Passepartout

Padre Dorofeo, come si arriva alla pace dello spirito?

«Conquista la pace interiore e una moltitudine troverà la salvezza presso di te» San Serafino di Sarov

* * *

Abbiamo ricevuto questo testo, filosofico e un po’ misterioso, e abbiamo pensato che potesse ben adattarsi a questi mesi, in cui le anime sono turbate dalla pandemia.

* * * 

“NeI 1954 ebbi modo di trascorrere alcune settima­ne a Koneveč, nel Grande Nord, vivendo come un eremita in una isba (1) nella foresta. Le giornate erano tiepide e assolate. Foreste e laghi, laghi e foreste. Il monastero era piccolo, la comunità poco numerosa, e piuttosto avanti negli anni. Tra i monaci che là ho incontrato, ho trovato uomini di alta spiritualità. Quel­lo di cui mi ricordo meglio, è il Padre Dorofeo.

isba – immagine Wiki commons – Лесной Волк – https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.5/deed.en

Un giorno gli ho chiesto:

– Come si arriva alla pace dello spirito?

– Occorre ugomonit’sja (2) mi rispose Padre Dorofeo con un sorriso.

– E che vuol dire ugomonit’sja?

– Ebbene, come posso dirtelo? Quando ero un gio­vane novizio, a Valaam, il mio starec (3), mentre lo servivo, mi disse un giorno: «Dimitrij, per te sarà difficile ugomonit’sja: sei troppo allegro e sempre in movimen­to. Ma se non raggiungerai la calma, non potrai perve­nire alla preghiera pura. A che scopo, allora, farsi mo­naco?».

Dovetti chiedergli, come voi ora a me: «Che cosa vuoI dire ugomonit’sja?»

Lo starec mi rispose: «È molto semplice. Adesso è estate, ma tu, suppongo, aspetti l’autunno, quando i lavori nei campi saranno meno duri». – «È proprio così, Padre». – «Ebbene, quando sarà autunno, atten­derai l’inverno, le prime nevi, Natale. Poi aspetterai la primavera, Pasqua, il giorno glorioso della Risurrezio­ne di Cristo. Non è vero?»

«Vero, Padre mio».

«In questo momento, tu sei novizio e attendi, suppon­go il tempo in cui sarai rjasoforo (4)»

«Sì, Padre».

«Poi attenderai la mantia (5) e più tardi il sacerdozio. Tutto ciò vuol dire che non sei sereno, non sei ugomonit’sja. Ma quando primavera e autunno, estate e inver­no per te saranno uguali, quando ti sarà indifferente essere novizio o megaloschema quando vivrai nel giorno presente, perché per ogni giorno basta la sua pena, quando non sognerai più e non attenderai più nulla, ma ti abbandonerai interamente alla volontà di Dio, allora sarai ugomonit’sja».

Molti anni sono trascorsi da quella conversazione. Ho ricevuto la mantia e il sacerdozio, e adesso aspetto non so che cosa. Ero stato nominato capo-cuciniere, un’occupazione che non amavo, ma dovetti obbedire. Durante l’ultima guerra, quando siamo stati inviati qui, conservai la mia gaiezza, mentre gli altri piangeva­no la perdita del nostro bel monastero sul lago Lado­ga, ora occupato dagli atei. Nulla accade senza la vo­lontà di Dio. Quando accoglierete la volontà di Dio con tutta semplicità, con amore e senza pascervi di fantasie, allora sarete ugomonit’sja.”

* * *

(1) Casa di legno rurale

(2) “Tranquillizzarsi”, equivalente slavo del greco “esichia”, pace, “esicasmo”, pacificazione.

(3) Padre spirituale, letteralmente “anziano”

(4) Voti temporanei, con l’imposizione della “rjassa”, tonaca nera a maniche ampie

(5) Voti perpetui, con l’imposizione del “mantia”, ampio mantello nero monastico a pieghettine vertical

 

Da: “Incontri con la preghiera del cuore” di Sergej Bolshakov, Collana Roveto Ardente, Edizioni Ancora, Milano

www.esicasmo.it

 

Relatore

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