L’Italia che canta. Suonare come fine, non come mezzo. Nella vicina Italia è iniziata la programmazione della 74sima edizione della manifestazione “Festival della Canzone Italiana”, a Sanremo dal 6 al 10 Febbraio 2024 presso il Teatro Ariston e trasmessa dalla rete televisiva nazionale in Italia ed all’estero. E non è sicuramente strano seguendola, pensare che la “globalizzazione”, di qualsiasi genere si tratti (di linguaggio, musicale o che generi contaminazioni, nuove tradizioni che piacciano o no n.d.r.), una certa continuità generazionale o meno, tra identità italiana percepita e nuova appartenenza culturale, essa è figlia della “globalizzazione dei viaggi” e dell’immigrazione, spesso clandestina che tanto ha segnato questo paese e che ha portato e sta portando in Italia cambiamenti cosi profondi da doverli raccontare cosi come i fenomeni che socialmente sta generando.
Forse per ricordare, una volta di più e qualora ce ne fosse bisogno, che il nuovo che arriva in un paese plasma la cultura di quel paese e viceversa. Ovviamente di qualsiasi paese del mondo si tratti.
E così, a puro titolo di esempio si segnala appunto in questi giorni nella vicina Italia, come la musica popolare e colta sia diventata il veicolo di una cultura italiana che, volenti o nolenti, esiste. C’è. Spesso dolorosa, difficile, ma da raccontare, come quella degli sbarchi clandestini e tutto ciò che essa genera. Il primo esempio è il Concerto del Mare che il 12 Febbraio 2024 infatti, verrà eseguito presso il Teatro alla Scala di Milano della “Orchestra del Mare” per la prima volta in assoluto, promosso da Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, dove gli artisti coinvolti suoneranno con strumenti realizzati con i legni dei barconi arrivati in Italia e costruiti dai detenuti di due carceri italiani, presso le città di Opera e Secondigliano. Un concerto con grandi nomi del panorama della musica classica italiana e europea tra cui il compositore e violoncellista Giovanni Sollima e il violinista classico Gilles Apap volto a finanziare nuovi progetti nelle carceri. Il secondo esempio sono gli eventi collaterali patrocinati da un artista in gara al Festival di Sanremo, Dargen D’amico in gara con la canzone “Alta Marea” e che dal 6 al 10 Febbraio animerà piazza Muccioli a Sanremo con “Edicola Dargen-incontri sull’onda alta” che, come recita il comunicato stampa sarà: “un punto dove poter dialogare e scambiare informazioni, emozioni e vissuti. Ogni pomeriggio si terranno dei talk condotti da Maura Gancitano e Andrea Colamedici di Tlon, progetto di ricerca e divulgazione culturale e filosofica. Giorno per giorno “EDICOLA DARGEN” accoglierà esponenti di spicco del mondo dell’informazione e rappresentanti di organizzazioni umanitarie: il giornalista, fotografo e podcaster Valerio Nicolosi, Cecilia Strada di ResQ Onlus, la BabelNova Orchestra, il regista Olmo Parenti, il soccorritore SOS Mediterranee Alessandro Porro e la giornalista geopolitica Leila Belhadj Mohamed“.
L’Italia che canta e suona come fine e non come mezzo. Concludendo quindi, la musica in Italia in questo periodo è un ottimo esempio di come possa essere un veicolo di cultura in un paese che cambia. E che questo è non solo utile, ma necessario. Ben vengano quindi esempi come quello italiano per ricordarci che in una società che cambia, rappresentarla “come è” e non “come dovrebbe essere”, è sicuramente meno bello, scomodo ma forse in questo periodo storico sempre più necessario, al fine di rendere la società migliore, tracciare nuove rotte e, chissà, migliorare sempre più chi ne fa parte e vi si riconosce.
Foto. Maura Gancitano, Dargen D’Amico, Andrea Colamedici
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