Primo piano

La Bohéme col pugno chiuso – comunista e il genio bendato – licenziato

“Bello è il brutto e brutto è il bello” cantano le streghe di Macbeth all’inizio della tragedia shaekespeariana, quasi a volere predire l’annullamento dell’oggettività della bellezza. Cosa tipica, del nostro secolo.

  • L’allestimento che trasforma Mimì in una… sessantottina.

Lo nota il musicista e direttore d’orchestra, figlio del famoso oncologo, che in protesta contro la simbologia “ipercomunista” (da lui così definita) del regista francese Cristophe Gayral e dallo scenografo Cristophe Ouvrard, si benda gli occhi “per non vedere questo scempio”.

Dà l’attacco, e dirige a occhi chiusi. La Fondazione Festival Puccini, dopo aver annunciato provvedimenti contro il maestro Veronesi per quella contestazione alla contestazione, ha proceduto ieri alla sua sostituzione.

Nelle repliche di Bohéme in programma al Gran Teatro il 29 luglio, 10 e 25 agosto, salirà così il maestro Manlio Benzi, apprezzato musicista riminese attivo anche come compositore, con alle spalle una importante carriera in Italia e all’estero.

Alla sua prima volta, e che prima volta, sulle sponde del lago di Puccini. “Siamo certi – dichiara il presidente del Festival Puccini, Luigi Ficacci– che dopo aver portato a termine la prima, con soddisfazione del pubblico che ha applaudito lo spettacolo, in una serata che per il provocatorio comportamento del direttore sarebbe potuta essere un disastro, le prossime rappresentazioni del Festival Puccini saranno in grado di regalarci intense emozioni, quelle della musica, dello spettacolo e non di false messinscene”.

Veronesi, però, si presenterà comunque sul podio del Pucciniano, e “con la mia benda – ha specificato. Se non mi faranno dirigere chiederò i danni”. “In questo incarico non c’è la pregiudiziale di fiducia, non mi interessa avere la fiducia di questo presidente. Se decidi di fare propaganda politica -ha aggiunto Veronesi – allora la fai con la par condicio”. E riguardo all’ingiusto licenziamento, spiega: “Motivato con un ritardo alle prove che non c’è stato, ho documenti che lo testimoniano, e per il quale tra l’altro mi hanno già sanzionato. E poi per delle dichiarazioni sulla recita che avrei fatto a Roma”.

Anche il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi, appresi i contorni in cui si sarebbe ambientata la Bohème dei due Cristophe, aveva invitato Veronesi a posare la bacchetta. Ma Veronesi ha fatto di più: ha diretto, dimostrando la sua genialità, ma bendato. “Peccato che io non abbia detto nulla su quello, anche perché mi avevano diffidato di parlarne. La ragione giuridica, dunque, non c’è. Mi dicono che sono inadatto? L’esecuzione è stata perfetta, senza sbavature. La verità – prosegue – è che è una vendetta politica. Ci sono membri del Cda (in Fondazione ndr) che hanno perso alle passate amministrative di Lucca, motivo per il quale non mi fu rinnovato il contratto”. “Mi stanno licenziando per una mia opinione e questo è un fatto grave – conclude Veronesi -. Per questo incarico ho rinunciato ad altre proposte, se me lo tolgono mi arrecano un danno”.

Relatore

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