro dal ceto medio e medio-basso, ovvero alla stragrande maggioranza della cittadinanza.

Di sicuro chi è sopra i 100’000 Fr. d’imponibile guadagna da questa riforma fiscale, ma chi è sotto, può stare certo che se la approva contribuirà a consolidare i meccanismi che travasano i suoi soldi nelle tasche dei più abbienti.

Marco Noi

Deputato Gran Consiglio

Vedi del Ticino

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