Primo piano

Pensieri erranti di mezzanotte meno un minuto – Francesco De Maria

8 aprile 2013, undici anni fa

A. Sembrava fatta, la decisione finalmente presa: Michele Barra in Consiglio di Stato. Noi stessi abbiamo dato la notizia per buona. Ma poi le cose sono ridiventate incerte.

— Attilio Bignasca deve aver parlato con dei giornalisti, informalmente, sabato all’adunata leghista del Conza.
— Attilio avrà comunicato loro quella che è la sua idea. Data per acquisita la rinuncia di Quadri, il subentrante è Barra (che ha già manifestato la sua accettazione) e non sarebbe opportuno ricorrere a un “esterno alla lista 2011” (ad es. Foletti).
— La dichiarazione di Attilio è stata recepita e pubblicata (anche da noi).
— A questo punto Borradori, Gobbi e – verosimilmente, più di tutti – Foletti si sono opposti, esclamando: “Non erano questi i patti!”

È tutto rimandato a lunedì 15, non resta che attendere. Portiamo pazienza.

PS. Lorenzo Quadri lascia trapelare che potrebbe esserci “qualche altro nome interessante” (Zali?)

B. La fede di un semplice. È sabato 6, nessuno manca e piazza Dante è piena di timido sole. Davanti alla Manor c’è il gazebo della Lega. Mi aggancia un attivista (e candidato), io lo ascolto benevolo . “Mi creda, lavoro nel sociale, c’è tanta gente povera, che sta male, giovani, anziani…” Gli sorrido. È simpatico, buono. “Ma… se io votassi Lega, tutti costoro starebbero meglio?”

Mi guarda stupito, quasi addolorato. Non avrei dovuto dubitare di lui. La sua fede è limpida. Per lui è evidente: il voto Lega raddrizza i torti e redime. Mi porge trepidante il suo santino. Ci penserò. Dopo tutto, uno non è obbligato a votare solo gli avvocati.

C. Non solo le parole contano. Quando la telecamera in azione nel ristorante del Lido inquadra il manipolo dei candidati PLR, voi vedete al centro ReGiorgio. Sulla destra Giovanna. Sulla sinistra Michele Bertini, che parla con il suo volto giovane. Ogni inquadratura come questa può valere centinaia di voti. Vale più di un’intera orazione di Demostene. Più d’un canto della Divina Commedia.

Potenza dell’immagine! Splendente del suo messaggio muto: “Noi abbiamo un futuro!”

D. Bazzi. “Voi, eletti nelle istituzioni della Repubblica del Canton Ticino siete chiamati a fare gli interessi del popolo ticinese. È dunque con piena fiducia e sostegno che vi rivolgiamo questo appello. Ecco le nostre richieste concrete” Marco Bazzi lancia dalle pagine della sua Liberatv una petizione di puro stampo leghista. O, se si vuole, anche di stampo UDC, inseguendo l’idea di “Siamo in mutande”. A quattro giorni dall’elezione la cosa potrebbe apparire sospetta ma non starò a malignare.

Marco Bazzi è, a mio avviso, uno degli elementi chiave dell’attuale momento politico. Sul versante della comunicazione, certo; ma nell’attuale frangente – pieno di confusione, di specchietti per le allodole e di paura – la comunicazione è tutto. Corrono voci insistenti secondo le quali Bazzi potrebbe essere il nuovo redattore del Mattino della Domenica. Non è impossibile, e mi sorprendo a pensare quale team formidabile egli potrebbe costituire con Quadri.

Il “nuovo” Mattino:  A) continuerà ad esserci, perché la Lega – che dal Mattino è nata – non può rinunciare al Mattino. I soldi (che erano, così si mormorava, del Nano) si troveranno. Quando si ha in mano un concreto potere politico, i soldi si trovano sempre;  B) sarà meno insultuoso (prevedo) ma sempre incisivo e aggressivo.

Bazzi è giovane (rispetto a me) e come tutti i giovani è coraggioso e audace. Ha mollato in un sol colpo un buon posto, Superpippo, l’avv. Fabio Soldati e Marcello Foa. Non poca cosa, nella nostra minuscola Repubblica.

Relatore

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  • Quanto al gioco delle cadreghe della Lega... Che le avevo detto MESI orsono?
    Alla fine si realizza sempre la soluzione più semplice (quasi ovvia).
    "Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem." Rasoio di Occam

  • “Voi, eletti nelle istituzioni della Repubblica del Canton Ticino siete chiamati a fare gli interessi del popolo ticinese. È dunque con piena fiducia e sostegno che vi rivolgiamo questo appello. Ecco le nostre richieste concrete”

    "I datori di lavoro devono rendersi conto che ragionando unicamente in termini di convenienza danneggeranno irreparabilmente il tessuto sociale e il sistema economico su cui il Ticino ha costruito la propria prosperità. Dobbiamo dunque puntare molto e sostenere quei datori di lavoro “virtuosi” che dimostrano ogni giorno faticosamente, nonostante una crisi che sta mettendo duramente alla prova l’economia, di avere a cuore valori che vanno oltre il profitto ad ogni costo."

    "Crediamo fermamente che la politica debba lasciare spazio al libero mercato e non debba intralciare la libera iniziativa in campo economico. E che, anzi, la debba favorire. Ma crediamo pure fermamente che la politica non possa permettere che il libero mercato distrugga le fondamenta sociali ed economiche di una comunità. Così come siamo convinti che il contributo dei frontalieri è decisivo e indispensabile in diversi settori del nostro tessuto produttivo e sociale. Il loro lavoro contribuisce al nostro benessere." Da: "Manifesto sul lavoro in Ticino."

    Due riflessioni da quasi mezzogiorno.

    Ma esiste la terza via? L'economia è di per sé a-morale. L'obiettivo economico non necessita di regole morali. Dopo le correzioni degli eccessi evidenziate da Marx seguì la contro reazione della dottrina utilitaristica, che produsse concentrazioni di enormi ricchezze. Poi il neocapitalismo con tutto quello che sappiamo: la caduta del Muro, la riscossa delle economie senza lacci e lacciuoli, l'arroganza dei mercati, l'antistatalismo, i "governicchi inutili", il culto delle personalità carismatiche, la promozione delle... responsabilità personali con i relativi disastri bancari, il ritorno della schiavitù definita"differenziale" socio-economico, i paradisi delle evasioni tributarie. Infine i Partiti paladini di "queste" libertà. Ideologie che raccolgono grande consensi in Ticino.

    Ed eccoci ora, dopo aver appoggiato per interi decenni “questa” politica, la richiesta di “regole statali”. Si chiede la ripresa di senso di responsabilità collettivo, pubblico. Alla faccia delle responsabilità individuali. Probabilmente... inadeguate.

    Ma ai "ricchi tempi della irresponsabilità" ogni flebile voce che si levava in funzione di una seppur minima regolamentazione statale, collettiva, pubblica la si tranciava di netto ricordando(le) i fallimenti dell'oltrecortina/comunismo/Stalin/gulag. La DDR.

    Ancora adesso... quando si parla di reddito minimo garantito.
    Eh, la Storia...

    • "Crediamo fermamente che la politica debba lasciare spazio al libero mercato e non debba intralciare la libera iniziativa in campo economico. E che, anzi, la debba favorire. Ma crediamo pure fermamente che la politica non possa permettere che il libero mercato distrugga le fondamenta sociali ed economiche di una comunità."

      Questa è schizofrenia pura. Volete la capra o i cavoli? Salvarli tutti e due, per quanto auspicabile, non è possibile, quindi o si sceglie o si appare solamente titubanti, incompetenti ed inadeguati.

      • Chiarissimo. Ma, ma i movimenti “dicotomici” cantonali s'impuntano nel cercare la quadratura del cerchio. Prima di loro aveva già tentato il “blairismo” con la contraddittoria ricerca di una terza impossibile via: valida sul piano elettorale ma fallimentare sul piano concreto. La conseguenza fu (è) la distruzione del socialismo europeo che ha consegnato (appunto) ai movimenti populisti la risposta (mal-destra) ai problemi della mondializzazione. Delle due, l'una: o si rincorrono obiettivi economici di profitto (nei quali la destra si riconosce) oppure si proteggono le enclavi di welfare con il collegiale consenso sociale e... tributario. Con tutta la coerenza che ne consegue.

        • Questo o quello per me pari son. Son certamente pari nella comprensione dell'economia, e non è un livello edificante. Certo forse sanno leggere e far quadrare un bilancio, ma sono ben lungi dal capire il sistema.
          Entrambi gli schieramenti si rivolgono speranzosi alla crescita, senza rendersi conto che questa non è più possibile (in quanto è una pura astrazione matematica). Abbiamo saturato il sistema e delle due una: o si comincia a pianificare una decrescita ordinata oppure ne avremo una catastrofica.

          • Esattamente. Qualcuno (anche in Ticinolive, incredibile!) aveva suggerito letture di autori come Kempf, Latouche, Magnaghi, Ellul, Castoriadis, Ariès...
            Ma sem luntan! Molto lontani! Il mito del Pil ha stregato la popolazione mondiale con quella forma di manipolazione insidiosa e feroce che si determina con "lo spirito del tempo". E pensare che proprio ieri sera è passato in tv (non ricordo quale) il famoso discorso sul Pil tenuto nel '68 da Bob Kennedy. Basta cercare su google: si trova il testo integrale. Almeno per curiosità, suvvia!

  • Interessante la chiacchierata malatempora/openside E mi sorprende (positivamente) che malatempora esprima sensibilità da "downshifting". Anche per queste ragioni le "micro" elezioni non possono escludere scelte relative ai "macro" problemi. Ma il tirocinio politico nostrano (che inculca già al pargolo scolaro la cultura del "vola bass") costringe la gente al ruolo di Wasserträger. Vi ricordate La Boétie? Tu pensa al concreto (e al campionato di calcio) che ai "grandi" problemi ci pensiamo noi! E non fare lo “pseudointellettuale”! Slogan contonticinese (quest’ultimo) che ridonda nel padiglioni auricolari nostrani. Diffuso soprattutto da quelli che non sanno argomentare con qualcosa di più consistente. Che sarebbe come dire che se pensi con la TUA testa sei uno “pseudo-pensante”. E così il Popolo si disaffezione alla politica vera per dare risalto quasi esclusivamente a quella delle cadreghe. Se non ti metti in fila in un partito e non ti fai scegliere dalla direttiv... cioè, scusatemi, dal Popolo, non hai diritto di parola! Altra verità fallace. In realtà (ci dicono gli “pseudo-intellettuali") la Politica tu la fai persino con le scelte alimentari, nel tipo di automobile che acquisti, nelle mete turistiche e nei mezzi che utilizzi per arrivarci. Fai Politica con le magliette che acquisti e che indossi prodotte nei Paesi dal Pil emergente. Che abbassano il nostro. Bello il discorso sul Pil di Bob (Kennedy) del ’68. Ma il sessantotto fu.

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