La decisione presa dal Consiglio di Fondazione delle Processioni della Settimana Santa di Mendrisio di non dipingere di nero i visi dei volontari che saranno inseriti nel ruolo dei “Mori” che accompagnano il Tetrarca della Galilea, Erode Antipa (figlio di Erode il Grande), a cavallo e a piedi, a partire dall’edizione 2024, sta facendo discutere e questo testimonia l’attaccamento della popolazione di Mendrisio per le Processioni.
Il tema è stato discusso molti mesi fa nell’ambito degli incontri della Fondazione, dove siedono ormai da diversi anni: Gabriele Ponti, Edio Cavadini, Mario Tettamanti, Fabrizio Poma, Francesca Luisoni, Don Claudio Premoli, in rappresentanza della parrocchia, Nadia Fontana-Lupi, in rappresentanza dell’OTR e Paolo Danielli e Barbara Paltenghi Malacrida, in rappresentanza del Municipio e del Dicastero Museo e Cultura della Città di Mendrisio.
La decisione, presa all’unanimità, tiene conto di molti fattori che insieme vengono considerati dalla Fondazione come importanti per garantire che la presenza delle Processioni nella Lista rappresentativa dei beni culturali e immateriali dell’UNESCO dimostri la necessaria volontà d’inclusione e di rispetto che può testimoniare.
Nella preparazione del dossier di candidatura il Consiglio di Fondazione, in accordo con il Municipio di Mendrisio e con la collaborazione dell’Ufficio Federale della Cultura, ha dovuto tenere conto dell’importanza di presentare il tema dell’inclusività, anche in considerazione del fatto che nell’ambito delle commissioni UNESCO esistono diverse sensibilità di persone che provengono da culture e realtà sociali molto eterogenee.
Una prima discussione sul tema della plausibilità di dipingere la faccia di nero a delle persone di etnia caucasica per rappresentare un’altra etnia era stata quindi già fatta nell’ambito della preparazione del dossier di candidatura, così come era stato discusso il tema della possibile presenza di persone di colore o di altre etnie tra i personaggi in Processione, se chiaramente e quando ve ne fosse stata la richiesta. Di conseguenza, nel dossier è stato indicato che non vi sono discriminazioni e nessuna preclusione per nessuno in quanto le Processioni sono aperte a tutti coloro che vogliono parteciparvi (indipendentemente dalla religione, etnia o appartenenza politica, ma anche del luogo di domicilio) e per rendere questa intenzione evidente e concreta, è stato sviluppato un sistema di iscrizione online e, quest’anno, un regolamento. Inclusività e sensibilità per un mondo che cambia, è cambiato e cambierà e che non deve spaventarci, ma che ci chiede il rispetto per tutti e un’opportunità per tutti.
La necessità di introdurre un cambiamento per quanto concerne il tema del “blackface” in Processione è stato evidenziato ulteriormente lo scorso anno quando la SRF ha deciso di tagliare alcune immagini proprio relative alla preparazione dei personaggi.
La Fondazione non ha deciso di togliere i personaggi che compongono la “corte” di Re Erode Antipa, ma solo di rispettare il tema dell’inclusività e delle diverse sensibilità di tutti gli esseri umani, dimostrando la coerenza che è stata indicata nella presentazione del dossier di candidatura. Se vi saranno persone di etnie diverse che vorranno assumere il ruolo dei “Mori” saranno chiaramente benvenute. Se non sarà possibile trovare queste persone, i personaggi sfileranno truccati, ma non avranno il volto dipinto per sembrare appartenenti ad un’altra etnia. Importante inoltre ricordare che, se la presenza di Re Erode Antipa ha un riferimento storico, lo stesso non vale per i quattro mori, che non è dato di sapere in quale momento dell’evoluzione della storia delle Processioni, sono stati inseriti e perché.
Come indicato nell’articolo del Corriere del Ticino, pubblicato in data 10 febbraio 2024, l’Ufficio Federale della Cultura e la Commissione Svizzera UNESCO sollecitati in merito a questo tema hanno risposto congiuntamente che “uno dei compiti e delle responsabilità dei responsabili delle tradizioni è quello di farle evolvere costantemente, in particolare per quanto riguarda le trasformazioni del contesto sociale.” Entrambe le istituzioni hanno dichiarato di comprendere e sostenere la decisione della Fondazione Processioni Storiche di Mendrisio.
Le Processioni della Settimana Santa di Mendrisio sono nella Lista rappresentativa delle Tradizioni Viventi e nel corso degli anni, diversi cambiamenti più o meno decisi da singole persone (prima del 2008 la Fondazione non esisteva) hanno modificato alcuni elementi della rappresentazione. Per UNESCO questi cambiamenti sono sintomo di sviluppo di una tradizione viva e, per quanto concerne il tema del “blackface”, sintomo di una tradizione rispettosa di tutte le sensibilità della società contemporanea. I valori delle Processioni sono molti, sono alti e continueranno ad esserlo se le generazioni continueranno a credere nell’importanza di rispettare la società contemporanea e adattarsi ai mutamenti relativi ai temi dell’inclusività e della sostenibilità che diverranno probabilmente sempre più importanti a livello globale.
FONDAZIONE PROCESSIONI STORICHE MENDRISIO
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