dal portale www.blognews24ore.com
Trent’anni fa, l’11 maggio 1987, si apriva il processo di Klaus Barbie. Per la prima volta in Francia, nel palazzo di giustizia di Lyon, un uomo veniva giudicato per crimini contro l’umanità. Erano presenti circa 150 parti civili, rappresentate da 39 avvocati, oltre a 400 giornalisti.
Klaus Barbie al processo del 1987
Conosciuto come “il boia di Lione”, ex ufficiale della Gestapo, nato nel 1913 a Bad Godesberg, in Germania, Klaus Barbie compariva di fronte al tribunale per l’arresto – nel febbraio 1943 – di 86 cittadini ebrei presso la sede israelita di Lione, per l’arresto di 44 bambini ebrei nell’aprile 1944 e per aver mandato tutte queste persone, oltre a molte altre, nel campo di sterminio di Auschwitz.
A 73 anni, dopo un processo durato nove settimane, Barbie viene condannato all’ergastolo e muore in carcere il 25 settembre 1991, a seguito di un tumore.Trent’anni dopo questo processo, la giustizia internazionale continua a dare la caccia ai criminali nazisti. Nel 2016, il Centro Simon Wiesenthal, le cui ricerche sull’Olocausto tendono a lottare contro l’antisemitismo nel mondo, ha pubblicato una lista di personalità del III Reich che ancora si trovano in libertà.
Dalla pubblicazione di questa lista si sono tenuti alcuni processi, come quello di Reinhold Hanning, 94 anni, condannato nel giugno 2016 a cinque anni di carcere. Questa ex guardia del campo di concentramento di Auschwitz è stata riconosciuta colpevole di aver collaborato allo sterminio di decine di migliaia di ebrei.
“Mi vergogno di aver lasciato che questa ingiustizia avesse luogo e di non aver fatto nulla per impedirla – ha scritto Hanning in una lunga confessione – Non sono mai riuscito a parlare di Auschwitz, né a mia moglie, né ai miei figli e nipoti.”
Nel 2015, vi era stato il processo di Oskar Gröning, detto “il contabile” del campo di Auschwitz-Birkenau, un procedimento molto seguito dai media. La giustizia tedesca lo aveva condannato a quattro anni di carcere. L’accusa gli rimproverava di aver aiutato il regime nazista a trarre benefici economici dall’uccisione di migliaia di ebrei.
Gröning è anche stato giudicato colpevole di aver partecipato alla selezione che separava i prigionieri ebrei idonei al lavoro da quelli destinati alle camere a gas. Durante il processo, l’uomo, che si definiva un burocrate affascinato dalle uniformi, aveva chiesto perdono alle vittime.
Condanne che sono ben lungi dall’essere una vittoria per le associazioni di difesa delle vittime dell’Olocausto.
L’unica donna che figura nella classifica del Centro Wiesenthal è Helma Kissner, incaricata delle comunicazioni via radio nel campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia, dall’aprile al luglio 1944. Un’occupazione che le dava accesso a molti documenti confidenziali della Germania nazista.
Helma Kissner oggi ha 92 anni e nel settembre 2016 è comparsa davanti a un tribunale di Kiel, in Germania. L’ex operatrice radio doveva rispondere della partecipazione all’uccisione di decine di migliaia di prigionieri ebrei. La donna si è però dimostrata inadatta a essere processata, a causa delle sue condizioni di salute, molto deteriorate.
“Non risponde alle condizioni essenziali previste per un processo di questo tipo – ha detto un portavoce del tribunale.
Il caso di Helma Kissner non è un’eccezione. Nel febbraio 2016, Hubert Zafke, medico delle SS nel campo di Auschwitz, doveva essere giudicato in Germania per complicità nella morte di almeno 3’600 persone. Zafke, 96 anni, non aveva potuto presentarsi all’udienza, a causa della sua salute precaria. Il processo era stato sospeso.
Alcuni, benchè condannati, sono sfuggiti alla pena. Ufficiale della polizia politica della Lituania durante l’occupazione tedesca, Algimantas Dailide, che figura nella lista 2016 del Centro Wiesenthal, ha partecipato all’arresto di ebrei poi consegnati ai nazisti. Era stato espulso dagli Stati Uniti verso la Germania nel 2003. Nel 2006 la giustizia della Lituania lo ha condannato a cinque anni di carcere, ma è stato dispensato dalla pena perchè non rappresentava più una minaccia per la società. L’uomo, nato nel 1921, oggi vive in Germania.
Helmut Oberlander, 92enne ex traduttore del Einsatzkommando 10A, uno dei numerosi squadroni della morte nazisti, ha vinto nel 2016 un braccio di ferro contro le autorità canadesi. La Corte suprema del Canada, dove vive da 60 anni, ha rifiutato l’appello del governo federale, che intendeva togliergli la cittadinanza ed espellerlo dal paese. Nato in Ucraina, Oberlander era sin lì riuscito a tenere nascosto il suo passato nazista.
Alcuni sfuggono all’estradizione. E’ il caso dell’ex caporale della divisione Gebirgsjäger, Alfred Stark, 93 anni. Era stato condannato nel 2012 in contumacia per aver preso parte, nel 1943, all’uccisione di 120 ufficiali italiani in Grecia. Malgrado la condanna da parte di un tribunale militare di Roma, la Germania, dove Stark vive, ha rifiutato la sua estradizione.
Di recente, il Centro Wiesenthal ha sporto denuncia dopo l’abbandono delle investigazioni da parte della Danimarca riguardanti due personalità della sua lista, Helmut Rasbol e Aksel Andersen. I due uomini sono sospettati di aver lavorato come guardie nel campo di concentramento nazista di Bobrouïsk, in Bielorussia.
Un altro criminale nazista, il 94enne Jakob Palij, sfugge ancora alla giustizia. L’uomo vive a New York e dal 1943 al 1945 faceva la guardia nel campo di concentramento di Treblinka, in Polonia.