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“Ho parlato con alcuni musulmani al mercato” – di Gianna Finardi

Non si parla d’altro. Tutti sono sconvolti e non si parla d’altro. La nostra corrispondente Gianna Finardi ci manda dall’Italia questo pezzo dall’intonazione marcatamente “buonista”, che volentieri pubblichiamo, ben sapendo che potrà suscitare qualche protesta.

Alla luce dei fatti di ieri a Parigi che hanno causato la perdita di 12 vite, ho deciso di confrontarmi con il mondo islamico della vita di tutti i giorni, fatto di persone che salgono con noi sul treno, che sono in fila dal medico, che ci vendono la frutta o che sono il nostro muratore o il nostro idraulico di fiducia.

Per incontrare gli islamici mi sono recata in una macelleria islamica e al mercato rionale dove ho potuto dialogare serenamente con persone che conosco di vista da tempo.

Le reazioni che ho raccolto sono state diverse e c’era anche chi non sapeva nulla del fatto perché lavorava da giorni senza fermarsi. Così abbiamo letto il giornale insieme finché non ci sono venuti gli occhi lucidi dal dispiacere. Altri hanno chiesto perdono per chi ha sbagliato compiendo un gesto così cruento perché Maometto non ha insegnato  questo.

Una persona ha esordito dicendomi: ”Charlie Hebdo indubbiamente ha lanciato provocazioni che andavano punite con la legge; ma bisognava in tutti i modi evitare la violenza inaudita di questa strage. Chi ha agito così si è comportato da selvaggio privo di logica e ragione”.

C’è anche chi non se la sente di parlare e si chiude nel silenzio, nella rabbia e nella vergogna.

Tutte le persone con le quali ho parlato si sono mostrate concordi: il Corano non insegna la violenza, insegna valori come il rispetto, la fratellanza e la pace. Gli autori della strage di Parigi non sono persone equilibrate e integrate. E hanno aggiunto: chi lavora in Italia da anni, con la famiglia e i figli nati sul posto, ormai è come italiano e non può svegliarsi un giorno e all’improvviso commettere stragi ammazzando i suoi fratelli.

In alcuni di loro c’è la convinzione che dietro questa strage si nascondano loschi interessi di natura ignota. È una sensazione e non sanno concretizzarla.

Paradossalmente davanti a questo orrendo attentato il mondo islamico e il mondo occidentale si sono uniti nel cordoglio per la perdita di 12 vite, nello sdegno per una così selvaggia crudeltà, nella paura che simili tragedie possano accadere ancora e, infine, che i rapporti oriente/occidente abbiano ulteriormente a degradarsi.

Nonostante l’atto criminale compiuto da due folli allo scopo di seminare odio suscitando vendetta e razzismo, gli islamici moderati che ho incontrato recepiscono questo terribile fatto di sangue come un’occasione per unirsi nella condanna e nella riflessione, superando le diversità di religione, di etnia e di lingua, avvicinando le persone attraverso la ragionevolezza e facendo emergere gli autentici valori umani come il rispetto per la vita e la libertà di culto, imprescindibili per l’intera umanità.

Gianna Finardi

Relatore

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  • Rispetto assolutamente i sentimenti religiosi di tutti e tutte le religioni, da agnostico convinto, divenuto tale dopo essere stato allevato con messa bassa, messa alta, messa di mezzanotte a Natale, vespri e rosario. So che in fatto di orrori la religione cattolica ne ha inflitti molti. Adesso li subisce. A giudicare da quel che vedo, mi sembra che la tanto decantata religione d'amore e fratellanza che sarebbe l'Islam ha una capacità non trascurabile di produrre terroristi e assassini feroci e sanguinari. Troppi per i miei gusti.

  • In quale misura partecipare, rispondere, dare un minimo segno personale alle tragedie parigine? Difficile e ambizioso. Lo spunto mi è venuto leggendo un post. Uno dei tanti.

    “In un mondo che tende alle semplificazioni il pericolo dei fondamentalismi non sarà mai scongiurato”. Scrive «duplex».

    Sostanzialmente d’accordo con questo concetto espresso da “duplex” su un blog “esclusivo”. Una provocatoria condanna del cosiddetto pensiero “riduzionista” nella probabile consapevolezza di toccare un tema imponente.

    E’ vero, la ricrescita del fondamentalismo (culturale/ideologico/religioso/economico) è (diventata) uno dei fenomeni più preoccupanti d’inizio millennio. Vari elementi si possono ricondurre sotto tale etichetta: dal credo religioso intransigente, agli assiomi ideologici dei neo-totalitarismi, alla schiavitù della ricetta economica unilaterale, agli eco-movimenti estremisti.

    Tuttavia vorrei partire dall’idea di “libertà”. Ebbene sì, mi permetto una breve riflessione sui proclami di libertà diffusi in stereofonia in questi tragici giorni. Permettetemi di non essere pienamente convinto della loro genuinità. Un’importante saggistica, poco diffusa, tenta di spiegare al grande pubblico che,in realtà, non è mai esistita una “vera” libertà di stampa e d’informazione.

    Certo non azzardo un confronto con quegli evidenti, pacchiani, misurabili (molto evidenziati, tra l’altro, dai nostri media) condizionamenti estremi, brutali che vengono utilizzati nei paesi teocratici o in contesti retti da dittature più o meno rigide; sarebbe goffo.Resto tuttavia sospettoso sulla nostra indiscriminata libertà tanto declamata.

    Che poi la “libertà” di stampa occidentale non ammetta censure, diventa addirittura pura ipocrisia quando sappiamo che i grandi media sono formalmente sottoposti a pesanti “riserve” editoriali anche perché finanziariamente dipendenti dal ricavo pubblicitario. Direi che la nostra informazione sia in effetti para-libertaria, dove esiste è vero una ”generica” libertà di opinione, ma sottoposta un tipo di condizionamento molto astuto rispetto alle rigide disposizioni totalitarie.

    Se una “nostrana” testata giornalistica insistesse su realtà scomode alla grande distribuzione, per esempio, rischierebbe di perdere vitali introiti di pubblicità. Certo esiste la libertà dell’autofinanziamento. Ma per autofinanziarsi, siamo alle solite, ci vogliono molti soldi, qualcuno disposto a spenderli e soprattutto una motivazione per farlo.

    Un discorso complesso lontano dalle… semplificazioni iniziali. Lontano dal pensiero “riduzionista”.

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