Nemmeno il Natale ferma la guerra. È un triste natale, quello di Gerusalemme, dove il patriarca latino Pierbattista Pizzaballa ha voluto dare un segnale di mestizia, senza decorazione alcuna.
Nella notte santa, a Gaza, almeno 70 personesono morte dopo un raid di Israele su un campo profughi a Al-Maghazi, in un’area centrale della Striscia. Le cifre sono fornite da Hamas.
Hamas non libera gli ostaggi israeliani e Israele continua a sganciare bombe su Hamas, colpendo i civili.
La moglie di Netanyahu, Sara, ha chiesto al Pontefice di intervenire direttamente, chiedendo la liberazione di tutti gli ostaggi.
In un’altra zona della Striscia, 10 persone – tutti membri di una famiglia – sono rimaste uccise in un raid nel campo di Jabalia, già duramente colpito da Israele nelle scorse settimane.
Era stato il premier israeliano Benyamin Netanyahu a sottolineare proprio nella serata della vigilia di Natale che l’esercito di Tel Aviv stava “intensificando” la guerra a Gaza. “Continueremo a combattere fino alla vittoria finale su Hamas” ha ribadito Netanyahu.
“Questa – ha detto tra l’altro il premier israeliano – è l’unica maniera per far tornare gli ostaggi, eliminare Hamas e assicurarci che Gaza non sia più una minaccia per il Paese”.
Quindi, il premier ha concluso: “Ci vorrà tempo ma siamo uniti: soldati, popolo e governo. Siamo uniti e determinati a combattere fino alla fine”.
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