di Liliane Tami
Giuseppe Baiocchi, architetto e presidente dell’Associazione Das Andere, è un raffinato autore: ha già scritto saggi sulla famiglia Savoia e sull’Austria Imperale e, da poco, è appena stata data alle stampe la sua ultima opera storica sul tema delle guerre di Vandea.
Le guerre di vandea sono state la risposta contraria alla rivoluzione francese: molte persone, infatti, volevano mantenere la monarchia e desideravano continuare a vivere in una nazione cattolica. In questa intervista analizzeremo più a fondo, con l’autore, le vicende della controrivoluzione vandeana.
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Il libro, intitolato Storia delle Guerre di Vandea 1793-95-99; 1815 la reazione francese di penna e spada alla rivoluzione è stato editto dalle edizioni Il Cerchio di Rimini. Questo saggio, arricchito con immagini e cartine, è un grandioso capolavoro dal notevole pregio accademico e non può mancare nelle librerie di coloro che desiderano comprendere al meglio i grandi fenomeni della storia.
Stimato Architetto Baiocchi, ci introduca in breve il suo libro. Contesto storico e personaggi importanti.
Questo libro nasce per dare voce a chi questa voce non l’ha mai avuta: “Storia delle Guerre di Vandea 1793-95-99; 1815 la reazione francese di penna e spada alla rivoluzione” (Il Cerchio 2023), è stato il tentativo di raccontare, per la prima volta in lingua italiana la complessità delle guerre di Vandea, sotto un più ampio approfondimento, per uscire da alcune vetuste revisioni passatiste.
Il saggio viene impreziosito dall’introduzione del Duca d’Anjou Luois Alfhonse di Borbone e dalla prefazione della giovane storica francese Anaïs Lancelot.
Difatti nella Francia della Prima Repubblica, sotto il Direttorio, la coscrizione obbligatoria per combattere gli altri Regni Monarchici e l’abolizione della religione cattolica romana, avvenuta con l’introduzione della Costituzione Civile del Clero (del 1790 e poi condannata da Pio VI con il breve Quod aliquantum) portò 5 regioni della Francia dell’Ovest alla rivolta. Vandea, Bretagna, Anjou, Maine e più tardi la Normandia.
Bisogna anzitutto capire che a ribellarsi contro la rivoluzione francese dei borghesi, fu proprio il popolo, aprendo una nuova revisione accademica sull’argomento.
I contadini, di quella che viene definita come regione più ampia la “Vandea militare”, non essendo dei soldati chiesero aiuto alla nobiltà locale, di carattere feudale, per farsi guidare in battaglia. Da qui nacquero i famosi generali vandeani, che pagarono tutti il filo con la vita: Cathelineau, Bonchamps, d’Elbée, Lescure, La Rochejaquelein, Stofflet, Charette e Talmont solo per citarne alcuni.
Perché è importante lo studio della rivoluzione francese e la conseguente risposta vandeana per comprendere lo spirito del tempo [zeitgeist] odierno?
Credo che studiare la rivoluzione francese sia fondamentale per comprendere l’epoca contemporanea, poiché moltissime norme create all’epoca le ritroviamo nella nostra società: dalla bandiera tricolore (le monarchie hanno sempre massimo due colori), alla leva obbligatoria, fino ad arrivare alla tanto discussa e controversa “carta dei diritti dell’uomo e del cittadino” (1790) di carattere massonico.
Diviene molto interessante, capire le ipocrisie rivoluzionare, perché sono molto simili a quelle che vediamo oggigiorno nella nostra società: dal politicamente corretto, alla macchina del fango, fino alla distruzione di tutto ciò che rappresenti tradizione e storia. Difatti il pensiero rivoluzionario non lavora su principii organici e naturali, ma crea una gnosi di pensiero che non è mai in continuità con il già presente, ma si pone come strumento di rottura, poiché tale filosofia è sempre in parallelo con ciò che trova e non lo incrocia mai: non vuole punti di connessione.
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Lei ha svolto un viaggio nelle zone della Vandea. Ci spieghi cosa ha visto. I francesi ricordano ancora questo periodo storico?
Possiamo ben dire che la Francia, differentemente dall’Italia ha superato la propria guerra civile, sicuramente perché è trascorso qualche secolo in più. Scrivendo il saggio ho chiaramente avvertito l’esigenza di visitare i luoghi degli scontri e i Logis dei generali vandeani: tutti ambienti non turistici, dove orgogliosamente si parla solo francese. Dunque se vogliamo tracciare un itinerario del filone consiglio questa mappa del cuore: nel Dipartimento della Vandea, il Museo di storia e arte di Cholet, dove si potranno osservare tutti i dipinti degli artisti Girodet-Trioson, Guérin, Lefèvre e Cogniet, inoltre è un museo completamente dedicato alle Guerre di Vandea; ancora il museo Vandée Historial and Memorial presso Les Lucs-sur-Boulogne, dove si trovano altri importantissimi dipinti del filone; sempre vicino la stessa cittadina trovate la Chapelle du Petit-Luc, dove sono inscritti molte vittime delle Colonne infernali; tappa obbligatoria anche per il paesino di Beaupréau-en-Mauges, Chiesa di Saint-Pavin, dove si trova sia la statua del Generale Chatelineau, che il suo cenotafio nella bellissima chiesa, che riporta sulle vetrate tutte le scene principali delle guerre di Vandea; un’altra città fondamentale è Saint-Florent-le-Vieil, dove oltre alla colonna come memoriale delle vittime, troviamo la Cappella di Saint-Charles, al cui interno è sepolto Chatelineau, nella stessa cittadina immancabile la visita presso l’Abbazia di Saint-Florent du Mont-Glonne in cui riposa il generale Bonchamps all’interno dello splendido cenotafio di d’Angers; il piccolo paese di Saint-Aubin-de-Baubigné ospita sia la tomba del generale La Rochejaquelein, che la sua splendida statua in piombo e proprio superato il villaggio, facendo attenzione a non perdersi, si arriverà presso le rovine dello Château de la Durbelière, dimora di nascita del marchese: uno dei luoghi più romantici di tutta la Vandea. Altro bellissimo museo è il Logis de la Chabotterie in Saint Sulpice le Verdon, presso Montréverd, luogo dove fu arrestato e si rifugiava il generale Charette de La Contrie; infine se transitate per Nantes, si potrà osservare il luogo dove il generale fu fucilato: una croce in piazza Viarmes dove c’è scritto: “Qui è stato fucilato, per il suo Dio e il suo Re, il generale vandeano Charette de La Contrie – 29 marzo 1796”.
Spostandosi in Anjou, immancabile è la tappa verso lo splendido Logis de la Baronniere, luogo di nascita del generale Bonchamps con la Cappella St. Florent e lo Chateau annesso. Nello stesso dipartimento si può fare una visita al capoluogo di regione Angers, dove si trova nella Cattedrale di Saint-Maurice d’Angers, la statua del beato Noel Pinot e si possono ammirare altri dipinti nella chiesa di San Joseph.
Per gli appassionati del marchese de La Rouerie invece bisogna andare un po’ più a nord/Ovest e scoprire la meravigliosa terra della Bretagna, dove sarà emozionante ritrovare, nei pressi del Logis Guyomarais, la tomba del generale bretone e successivamente visitare la sua statua presso Fougères; a Plouharnel si trova invece il museo delle Chounnerie e poco più lontano si arriverà a Quiberon, località marittima famosa per il tragico sbarco dell’armata di Condé nel 1795. Il viaggio in Bretagna si può concludere con la visita presso il castello di Comburg, patria natia dello scrittore Chateaubriand, padre del romanticismo letterario europeo e membro dell’armata dei principi di Condè; mentre a Saint Malo, troveremo la sua casa cittadina.
L’importanza di Chateaubriand. Quanto è importante la letteratura nel ravvivare la fede cattolica?
Ho cercato di rendere il saggio più fruibile e appassionante cercando di inserire interessanti stralci prelevati dalla grande letteratura del filone. Certamente “Memorie d’Oltretomba” di Chateaubriand rappresenta un pilastro a cui attingere: il bretone è stato testimone oculare di tutto questo periodo tremendo e la sua scrittura dal leggero humor britannico ha alleggerito certamente un saggio corposo. Chateaubriand, se escludiamo il suo rapporto con le donne, è stato certamente un personaggio con la schiena dritta, un uomo da ammirare perché non è mai sceso a compromessi con il potere, andando oltre gli interessi personali.
Tre grandi generali: Jacques Cathelineau, François de Charette e Charles de Bonchamps. Ci parli di loro. Cosa possono insegnarci oggigiorno?
Il primo rappresenta la semplicità e la verità contadina: per questo fu scelto come primo Generalissimo dell’Armata Cattolica e Reale, poiché i nobili decisero di scegliere un uomo del popolo, per il popolo, non legato a determinate classi sociali elevate, proprio perché le guerre di Vandea furono mosse dai contadini e non dai nobili, i quali fungono solo come guide militari e strategiche-organizzative.
Charette, l’ultimo dei grandi generali ad arrendersi nel 1796, rappresenta un esempio a livello strategico-militare, per quanto concerne l’arte della guerriglia: La Contrie, più di altri, aveva capito perfettamente che le armate realiste non potevano competere in campo aperto con gli eserciti regolari della Convenzione; da qui nacquero le strategie militari, molto innovative per l’epoca delle imboscate e della guerriglia.
Infine Bonchamps rappresenta, sicuramente insieme a Lescure, l’esempio del militare cattolico: severo, ma caritatevole. Il suo gesto, ancora oggi non esaltato dalla cattolicità romana, di salvare 1.500 prigionieri repubblicani da morte certa in segno di perdono e carità cristiana ci dimostra che la pietà deve e può esserci anche durante una guerra civile: meriterebbe una causa di canonizzazione, la quale fu iniziata, ma l’archivio con i documenti andò bruciato. Il suo cenotafio a Saint-Florent-le-Vieil gli rende certamente giustizia: creazione del figlio di uno dei soldati scampati alla morte, grazie al suo perdono e la scena è immortalata nel dipinto di Degeorge “Il perdono di Bonchamps” presso il Vandée Historial and Memorial.
La repressione violenta dei vandeani ha causato oltre 400 mila morti. Si può parlare di genocidio?
Assolutamente sì, così come testimoniano gli storici francesi a partire da Reynald Secher (1955). La distruzione sistematica di boschi, campi coltivati e villaggi, oltre che di preti, bambini e donne, testimonia come la Convenzione si sia macchiata di genocidio in completa antitesi con la carta stilata “dei diritti dell’uomo e del cittadino”.
Un capitolo in appendice è dedicato alla residenza di campagna vandeana: la struttura architettonica del Logis, ci sa dire di più?
La residenza dell’aristocrazia vandeana è un mix tra un castello e una residenza di campagna. Con il mio Studio “De Architectura” del quale sono responsabile, abbiamo iniziato da circa un mese la progettazione in Anjou di un amplio Logis, presso il comune di Bauge, vicino Angers. Il progetto prevede il rifacimento di due facciate e la ristrutturazione interna, che arriverà al dettaglio dell’interior design.
La planimetria che si forma su quattro ali – evocante la villa gallo-romana – raggiunge il suo apogeo nella seconda metà del XVI secolo e perdura quasi immutata fino alla vigilia della Rivoluzione. Facente parte del corpo centrale sono quasi sempre una torre ed una cappella, spesso medievale e ingentilita da elementi barocchi nel XVII secolo. Addossato al Logis, spesso sul retro può essere situato un giardino, a volte riorganizzato secondo le mode floreali dei secoli. Tale spazio verde, che riprende la tematica teologica del giardino medievale, è racchiuso tra i muri laterali e termina alle volte con un coronamento dato da due padiglioni quadragolari seicenteschi con il tetto di ardesia a punta d’ape. Elemento di rara bellezza poteva essere la presenza di un fossato, perimetrazione “in negativo”, il quale impediva dal retro l’accesso alla proprietà, liberando parallelamente una prospettiva monumentale sul lungo viale cavalcabile antistante la struttura, spesso costeggiato da alberi secolari e maestosi. La copertura lignea, sebbene poteva risultare per le ali laterali a falda con coppi in laterizio, vedeva nella porzione centrale la copertura alla francese detta “a mansarda” in ardesia con diversità di tecnica costruttiva: francese con ganci, doppio ligure, triplo ligure o a scala piatta. Il blu dell’ardesia, contrastava sul territorio con le abitazioni popolari di paglia o di semplici coppi, donando al Logis l’importanza sociale che meritava. Sul dorso della copertura sono sempre presente dei terminali di derivazione gotica (a lancia) o barocca (bracieri).
Questo libro spero possa fungere come utile strumento di riscoperta delle antiche tradizioni che hanno contraddistinto l’Europa e soprattutto per comprendere appieno l’epoca attuale, che appare spesso incomprensibile, ma che può essere compresa, capendo quanto abbiamo perso dal passato.